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Omesso versamento IVA: la crisi di liquidità non basta

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un’amministratrice condannata per omesso versamento IVA. La difesa basata sulla crisi di liquidità è stata respinta perché generica e non supportata da prove specifiche che dimostrassero l’impossibilità assoluta di adempiere all’obbligo tributario.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omesso Versamento IVA: Perché la Crisi di Liquidità non è una Scusa Valida

L’omesso versamento IVA è uno dei reati tributari più comuni contestati agli imprenditori. Spesso, la difesa si basa sulla sussistenza di una crisi di liquidità che avrebbe impedito il pagamento del tributo. Tuttavia, una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la difficoltà economica, da sola, non basta a escludere la responsabilità penale. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

La vicenda riguarda l’amministratrice di una società di servizi di sicurezza, condannata in primo grado dal Tribunale e successivamente dalla Corte d’Appello per il reato di omesso versamento IVA, previsto dall’art. 10-ter del D.Lgs. 74/2000. La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, riducendo l’importo della confisca, ma confermando la condanna.

Contro questa decisione, l’imputata ha proposto ricorso per Cassazione, contestando un unico punto: la sussistenza dell’elemento soggettivo del reato, ovvero il dolo. La sua tesi difensiva era incentrata sull’impossibilità di versare l’IVA a causa di una grave crisi di liquidità, che l’aveva costretta a dare priorità al pagamento degli stipendi dei dipendenti e dei fornitori.

Omesso Versamento IVA: le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo le argomentazioni difensive infondate per diverse ragioni.

### Genericità e Mancanza di Specificità

In primo luogo, i giudici hanno sottolineato come le doglianze della ricorrente fossero una mera ripetizione di quanto già esaminato e respinto dalla Corte territoriale. L’appello mancava delle “indispensabili connotazioni di specificità”. L’imprenditrice si era limitata a una generica trattazione della problematica della crisi finanziaria, senza fornire prove concrete delle specifiche circostanze che le avrebbero impedito di versare l’imposta.

L’unico elemento concreto menzionato era la decisione di pagare stipendi e fornitori, una scelta che, secondo la Corte, non ha alcun effetto liberatorio. La legge, infatti, non prevede un ordine di preferenza tra i creditori che possa giustificare il mancato pagamento di un debito tributario penalmente rilevante.

### Il Principio della Giurisprudenza Consolidata

La Corte ha richiamato un suo precedente orientamento (sentenza n. 23796/2019), secondo cui, in tema di reato di omesso versamento IVA, la colpevolezza del contribuente non è esclusa dalla crisi di liquidità, a meno che non vengano soddisfatte due condizioni molto stringenti:

1. Dimostrazione di aver adottato tutte le iniziative possibili per provvedere alla corresponsione del tributo.
2. Nel caso in cui l’omissione dipenda dal mancato incasso dell’IVA da parte di clienti inadempienti, provare i motivi che hanno determinato l’emissione della fattura prima di aver ricevuto il pagamento.

In altre parole, la crisi di liquidità può essere una scusante solo se è incolpevole e insuperabile, non quando deriva da scelte di gestione dell’imprenditore, come quella di privilegiare altri creditori rispetto all’Erario.

Conclusioni: Cosa Implica questa Decisione per gli Imprenditori

La decisione in commento conferma la linea dura della giurisprudenza in materia di reati tributari. Per un imprenditore, invocare la crisi di liquidità come difesa per l’omesso versamento IVA è una strada estremamente in salita. Non è sufficiente affermare di non avere i soldi per pagare le tasse; è necessario fornire una prova rigorosa e dettagliata che l’impossibilità di adempiere sia stata assoluta e non dipendente da proprie scelte imprenditoriali. La priorità data al pagamento di stipendi o fornitori, sebbene socialmente comprensibile, non è giuridicamente rilevante per escludere il dolo e, di conseguenza, la responsabilità penale.

Una crisi di liquidità aziendale giustifica sempre l’omesso versamento dell’IVA?
No, secondo la costante giurisprudenza della Corte di Cassazione, la crisi di liquidità non esclude automaticamente la colpevolezza del contribuente, a meno che non si dimostri che sia stata imprevedibile, insuperabile e non dipendente da scelte gestionali.

Cosa deve dimostrare l’imprenditore per provare che l’omesso versamento dell’IVA non era colpevole?
L’imprenditore deve fornire la prova rigorosa di aver adottato tutte le iniziative possibili per reperire le risorse necessarie al pagamento del tributo. La difesa non può essere generica ma deve specificare le concrete circostanze che hanno reso impossibile l’adempimento.

Scegliere di pagare gli stipendi invece dell’IVA è una giustificazione valida?
No. La Corte ha chiarito che la scelta di destinare le risorse disponibili al pagamento di stipendi e fornitori, anziché al debito tributario, è una decisione imprenditoriale che non ha effetti liberatori e non esclude la responsabilità penale per il reato di omesso versamento IVA.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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