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Omessa comunicazione reddito cittadinanza: il reato resta

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’abrogazione della norma sul reddito di cittadinanza non estingue il reato di omessa comunicazione per i fatti commessi prima dell’entrata in vigore della nuova disciplina. La Corte ha rigettato il ricorso di un cittadino condannato per non aver comunicato di essere sottoposto a misure cautelari, sostenendo che il legislatore ha volutamente derogato al principio della legge più favorevole per garantire continuità nella tutela penale contro l’indebita erogazione del beneficio.

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Pubblicato il 29 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza: il Reato Sopravvive all’Abrogazione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto fondamentale riguardo al reato di omessa comunicazione reddito cittadinanza. Anche dopo l’abrogazione della normativa che istituiva il sussidio, chi ha commesso il reato in passato non può beneficiare dell’estinzione automatica della punibilità. La Suprema Corte ha spiegato che il legislatore ha previsto una specifica deroga per garantire la continuità della tutela penale.

I Fatti del Caso

Il caso esaminato dalla Cassazione riguarda un cittadino che aveva ottenuto una prima sentenza di assoluzione dal Tribunale di Salerno. Successivamente, la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, condannandolo per il reato previsto dalla normativa sul reddito di cittadinanza. L’accusa era quella di aver omesso di comunicare le variazioni della sua situazione personale – nello specifico, di essere sottoposto a misure cautelari – che avrebbero comportato la revoca o la riduzione del beneficio economico.

Contro la sentenza di condanna, l’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basandolo su due motivi principali.

I Motivi del Ricorso e l’Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza

Il ricorrente ha sollevato due questioni giuridiche:

1. Violazione del principio della legge più favorevole: L’imputato sosteneva che, essendo la legge sul reddito di cittadinanza stata abrogata a partire dal 1° gennaio 2024, la fattispecie incriminatrice non esisteva più. Di conseguenza, in base all’articolo 2 del codice penale (principio della lex mitior), avrebbe dovuto essere assolto perché il fatto non era più previsto dalla legge come reato.

2. Vizio di motivazione: Il secondo motivo criticava la sentenza della Corte d’Appello per mancanza e illogicità della motivazione. Secondo la difesa, i giudici non avevano adeguatamente considerato l’elemento psicologico del reato, omettendo di valutare che l’imputato si trovava già in stato di detenzione al momento della presentazione della domanda.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i motivi di ricorso manifestamente infondati, fornendo importanti chiarimenti sull’omessa comunicazione reddito cittadinanza.

In primo luogo, riguardo all’abrogazione della norma, i giudici hanno spiegato che il legislatore, nel sopprimere il reddito di cittadinanza (con la legge n. 197 del 2022), ha introdotto una deroga esplicita al principio della lex mitior. La legge ha infatti stabilito che le sanzioni penali previste per i fatti commessi fino al termine di efficacia della vecchia disciplina continuano ad applicarsi. Questa scelta è stata ritenuta ragionevole e giustificata per due motivi:
* Garantire la tutela penale per l’indebita erogazione del beneficio fino alla sua completa soppressione.
* Coordinare cronologicamente la fine del vecchio sistema con l’introduzione delle nuove misure e delle relative nuove sanzioni penali (previste dal d.l. n. 48 del 2023).

In sostanza, non c’è stato un vuoto normativo, ma una transizione controllata in cui le vecchie regole penali sopravvivono per i fatti passati.

In secondo luogo, la Corte ha respinto la critica sulla motivazione. Ha sottolineato che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sui fatti. La Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e logica, basata sulle risultanze processuali, per affermare la colpevolezza dell’imputato. Quest’ultimo aveva omesso di comunicare, per diversi mesi, di essere sottoposto a misure cautelari, una circostanza che aveva il dovere di dichiarare.

Le conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione consolida un principio di grande rilevanza pratica: la fine del reddito di cittadinanza non significa un ‘colpo di spugna’ per chi ha violato la legge in passato. Il reato di omessa comunicazione delle variazioni rilevanti rimane punibile per tutti i fatti commessi durante il periodo di vigenza della normativa. Questa ordinanza ribadisce che le deroghe al principio della legge più favorevole sono legittime quando, come in questo caso, sono sorrette da una plausibile giustificazione e mirano a garantire la continuità della tutela degli interessi pubblici, evitando che condotte illecite rimangano impunite a causa di un cambio di legislazione.

L’abrogazione della legge sul reddito di cittadinanza cancella i reati di omessa comunicazione commessi in precedenza?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che il legislatore ha previsto una deroga specifica che mantiene in vigore le sanzioni penali per i fatti commessi fino al 31 dicembre 2023, data di cessazione della vecchia disciplina.

Perché la Corte di Cassazione ha ritenuto inapplicabile il principio della legge più favorevole (lex mitior)?
La Corte ha ritenuto che la deroga al principio sia sorretta da una “plausibile giustificazione”, ovvero la necessità di assicurare la tutela penale contro l’indebita erogazione del beneficio fino alla sua sostituzione con nuove misure, evitando così un vuoto normativo.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove e la colpevolezza dell’imputato?
No. Il ricorso in Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito. La Corte non può rivalutare i fatti o le prove già esaminate dai giudici dei gradi precedenti, ma solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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