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Omessa comunicazione reddito cittadinanza: il reato

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 35526/2024, ha stabilito che l’omessa comunicazione reddito di cittadinanza di informazioni rilevanti, come una condanna penale di un familiare, costituisce reato ai sensi dell’art. 7 D.L. 4/2019. Il caso riguardava una persona che aveva ottenuto un beneficio maggiore del dovuto omettendo la condanna del coniuge. La Corte ha chiarito che il reato sussiste anche se l’informazione omessa era preesistente alla domanda e ha escluso l’applicazione retroattiva della norma abrogatrice.

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Pubblicato il 19 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza: Anche i Dati Preesistenti Contano

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 35526/2024) ha ribadito un principio fondamentale in materia di indebita percezione di aiuti statali: l’omessa comunicazione reddito di cittadinanza di informazioni cruciali è reato, anche se tali informazioni erano già esistenti al momento della richiesta. Questa decisione chiarisce che la legge non punisce solo le mancate comunicazioni di variazioni successive, ma anche le omissioni originarie che portano a ottenere un beneficio maggiore del dovuto.

I Fatti del Caso: Omissione di una Condanna Penale

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda una persona condannata per aver percepito un Reddito di Cittadinanza superiore a quello spettante. Nelle autocertificazioni presentate per ottenere il sussidio, l’interessata aveva omesso di dichiarare che il proprio coniuge, facente parte del nucleo familiare, aveva riportato una condanna definitiva per un reato ostativo (nello specifico, associazione di tipo mafioso ex art. 416 bis c.p.).

Questa omissione aveva permesso al nucleo familiare di ricevere un importo complessivo di oltre 17.500 euro, a fronte dei circa 13.000 euro che sarebbero stati legittimamente dovuti, con un profitto ingiusto di quasi 4.500 euro. La Corte di Appello aveva confermato la condanna, riqualificando il fatto come violazione dell’art. 7, comma 2, del D.L. 4/2019.

Omessa Comunicazione Reddito di Cittadinanza: I Motivi del Ricorso

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su due argomenti principali.

La Questione della Rilevanza dei Dati Preesistenti

Secondo il ricorrente, la norma contestata (art. 7, comma 2) punirebbe esclusivamente l’omessa comunicazione di variazioni del reddito o del patrimonio successive all’ammissione al beneficio. Poiché la condanna del coniuge era un dato preesistente alla domanda, l’omissione non rientrerebbe in questa specifica fattispecie penale.

L’Applicazione della Legge più Favorevole

In secondo luogo, si sosteneva che la normativa sul reddito di cittadinanza era stata abrogata a partire dal 1° gennaio 2024. In base al principio di retroattività della legge più favorevole (lex mitior), l’abrogazione avrebbe dovuto applicarsi anticipatamente anche ai fatti commessi in precedenza, estinguendo il reato.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato entrambi i motivi, confermando la condanna.

L’irretroattività dell’abrogazione

Per quanto riguarda l’abrogazione della norma, la Corte ha ribadito il suo orientamento consolidato: il legislatore ha previsto una deroga al principio di retroattività. La legge abrogatrice ha espressamente stabilito che le sanzioni penali continuano ad applicarsi per i fatti commessi fino all’ultimo giorno di vigenza della disciplina sul reddito di cittadinanza. Questa scelta è stata ritenuta ragionevole per garantire la tutela penale fino all’introduzione delle nuove misure di sostegno, evitando vuoti normativi.

L’interpretazione del reato di omessa comunicazione

Sul punto centrale della questione, la Corte ha superato la distinzione formale tra i commi 1 e 2 dell’art. 7. Ha chiarito che la norma, nel suo complesso, mira a punire chiunque, al fine di ottenere indebitamente il beneficio, renda dichiarazioni false o ometta informazioni dovute. Il termine “indebitamente” non si riferisce solo a chi non ha alcun diritto al beneficio, ma anche a chi, tramite falsità od omissioni, ottiene un importo maggiore di quello che gli spetterebbe.

Secondo i giudici, sarebbe irrazionale sanzionare penalmente chi omette di comunicare una variazione successiva e lasciare impunito chi, fin dall’inizio, omette un’informazione essenziale per ottenere una somma più alta. La condotta, pertanto, rientra a pieno titolo nella fattispecie penale prevista dall’art. 7, che tutela sia le risorse economiche dello Stato sia la corretta finalità sociale del sussidio.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza consolida un’interpretazione rigorosa della normativa sui benefici assistenziali. Le conclusioni che se ne traggono sono chiare:

1. Massima Trasparenza: Chi richiede un sussidio statale ha l’obbligo di fornire tutte le informazioni rilevanti, sia quelle preesistenti sia quelle sopravvenute, in modo completo e veritiero.
2. Rilevanza di Ogni Omissione: Qualsiasi omissione o falsità finalizzata a percepire un importo superiore al dovuto integra un reato, non solo quella che porta a ottenere un beneficio altrimenti non spettante.
3. Nessuna Sanatoria: L’abrogazione della normativa sul reddito di cittadinanza non cancella i reati commessi durante il suo periodo di vigenza. Le condotte illecite passate restano penalmente perseguibili.

Omettere un’informazione preesistente nella domanda per il reddito di cittadinanza costituisce reato?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’omissione di informazioni dovute, anche se preesistenti alla domanda, finalizzata a ottenere un beneficio maggiore di quello spettante, integra il reato previsto dall’art. 7 del D.L. 4/2019.

La legge che ha abrogato il reato legato al reddito di cittadinanza si applica retroattivamente?
No. La Corte ha confermato che il legislatore ha previsto una deroga al principio della retroattività della legge più favorevole. Le sanzioni penali continuano ad applicarsi per tutti i fatti commessi fino al termine finale di efficacia della disciplina sul reddito di cittadinanza (31 dicembre 2023).

È reato anche solo ottenere un importo maggiore del reddito di cittadinanza, e non l’intero beneficio, in modo indebito?
Sì. La sentenza chiarisce che il beneficio ottenuto “indebitamente” comprende anche quello percepito in un importo superiore a quello legittimamente spettante a causa di dichiarazioni false o omissive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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