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Omessa comunicazione reddito cittadinanza: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un cittadino che aveva omesso di comunicare lo stato di detenzione di un suo familiare. Questa omessa comunicazione reddito cittadinanza integra un reato, poiché la detenzione comporta una riduzione dell’importo del beneficio. La Corte ha confermato che l’obbligo di comunicazione non è limitato alle sole variazioni di reddito, ma si estende a ogni evento che incide sul calcolo del sussidio.

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Pubblicato il 14 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza: L’Obbligo di Segnalare la Detenzione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 32610/2024, ha ribadito un principio fondamentale per i percettori del Reddito di Cittadinanza: l’obbligo di trasparenza verso l’ente erogatore. La sentenza chiarisce che l’omessa comunicazione reddito cittadinanza relativa a variazioni rilevanti, come lo stato di detenzione di un familiare, costituisce un reato. Analizziamo questa importante decisione per comprendere le sue implicazioni pratiche.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un cittadino, beneficiario del Reddito di Cittadinanza, contro la sentenza della Corte d’Appello di Milano. Al ricorrente era stato contestato di non aver comunicato tempestivamente che un componente del suo nucleo familiare era stato sottoposto a una misura cautelare detentiva. Secondo l’accusa, tale circostanza avrebbe dovuto comportare una riduzione del beneficio economico percepito, e la sua omissione integrava una fattispecie di reato. Il ricorrente sosteneva che l’obbligo di comunicazione non si estendesse a questo tipo di variazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la visione accusatoria e la decisione dei giudici di merito. I giudici hanno stabilito che la condotta del ricorrente rientra pienamente nella fattispecie penale prevista dalla normativa sul Reddito di Cittadinanza. Di conseguenza, il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Perché l’Omessa Comunicazione del Reddito di Cittadinanza è Reato?

Il cuore della pronuncia risiede nell’interpretazione sistematica della disciplina del Reddito di Cittadinanza (d.l. n. 4/2019). Le motivazioni della Corte si fondano su punti chiari e logicamente connessi:

1. L’obbligo di mantenimento dei requisiti: L’art. 2 del decreto legge stabilisce che i requisiti per ottenere il beneficio devono essere posseduti e mantenuti per tutta la durata dell’erogazione. Questo impone un dovere di comunicazione continuativo.

2. La rilevanza dello stato detentivo: L’art. 3, comma 13, della stessa legge prevede esplicitamente che, se un membro del nucleo familiare si trova in stato detentivo, non viene considerato nel calcolo del parametro della scala di equivalenza. Questo significa che la detenzione ha un impatto diretto e matematico sulla riduzione dell’importo del sussidio.

3. L’ampiezza dell’obbligo di comunicazione: Il reato contestato (art. 7, comma 2) punisce l’omessa comunicazione di “variazioni del reddito o del patrimonio, nonché di altre informazioni dovute e rilevanti ai fini della revoca o della riduzione del beneficio”. La Corte ha sottolineato che la dicitura “altre informazioni dovute e rilevanti” non può essere interpretata in modo restrittivo. Include qualsiasi evento, come la detenzione di un familiare, che incide sul quantum del beneficio. L’omissione di tale informazione è quindi penalmente rilevante.

4. Irrilevanza dell’abrogazione della norma: La Corte ha anche precisato che, sebbene la normativa sul Reddito di Cittadinanza sia stata abrogata dal 1° gennaio 2024, la legge che ne ha disposto la fine (l. n. 197/2022) ha fatto salva l’applicazione delle sanzioni penali per i fatti commessi fino a quella data. Viene così esclusa l’applicazione del principio della lex mitior (legge più favorevole).

Conclusioni: Cosa Implica questa Sentenza

L’ordinanza della Cassazione serve come un monito cruciale per tutti i beneficiari di sussidi statali. La decisione consolida il principio secondo cui la responsabilità del beneficiario non si esaurisce nella veridicità delle dichiarazioni iniziali, ma si estende a un obbligo costante di aggiornamento di qualsiasi informazione che possa modificare il diritto o l’importo della prestazione.

In pratica, non solo le variazioni di reddito o patrimonio devono essere comunicate, ma anche quelle relative alla composizione del nucleo familiare, specialmente se uno dei membri viene a trovarsi in una condizione, come la detenzione, che la legge stessa considera motivo di riduzione del beneficio. L’omessa comunicazione reddito cittadinanza su questi aspetti non è una semplice irregolarità amministrativa, ma un reato che comporta conseguenze penali significative.

È reato non comunicare la detenzione di un familiare se si percepisce il Reddito di Cittadinanza?
Sì. La Corte di Cassazione ha chiarito che tale omissione integra il reato previsto dall’art. 7, comma 2, del D.L. n. 4/2019, in quanto si tratta di un’informazione dovuta e rilevante per la riduzione del beneficio economico.

L’obbligo di comunicazione riguarda solo variazioni di reddito e patrimonio?
No. L’obbligo si estende a tutte le “altre informazioni dovute e rilevanti” per la revoca o la riduzione del beneficio. Questo include cambiamenti nella composizione del nucleo familiare, come lo stato di detenzione di un suo componente, che incide direttamente sul calcolo dell’importo.

L’abrogazione della legge sul Reddito di Cittadinanza cancella i reati commessi in precedenza?
No. La legge che ha abrogato il Reddito di Cittadinanza ha specificato che le sanzioni penali continuano ad applicarsi per i fatti commessi prima del 1° gennaio 2024, derogando al principio della legge più favorevole (lex mitior).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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