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Omesso versamento IVA: la responsabilità del liquidatore

La Corte di Cassazione conferma la responsabilità penale del liquidatore per il reato di omesso versamento IVA, anche se subentrato in una situazione di crisi aziendale. La sentenza chiarisce che la scelta di pagare gli stipendi anziché le imposte non costituisce una causa di giustificazione, ribadendo la natura prioritaria degli obblighi fiscali. L’appello del liquidatore è stato dichiarato inammissibile, con conferma della condanna e della confisca per equivalente.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omesso Versamento IVA: La Cassazione Conferma la Responsabilità Penale del Liquidatore

Il reato di omesso versamento IVA rappresenta una delle fattispecie più comuni nel diritto penale tributario. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sez. 3, Sent. n. 1447/2024) ha affrontato un caso specifico ma di grande rilevanza pratica: la responsabilità penale del liquidatore di una società che non versa l’IVA a causa di una profonda crisi di liquidità. La Corte ha ribadito principi consolidati, offrendo chiarimenti importanti per chiunque si trovi a gestire la fase terminale della vita di un’impresa.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda il liquidatore di una società cooperativa, condannato in primo e secondo grado per non aver versato l’IVA dovuta per l’anno d’imposta 2014, per un importo di quasi 450.000 euro. La Corte d’Appello aveva confermato la condanna a 4 mesi di reclusione e disposto la confisca, anche per equivalente, di una somma pari all’imposta evasa.
L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su tre argomenti principali: la sua posizione di liquidatore e non di amministratore, l’oggettiva impossibilità di pagare a causa della crisi finanziaria della società, e vizi procedurali relativi alla confisca.

La Responsabilità del Liquidatore nell’Omesso Versamento IVA

Uno dei punti cardine della difesa era la distinzione tra il ruolo di amministratore e quello di liquidatore. L’imputato sosteneva di essere subentrato quando la situazione finanziaria era già compromessa e che l’obbligazione IVA era sorta in una fase precedente alla liquidazione. La Corte di Cassazione ha respinto questa argomentazione in modo netto.
Secondo la Suprema Corte, il soggetto tenuto al versamento dell’imposta è colui che ricopre la carica al momento della scadenza del pagamento. Pertanto, il liquidatore che subentra dopo la presentazione della dichiarazione IVA ma prima del termine ultimo per il versamento, e che omette di pagare, risponde penalmente del reato di omesso versamento IVA.

Crisi di Liquidità: Non è una Giustificazione

Il secondo motivo di ricorso si basava sulla presunta impossibilità di adempiere all’obbligo fiscale a causa di una grave e irreversibile crisi di liquidità. L’imputato affermava di aver utilizzato le scarse risorse disponibili per pagare stipendi, TFR e contributi previdenziali, senza distrarre fondi a favore di soci o altri creditori. Anche su questo punto, la Cassazione ha seguito il suo orientamento consolidato.
I giudici hanno chiarito che la crisi di liquidità non integra una causa di forza maggiore. Essa è, invece, una conseguenza delle scelte imprenditoriali, e la decisione di dare priorità al pagamento dei dipendenti rispetto ai debiti fiscali non esclude la colpevolezza. Il principio che tutela i crediti da lavoro dipendente (art. 2777 c.c.) opera nell’ambito delle procedure concorsuali e fallimentari, ma non può essere invocato per giustificare un reato tributario.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità del ricorso sottolineando diversi aspetti. In primo luogo, ha ribadito che la responsabilità per l’omesso versamento IVA, ai sensi dell’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000, ricade su chi è legalmente obbligato al pagamento al momento della scadenza, indipendentemente dal fatto che sia amministratore o liquidatore. La Corte ha specificato che le limitazioni di responsabilità previste per il liquidatore dall’art. 36 del d.P.R. 602/1973 si applicano solo alle imposte sui redditi e non all’IVA. Inoltre, l’imputato aveva assunto volontariamente la carica e aveva presentato egli stesso la dichiarazione IVA, rendendosi pienamente consapevole del debito erariale.
Sul fronte della crisi finanziaria, la motivazione è stata ancora più severa. La giurisprudenza costante ritiene che l’inadempimento dell’obbligazione tributaria può essere attribuito a forza maggiore solo quando deriva da eventi non imputabili all’imprenditore, che non potevano essere tempestivamente affrontati. La scelta di come allocare le risorse scarse, privilegiando altri creditori rispetto all’Erario, è una decisione di politica aziendale che non esonera dalla responsabilità penale. Pagare gli stipendi, pur essendo socialmente lodevole, non costituisce una scriminante ai sensi dell’art. 51 c.p.
Infine, riguardo alla confisca, la Corte ha spiegato che, per la confisca per equivalente, il giudice della condanna non è tenuto a individuare i beni specifici da aggredire. È sufficiente determinare l’importo, che corrisponde al profitto del reato. L’individuazione concreta dei beni è un compito demandato alla fase esecutiva.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida un principio di estrema importanza per amministratori e liquidatori: gli obblighi fiscali non sono negoziabili e non possono essere subordinati ad altre passività, seppur privilegiate come i crediti dei lavoratori, al di fuori delle specifiche procedure concorsuali. La crisi di liquidità è considerata un rischio d’impresa che non può essere scaricato sullo Stato attraverso l’omissione dei versamenti tributari. Per chi assume il ruolo di liquidatore, questa decisione rappresenta un monito chiaro: la gestione della liquidazione deve sempre includere, come priorità assoluta, il corretto e tempestivo adempimento degli obblighi verso l’Erario, pena la configurazione di una responsabilità penale personale.

Un liquidatore è responsabile penalmente per l’omesso versamento IVA sorto prima del suo incarico?
Sì, se il termine per il versamento scade dopo la sua nomina. La Corte di Cassazione ha stabilito che il liquidatore che subentra dopo la presentazione della dichiarazione IVA ma prima della scadenza del pagamento, e omette il versamento, risponde del reato.

Una crisi di liquidità aziendale giustifica l’omesso versamento dell’IVA?
No. Secondo la giurisprudenza costante della Cassazione, la crisi di liquidità non costituisce una causa di forza maggiore che esclude la colpevolezza. La scelta di pagare altri debiti, come gli stipendi dei dipendenti, anziché le imposte, è considerata una decisione imprenditoriale che non esonera dalla responsabilità penale.

Per ordinare la confisca per equivalente, il giudice deve indicare specificamente i beni da confiscare?
No. In sede di condanna, è sufficiente che il giudice determini l’importo da confiscare (corrispondente al profitto o al prezzo del reato). L’individuazione specifica dei beni da aggredire è un’attività che appartiene alla successiva fase esecutiva, gestita dal pubblico ministero.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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