LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Oltraggio a pubblico ufficiale: quando è reato?

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un detenuto condannato per oltraggio a pubblico ufficiale. Il motivo del ricorso, basato sulla presunta assenza di più persone al momento delle offese, è stato respinto. La Corte ha confermato che la percezione delle offese da parte di altri detenuti è sufficiente a integrare il requisito di legge, rendendo la censura una mera ripetizione di argomenti già confutati in appello.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Oltraggio a Pubblico Ufficiale: Quando la Presenza di Altri Detenuti Integra il Reato

L’oltraggio a pubblico ufficiale è un reato che tutela il prestigio e l’onore della pubblica amministrazione. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su uno degli elementi costitutivi di questo delitto: la presenza di più persone. La Corte ha stabilito che anche altri detenuti, se percepiscono le offese rivolte al personale di polizia penitenziaria, soddisfano tale requisito. Analizziamo insieme la vicenda.

I Fatti del Caso

Un detenuto veniva condannato per il reato di oltraggio a pubblico ufficiale per aver rivolto offese a membri della polizia penitenziaria durante lo svolgimento delle loro funzioni. L’imputato decideva di presentare ricorso per Cassazione, sostenendo che mancasse un elemento fondamentale per la configurazione del reato: la presenza di “più persone” al momento del fatto. A suo dire, non vi erano terzi che avessero assistito alla scena.

La Decisione della Corte di Cassazione e il requisito dell’oltraggio a pubblico ufficiale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno evidenziato come l’argomento sollevato dal ricorrente fosse una semplice riproduzione di una censura già avanzata e correttamente respinta dalla Corte di Appello. Quest’ultima, infatti, aveva già accertato, sulla base degli atti processuali, che le offese erano state chiaramente percepite da altri detenuti presenti, i quali erano stati persino disturbati dall’accaduto. Di conseguenza, il requisito della presenza di più persone era da considerarsi pienamente soddisfatto.

L’Importanza della “Presenza di Più Persone”

L’elemento della presenza di più persone (almeno due) è cruciale nel reato di oltraggio a pubblico ufficiale, poiché la norma non tutela solo l’onore del singolo funzionario, ma soprattutto il prestigio e la dignità dell’istituzione che egli rappresenta. La percezione dell’offesa da parte di terzi amplifica la lesione, rendendola pubblica e minando l’autorevolezza della funzione pubblica. La Corte, con questa ordinanza, ribadisce che la qualità dei presenti è irrilevante: che si tratti di cittadini, colleghi o, come in questo caso, altri detenuti, ciò che conta è che l’offesa sia stata udita da altri, ledendo così il bene giuridico protetto dalla norma.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un principio di economia processuale e di rispetto dei gradi di giudizio. Il ricorso per Cassazione non può essere una terza istanza di merito, ma serve a controllare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Nel caso di specie, la Corte di Appello aveva già fornito una motivazione logica e coerente, basata su dati processuali concreti, per confutare la tesi difensiva. Riproporre la stessa identica questione senza nuovi e validi argomenti giuridici rende il ricorso manifestamente infondato e, quindi, inammissibile. La Corte ha ritenuto la censura “riproduttiva di identica censura adeguatamente confutata”, chiudendo così la porta a un riesame dei fatti.

Le Conclusioni

Questa pronuncia consolida un principio importante: per integrare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, è sufficiente che le espressioni offensive siano percepite da almeno due persone oltre all’offeso e all’autore del fatto, indipendentemente dal loro status. La decisione sottolinea come la lesione al prestigio della pubblica amministrazione si concretizzi proprio attraverso la diffusione dell’offesa a un pubblico, per quanto ristretto. La condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una cospicua somma alla Cassa delle ammende funge da monito sull’inammissibilità di ricorsi meramente dilatori o ripetitivi.

Per configurare il reato di oltraggio a pubblico ufficiale, chi può essere considerato tra le “più persone presenti”?
Secondo la decisione, anche altri detenuti che percepiscono le offese rivolte agli agenti di polizia penitenziaria possono essere considerati “più persone presenti”, integrando così un elemento essenziale del reato.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché il motivo presentato era una semplice riproposizione di una censura già adeguatamente esaminata e respinta dalla Corte di Appello.

Quali sono state le conseguenze per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati