LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Omessa citazione persona offesa: ricorso inammissibile

La Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato condannato per furto. L’imputato lamentava l’omessa citazione della persona offesa, ma la Corte ha ribadito che tale nullità non può essere eccepita dall’imputato, il quale manca di interesse, essendo la norma posta a tutela esclusiva della vittima per la costituzione di parte civile.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Omessa citazione persona offesa: quando l’imputato non può lamentarsene

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce un importante principio di procedura penale: la nullità derivante dalla omessa citazione della persona offesa non può essere fatta valere dall’imputato. Questa decisione ribadisce che le norme procedurali sono poste a tutela di interessi specifici, e solo chi è titolare di quell’interesse può lamentarne la violazione. Analizziamo insieme questa pronuncia per capirne la portata e le implicazioni pratiche.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un ricorso presentato da un uomo, condannato in primo grado e in appello per il reato di furto aggravato. La Corte di Appello di Roma aveva confermato la sua colpevolezza. L’imputato, tramite il suo difensore, ha deciso di ricorrere in Cassazione, basando la sua impugnazione su un unico motivo di natura strettamente procedurale.

Il Motivo del Ricorso: L’omessa citazione della persona offesa

Il ricorrente lamentava una violazione di legge, sostenendo che la mancata citazione in giudizio della persona offesa lo avesse indotto in errore. Secondo la sua tesi, questa omissione avrebbe ingenerato nella difesa il dubbio circa l’effettiva esistenza di una querela, atto indispensabile per la procedibilità del reato. In sostanza, l’imputato cercava di utilizzare un presunto vizio procedurale, relativo alla vittima, per invalidare la propria condanna.

La Decisione della Corte di Cassazione e le motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Le motivazioni della decisione sono chiare e si fondano su due pilastri argomentativi.

L’esistenza della Querela

In primo luogo, i giudici di legittimità hanno fugato ogni dubbio sull’esistenza della querela. Hanno infatti accertato che l’atto era stato ritualmente presentato dalla vittima presso una Stazione dei Carabinieri e risultava regolarmente inserito nel fascicolo del pubblico ministero. Pertanto, il presupposto fattuale su cui si basava l’errore lamentato dalla difesa era del tutto inesistente.

La mancanza di interesse dell’imputato a eccepire la nullità

Questo è il cuore della decisione. La Cassazione ha ribadito un orientamento giurisprudenziale consolidato: la nullità che deriva dall’omessa citazione della persona offesa in giudizio, prevista dall’art. 178 c.p.p., non può essere eccepita dall’imputato. Il motivo è semplice: l’imputato manca di ‘interesse’ a far valere questa specifica violazione.

La norma che impone di citare la vittima del reato ha un unico scopo: permetterle di esercitare i propri diritti all’interno del processo penale, primo fra tutti quello di costituirsi parte civile per chiedere il risarcimento del danno. Si tratta, quindi, di una garanzia posta a esclusiva tutela della persona offesa. L’imputato non è il destinatario di questa tutela e, di conseguenza, non ha titolo per lamentarsi della sua inosservanza. La sua posizione processuale non subisce alcun pregiudizio dalla mancata presenza della vittima.

Conclusioni

L’ordinanza in esame conferma un principio fondamentale del diritto processuale: non tutte le irregolarità possono essere fatte valere da chiunque. Per poter denunciare un vizio procedurale è necessario avere un interesse concreto e giuridicamente rilevante, ovvero dimostrare che la norma violata era posta a tutela di una propria posizione giuridica. Nel caso dell’omessa citazione della persona offesa, l’unico soggetto legittimato a lamentarsi è la vittima stessa, non certo l’imputato. La decisione della Corte, quindi, non solo respinge un ricorso pretestuoso ma rafforza la logica e la coerenza del sistema processuale, impedendo che le garanzie previste per una parte vengano strumentalizzate a vantaggio della controparte. Per l’imputato, la conseguenza è la condanna definitiva al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Un imputato può chiedere l’annullamento della condanna se la vittima del reato non è stata chiamata a testimoniare o a partecipare al processo?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la nullità derivante dall’omessa citazione della persona offesa non può essere eccepita dall’imputato, poiché egli manca di interesse giuridico a farla valere.

Qual è lo scopo principale della citazione in giudizio della persona offesa?
Lo scopo è quello di consentire alla vittima del reato di partecipare al processo per esercitare i propri diritti, in particolare quello di costituirsi parte civile per ottenere il risarcimento dei danni subiti a causa del reato.

Cosa succede quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Quando un ricorso è dichiarato inammissibile, la Corte non esamina il merito della questione. La sentenza impugnata diventa definitiva e il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese del procedimento e di una sanzione pecuniaria a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati