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Omessa motivazione: la Cassazione chiarisce i poteri

La Corte di Cassazione ha stabilito che la totale omessa motivazione di una sentenza di primo grado costituisce una nullità relativa. Di conseguenza, il giudice d’appello ha il potere di redigere integralmente la motivazione mancante, senza dover annullare la sentenza e rinviare gli atti al primo giudice. Questa procedura non lede il diritto dell’imputato a un doppio grado di giudizio. Il ricorso di un’imputata, che lamentava proprio tale presunta violazione, è stato quindi respinto.

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Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa Motivazione della Sentenza: il Giudice d’Appello Può Rimediare?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un’importante questione procedurale: cosa succede quando una sentenza di primo grado è totalmente priva di motivazione? L’omessa motivazione rende la sentenza nulla al punto da dover tornare al primo giudice, o il giudice d’appello può ‘sanare’ questo vizio? La Corte fornisce una risposta chiara, consolidando un principio fondamentale per l’economia processuale e la tutela dei diritti.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso di un’imputata, condannata in primo grado dal Tribunale di Firenze per il reato di lesioni personali colpose (art. 590 c.p.). La sentenza di condanna veniva confermata dalla Corte d’Appello di Firenze. La difesa, tuttavia, non contestava il merito della condanna in appello, ma sollevava una questione puramente procedurale: la sentenza di primo grado era radicalmente nulla perché mancava completamente della parte motiva. Secondo la ricorrente, di fronte a tale vizio, la Corte d’Appello avrebbe dovuto annullare la sentenza e rispedire gli atti al Tribunale, invece di redigere ex novo la motivazione e confermare la condanna.

La Questione sull’Omessa Motivazione e i Poteri del Giudice d’Appello

Il cuore del ricorso si basava sull’idea che, integrando la motivazione mancante, la Corte d’Appello avesse di fatto privato l’imputata di un grado di giudizio. In pratica, la difesa sosteneva che l’imputata si sarebbe trovata di fronte a una prima vera e propria motivazione solo in secondo grado, senza la possibilità di contestarla in un successivo grado di merito. Questa tesi, se accolta, avrebbe imposto un ritorno del processo alla sua fase iniziale.

L’Argomentazione della Ricorrente

La ricorrente sosteneva che appellare una sentenza solo per la sua nullità dovuta a omessa motivazione non dovesse consentire al giudice d’appello di entrare nel merito e scrivere le ragioni della decisione. Farlo, a suo dire, sanerebbe un vizio insanabile in quella sede e comprimerebbe il diritto di difesa, che si articola su un doppio esame del merito della causa.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, definendolo infondato. Ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato, anche a livello di Sezioni Unite: la mancanza assoluta di motivazione non rientra tra le nullità assolute o a regime intermedio che, ai sensi dell’art. 604 c.p.p., obbligano il giudice d’appello ad annullare con rinvio.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte spiega che la totale omessa motivazione integra una nullità di carattere ‘relativo’. Tale tipo di nullità può essere sanata. Il giudice d’appello, in virtù dei suoi poteri di ‘piena cognizione’, ha la facoltà e il dovere di riesaminare l’intero compendio probatorio e di valutare autonomamente i fatti. Di conseguenza, egli può redigere, anche integralmente, la motivazione che il primo giudice ha omesso.

Questa operazione non comporta la temuta privazione di un grado di giudizio. Il giudizio d’appello, infatti, è pienamente devolutivo: trasferisce l’intera materia del contendere al giudice superiore, che la riesamina con pienezza di poteri. La sentenza d’appello, una volta motivata, sostituisce a tutti gli effetti quella di primo grado e può essere a sua volta impugnata per i motivi di legittimità consentiti.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione afferma con forza che il giudice d’appello che si trova di fronte a una sentenza priva di motivazione non deve annullarla e rinviarla, ma deve provvedere a redigerla. L’imputato non subisce alcun pregiudizio, poiché potrà contestare la nuova e completa motivazione redatta in appello tramite il ricorso per cassazione. La decisione mira a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, evitando inutili regressioni del procedimento per vizi che possono essere corretti nel grado successivo, nel pieno rispetto del diritto di difesa.

Cosa succede se una sentenza di primo grado è totalmente priva di motivazione?
Secondo la Corte di Cassazione, la totale assenza di motivazione dà luogo a una ‘nullità relativa’ della sentenza.

Il giudice d’appello può scrivere la motivazione che mancava nella sentenza di primo grado?
Sì. Il giudice d’appello, in forza dei suoi poteri di piena cognizione sul fatto, non solo può ma deve redigere, anche integralmente, la motivazione mancante, sanando così il vizio.

L’imputato perde un grado di giudizio se la Corte d’Appello integra la motivazione mancante?
No. La Cassazione chiarisce che questa procedura non comporta la privazione di un grado di giudizio, poiché la sentenza d’appello, completa di motivazione, sostituisce quella precedente e può essere a sua volta impugnata con ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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