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Omessa trasmissione atti: quando invalida la misura?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omessa trasmissione atti al Tribunale del Riesame non comporta automaticamente l’inefficacia della misura cautelare. La caducazione avviene solo se gli atti mancanti sono stati ‘determinanti’ per la decisione originaria. Nel caso specifico, un CD contenente videoregistrazioni non è stato ritenuto tale, poiché il giudice aveva basato la sua valutazione su immagini estrapolate e non sull’intero filmato, confermando così la validità della custodia in carcere.

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Pubblicato il 14 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Trasmissione Atti al Riesame: La Cassazione Chiarisce il Principio di ‘Determinanza’

Nel complesso ambito della procedura penale, la fase del riesame delle misure cautelari rappresenta un presidio fondamentale per la libertà personale. Una questione cruciale riguarda le conseguenze della omessa trasmissione atti da parte dell’autorità giudiziaria al Tribunale del Riesame. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto un’importante precisazione su quando tale mancanza possa effettivamente portare all’annullamento della misura restrittiva, introducendo un criterio di valutazione selettivo e non automatico.

I Fatti del Caso: Una Misura Cautelare Contestata

Il caso trae origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale di Napoli nei confronti di un individuo accusato di tentato omicidio e porto illegale di armi. La difesa dell’indagato ha proposto ricorso al Tribunale del Riesame, sollevando un vizio procedurale: la mancata trasmissione di un supporto informatico (CD) contenente le videoregistrazioni menzionate nell’ordinanza cautelare originaria. Secondo la difesa, questa mancanza avrebbe dovuto comportare l’inefficacia della misura detentiva.

Il Tribunale del Riesame, tuttavia, ha respinto l’eccezione, confermando la detenzione. I giudici hanno ritenuto il supporto video ‘superfluo’, poiché il G.I.P. aveva fondato la sua decisione non sulla visione diretta dei filmati, ma su immagini estrapolate da essi e incluse negli atti di indagine della polizia giudiziaria. Di conseguenza, il caso è approdato dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Questione sulla Omessa Trasmissione Atti e il Principio di Determinanza

Il cuore della controversia giuridica si concentra sull’interpretazione dell’articolo 309, comma 5, del codice di procedura penale. La difesa sosteneva che la mancata trasmissione di un elemento probatorio richiamato nell’ordinanza costituisse una violazione insanabile. La Cassazione, invece, ha colto l’occasione per ribadire un principio consolidato in giurisprudenza: la omessa trasmissione atti determina la caducazione della misura solo se gli atti non trasmessi sono stati determinanti ai fini dell’applicazione della misura stessa.

In altre parole, non è sufficiente che un atto sia semplicemente menzionato; è necessario che il giudice lo abbia posto a fondamento effettivo della propria decisione. Se l’atto mancante risulta irrilevante o secondario rispetto al complesso degli elementi valutati, la sua assenza non inficia la validità del provvedimento.

La Valutazione della Corte Suprema

La Corte di Cassazione ha analizzato attentamente il contenuto dell’ordinanza del G.I.P. È emerso che il giudice, pur menzionando l’esistenza del CD, aveva basato il suo giudizio sui ‘gravi indizi’ sulle immagini estrapolate e contenute nelle informative di polizia. L’ordinanza specificava che le videoregistrazioni erano ‘visionabili anche dal CD allegato’, ma non affermava che fossero state effettivamente visionate o che costituissero un elemento autonomo e decisivo di prova. Lo stesso G.I.P., quindi, non aveva dato conto di averle esaminate.

Di conseguenza, la Corte ha concluso che le videoregistrazioni non potevano essere considerate ‘determinanti’. Gli elementi sufficienti a sostenere il giudizio sui gravi indizi erano già presenti negli atti trasmessi (le informative con le immagini estrapolate). La mancata trasmissione del CD si configurava quindi come un’irregolarità non invalidante.

Le Motivazioni

La motivazione della Suprema Corte si fonda su una logica di concretezza ed effettività. Un vizio procedurale, per quanto formalmente esistente, può produrre effetti caducatori solo se lede sostanzialmente il diritto di difesa, privando il collegio del riesame di un elemento essenziale per la sua valutazione. In questo caso, la Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse a disposizione tutti gli elementi effettivamente utilizzati dal G.I.P. per emettere la misura. L’ulteriore allegazione (il CD) non era determinante, e la sua assenza non ha impedito un controllo completo sulla legittimità e fondatezza della decisione cautelare. Il rigetto del ricorso si basa quindi sulla corretta applicazione del principio secondo cui solo la mancanza di atti cruciali per la decisione può comportare l’inefficacia della misura.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma un importante principio di diritto processuale: non ogni irregolarità nella trasmissione degli atti al riesame comporta automaticamente la liberazione dell’indagato. È necessario un vaglio sulla ‘determinanza’ dell’atto omesso. La decisione invita quindi le difese a non limitarsi a eccepire la mera mancanza formale di un documento, ma a dimostrare come quell’atto specifico sia stato cruciale e indispensabile per la formazione del convincimento del primo giudice. Per l’autorità giudiziaria, emerge l’importanza di indicare con chiarezza nell’ordinanza quali siano gli elementi probatori posti a fondamento della decisione, per evitare ambiguità che potrebbero dare adito a ricorsi. In definitiva, la validità della procedura è garantita dalla disponibilità del materiale probatorio essenziale, non necessariamente dalla totalità degli atti raccolti.

La mancata trasmissione di tutti gli atti al Tribunale del Riesame comporta sempre l’annullamento della misura cautelare?
No, la Corte di Cassazione ha chiarito che la misura cautelare viene annullata (cade) solo se gli atti non trasmessi sono stati ritenuti ‘determinanti’ dal primo giudice per l’applicazione della misura stessa.

Come si stabilisce se un atto non trasmesso era ‘determinante’ per la decisione?
Si valuta se il giudice che ha emesso l’ordinanza ha effettivamente basato il proprio convincimento su quell’atto. Se l’atto è solo menzionato ma il giudizio si fonda su altri elementi presenti negli atti trasmessi, allora non è considerato determinante.

In questo caso specifico, perché il CD con le videoregistrazioni non è stato considerato determinante?
Perché il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) aveva basato la sua decisione sulle immagini estrapolate dalle videoregistrazioni e contenute nelle informative della polizia, non sulla visione diretta dell’intero filmato. Il CD era menzionato solo come un’ulteriore possibilità di visione, ma non come la fonte primaria della prova.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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