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Omesso versamento contributi: chi paga se cambia l’amm.

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex amministratore condannato per l’omesso versamento contributi INPS. La sentenza chiarisce che la responsabilità penale resta in capo a chi ricopriva la carica al momento dell’insorgenza del debito, anche in caso di successivo cambio di amministratore o di compagine sociale. I tentativi di pagamento tardivi sono stati ritenuti irrilevanti, poiché il reato si era già perfezionato.

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Pubblicato il 26 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omesso Versamento Contributi: Chi Paga se Cambia l’Amministratore?

La gestione aziendale comporta oneri e responsabilità precise, tra cui il puntuale versamento delle ritenute previdenziali e assistenziali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 39133/2024) torna ad affrontare il tema dell’omesso versamento contributi, chiarendo in modo inequivocabile su chi ricade la responsabilità penale quando la guida della società cambia nel tempo. La decisione offre spunti fondamentali per amministratori e imprenditori, sottolineando che il cambio di carica non cancella le responsabilità pregresse.

I Fatti del Caso: La Condanna per Omesso Versamento Contributi

Il caso esaminato riguarda un imprenditore condannato in primo e secondo grado per non aver versato all’INPS le ritenute operate sulle retribuzioni dei propri dipendenti. Le omissioni si riferivano a diverse mensilità dell’anno 2016, per un importo totale superiore a 30.000 euro. La Corte di Appello di Trieste aveva confermato la sentenza di condanna del Tribunale di Pordenone, spingendo l’imputato a ricorrere in Cassazione.

Le Argomentazioni della Difesa

L’ex amministratore ha basato il proprio ricorso su due argomenti principali:
1. Cessazione dalla carica: Sosteneva di non essere più l’amministratore della società al momento della contestazione finale del debito, poiché nel frattempo erano cambiate la compagine sociale, l’amministratore e persino il nome e la sede della società. A suo dire, non era più lui il soggetto tenuto al pagamento né l’autore del reato.
2. Impossibilità di adempiere: Affermava di essersi attivato per saldare il debito una volta venutone a conoscenza, ma di non esserci riuscito perché l’Agenzia delle riscossione gli aveva comunicato di non poter accettare il pagamento senza una delega della nuova amministratrice.

La Decisione della Cassazione: Quando si Configura l’Omesso Versamento Contributi?

La Corte di Cassazione ha rigettato completamente le tesi difensive, dichiarando il ricorso inammissibile. I giudici hanno ribadito principi giuridici consolidati in materia di omesso versamento contributi, delineando con precisione i contorni della responsabilità penale.

La Consumazione del Reato

Il delitto di omesso versamento delle ritenute previdenziali è un reato unitario a consumazione prolungata. Questo significa che, anche se le omissioni avvengono mese per mese, il reato si considera perfezionato in un unico momento: la scadenza del termine previsto per il versamento dell’ultima mensilità dell’anno. Nel caso specifico, la Corte ha identificato tale data nel 16 gennaio 2017. Di conseguenza, ogni azione o tentativo di pagamento successivo a tale data è irrilevante ai fini dell’esclusione della colpevolezza, poiché il reato si era già consumato.

L’Irrilevanza del Cambio di Amministratore

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’individuazione del soggetto responsabile. La Cassazione ha chiarito che l’obbligo di versare i contributi grava su colui che era obbligato al momento dell’insorgenza del debito, ovvero chi ricopriva la carica di amministratore e datore di lavoro quando le ritenute sono state effettuate. La perdita successiva della rappresentanza legale della società non fa venir meno la responsabilità penale per le omissioni commesse durante il proprio mandato. Il pagamento del debito è considerato una ‘causa personale di esclusione della punibilità’, e come tale può essere invocata solo dall’autore del reato.

La Prova della Conoscenza del Debito

Infine, la Corte ha smontato la tesi del vizio di notifica. È emerso dagli atti che l’avviso di accertamento dell’INPS era stato regolarmente notificato presso la residenza dell’imputato e ricevuto dalla suocera convivente. La prova decisiva della sua effettiva conoscenza del debito è stata individuata nel fatto che, dopo tale notifica, l’imprenditore aveva effettuato un pagamento parziale di oltre 11.000 euro, corrispondente a una delle mensilità contestate.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte Suprema si fondano su un principio di diritto consolidato: la responsabilità penale per l’omesso versamento dei contributi si cristallizza in capo a chi riveste la qualifica di datore di lavoro nel momento in cui sorge l’obbligo di effettuare la trattenuta dalla retribuzione del lavoratore. Il successivo versamento è un adempimento che estingue il reato, ma il suo mancato compimento entro la scadenza del 16 gennaio dell’anno successivo perfeziona l’illecito. Le vicende societarie successive, come il cambio di amministratore, non hanno l’effetto di trasferire la responsabilità penale, che rimane strettamente personale e legata alla condotta omissiva di chi era legalmente tenuto ad agire in quel preciso momento. La Corte ha inoltre sottolineato come i tentativi di pagamento tardivi, seppur lodevoli, non possano sanare un reato già consumato, e come la prova della conoscenza del debito possa essere desunta anche da comportamenti concludenti, come un pagamento parziale.

le conclusioni

La sentenza ribadisce un messaggio chiaro per gli amministratori di società: le responsabilità penali derivanti dalla gestione non si estinguono automaticamente con la cessazione dalla carica. Chi omette di versare i contributi trattenuti ai dipendenti ne risponde personalmente, anche se l’azienda passa di mano. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di una gestione contabile e fiscale rigorosa e puntuale, evidenziando che le scadenze normative sono perentorie e il loro mancato rispetto integra una fattispecie di reato i cui effetti non possono essere neutralizzati da eventi successivi.

Chi è responsabile per l’omesso versamento dei contributi se l’amministratore della società cambia?
La responsabilità penale ricade su chi era amministratore nel momento in cui è sorto l’obbligo contributivo e sono state operate le ritenute, anche se successivamente ha perso tale carica.

Quando si considera consumato il reato di omesso versamento contributi?
Il reato si considera definitivamente consumato il 16 gennaio dell’anno successivo a quello a cui si riferiscono le omissioni, data che rappresenta il termine ultimo per il versamento.

Un tentativo di pagamento successivo alla scadenza può escludere la responsabilità penale?
No. Secondo la sentenza, il reato si è già perfezionato alla scadenza del termine per il versamento. I tentativi di pagamento successivi sono ininfluenti ai fini della sussistenza del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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