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Omessa comunicazione reddito: condanna per dolo

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per il reato di omessa comunicazione di informazioni rilevanti ai fini del reddito di cittadinanza. Il caso riguardava una donna che non aveva dichiarato lo stato di detenzione del coniuge. La Corte ha stabilito che tale omissione integra il dolo, elemento soggettivo necessario per il reato, e non una semplice negligenza. È stata inoltre respinta la richiesta di applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, a causa dei precedenti penali della ricorrente.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza: Condanna per Dolo Confermata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 27708/2025, ha affrontato un caso di omessa comunicazione reddito di cittadinanza, chiarendo importanti aspetti relativi all’elemento soggettivo del reato e all’applicabilità della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto. La pronuncia conferma la linea dura nei confronti di chi omette informazioni cruciali per la determinazione del sussidio, ribadendo che la negligenza non è sufficiente a scusare l’illecito.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dalla condanna inflitta a una donna dal Tribunale di Termini Imerese e successivamente confermata dalla Corte di Appello di Palermo. L’imputata era stata giudicata colpevole del reato previsto dall’art. 7, comma 2, del d.l. 4/2019, per non aver comunicato, in sede di rinnovo della richiesta del reddito di cittadinanza, una variazione determinante del suo nucleo familiare: lo stato di detenzione del coniuge. Tale informazione avrebbe comportato una riduzione dell’importo del beneficio economico.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due principali motivi:

1. Erronea applicazione della legge sull’elemento soggettivo: Si sosteneva che la condotta della ricorrente fosse stata meramente colposa, dovuta a negligenza e a una presunta difficoltà di comprensione dei moduli, e non dolosa. Secondo la difesa, mancava la volontà cosciente di omettere l’informazione per ottenere un vantaggio indebito.
2. Erronea applicazione dell’art. 131-bis c.p. (particolare tenuità del fatto): Si contestava la decisione dei giudici di merito di non applicare la causa di non punibilità, ritenendo che avessero erroneamente valutato i precedenti penali della donna e interpretato in modo scorretto le novità legislative che valorizzano la condotta successiva al reato.

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza e l’Analisi della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando i motivi presentati come una mera riproposizione di argomentazioni già respinte nei precedenti gradi di giudizio, senza un confronto critico con le motivazioni della sentenza d’appello. Tuttavia, i giudici hanno colto l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia.

Il Dolo è Necessario, la Negligenza non Basta

La Corte ha chiarito che il reato di omessa comunicazione reddito di cittadinanza richiede il dolo, anche nella forma del dolo eventuale. Questo significa che è sufficiente che il soggetto, pur di ottenere il beneficio, accetti il rischio che la sua omissione possa portare alla percezione di somme non dovute.

I giudici hanno sottolineato che l’omessa dichiarazione di un fatto così rilevante e di immediata evidenza come la detenzione di un componente del nucleo familiare non può essere giustificata da una semplice disattenzione. L’ignoranza della legge penale non scusa, e la normativa sul reddito di cittadinanza, secondo la Corte, non presenta oscurità tali da legittimare un simile errore. La condotta omissiva, pertanto, integra pienamente l’elemento soggettivo del dolo richiesto dalla norma.

La Particolare Tenuità del Fatto: Quando non si Applica?

Per quanto riguarda il secondo motivo, la Cassazione ha ritenuto corretta e ben motivata la decisione della Corte di Appello di non applicare l’art. 131-bis c.p. I giudici di merito avevano considerato i precedenti penali della ricorrente come indicativi di una “costante propensione ad azioni delittuose”, un elemento che osta alla configurabilità della non abitualità del comportamento, requisito essenziale per il riconoscimento della particolare tenuità.

La Corte ha inoltre precisato che, sebbene le recenti riforme (D.Lgs. 150/2022) consentano di valutare anche la condotta successiva al reato, questa non può, da sola, rendere tenue un’offesa che non lo era al momento della commissione. In questo specifico caso, non vi era peraltro alcuna condotta post-reato positiva da valorizzare a favore dell’imputata.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano su un duplice binario. In primo luogo, un profilo processuale: il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché si limitava a ripetere le doglianze già esaminate e respinte in appello, senza criticare specificamente le ragioni della decisione impugnata. In secondo luogo, un profilo sostanziale: i motivi sono stati ritenuti manifestamente infondati. La Corte ha ribadito la propria giurisprudenza consolidata secondo cui l’omissione di informazioni rilevanti, come lo stato detentivo di un familiare, integra il dolo richiesto per il reato, poiché il percettore del beneficio non può ignorare l’obbligo di comunicare variazioni così significative. La valutazione sulla non applicabilità della particolare tenuità del fatto è stata considerata logica e corretta, basata sulla pericolosità sociale desumibile dai precedenti dell’imputata, che rendeva il suo comportamento non occasionale.

Le Conclusioni

Con questa sentenza, la Corte di Cassazione invia un chiaro messaggio sulla serietà degli obblighi di trasparenza che gravano sui percettori di sussidi pubblici. L’omessa comunicazione reddito di cittadinanza non è una mera svista amministrativa, ma un reato che presuppone una scelta consapevole. La decisione sottolinea inoltre che l’accesso a istituti di favore, come la non punibilità per particolare tenuità del fatto, è precluso a chi dimostra, attraverso i propri precedenti, una tendenza a delinquere, confermando la necessità di una valutazione complessiva della personalità dell’imputato.

Dimenticare di comunicare una variazione per il reddito di cittadinanza è reato?
Sì, è reato se l’omissione è consapevole e porta a percepire un beneficio economico maggiore di quello spettante. La sentenza chiarisce che per configurare il reato è necessario il dolo (cioè l’intenzione), non è sufficiente una semplice negligenza.

Cosa si intende per dolo nel reato di omessa comunicazione per il reddito di cittadinanza?
Significa che la persona è consapevole della variazione avvenuta (in questo caso, la detenzione del coniuge) e sceglie volontariamente di non comunicarla, accettando il rischio che ciò possa portare a un indebito vantaggio economico. Non è necessario un piano premeditato, basta la coscienza e volontà dell’omissione.

Un precedente penale impedisce sempre di ottenere la non punibilità per particolare tenuità del fatto?
Non automaticamente, ma è un fattore determinante. Il giudice valuta se i precedenti indicano un comportamento “abituale” nel commettere reati. In questo caso, i precedenti della ricorrente sono stati interpretati come segno di una “costante propensione ad azioni delittuose”, motivo per cui è stata esclusa l’applicazione di tale beneficio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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