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Occupazione abusiva demanio: la condanna è certa

La Corte di Cassazione conferma la condanna per occupazione abusiva demanio a carico del titolare di una concessione balneare. Viene respinta la tesi della “particolare tenuità del fatto”, data l’estensione dell’area contestata (315 mq) e il numero di lettini (36) posizionati illecitamente. La sentenza stabilisce inoltre la legittimità della confisca dei beni, anche in assenza della convalida di un precedente sequestro preventivo.

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Pubblicato il 24 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Occupazione Abusiva Demanio: la Cassazione Conferma la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ribadisce la linea dura contro l’occupazione abusiva demanio da parte dei titolari di concessioni balneari. Il caso analizzato riguarda un imprenditore condannato per aver esteso la propria attività su una porzione di spiaggia non autorizzata, posizionando numerosi lettini oltre i limiti consentiti. La decisione offre importanti chiarimenti sui concetti di “particolare tenuità del fatto” e sulla legittimità della confisca dei beni utilizzati per commettere il reato.

I Fatti del Caso: 36 Lettini Oltre i Confini

Il Tribunale di Lecce aveva condannato il legale rappresentante di una società titolare di una concessione balneare per il reato previsto dall’art. 1161 del Codice della Navigazione. L’accusa era di aver occupato abusivamente una porzione di arenile, eccedendo i limiti della propria concessione. Nello specifico, l’area illecitamente occupata era stata quantificata in 315 metri quadrati, su cui erano stati posizionati 36 lettini a disposizione dei bagnanti.

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, basando la sua difesa su due punti principali:
1. Erronea valutazione dei fatti: Sosteneva che l’area occupata fosse in realtà di soli 61 mq e che, pertanto, il reato dovesse essere considerato di “particolare tenuità” ai sensi dell’art. 131-bis del codice penale, con conseguente non punibilità.
2. Illegittimità della confisca: Contestava l’ordine di confisca e distruzione dei 36 lettini, argomentando che il sequestro preventivo iniziale non era mai stato convalidato dal giudice.

Le Motivazioni della Cassazione sull’Occupazione Abusiva Demanio

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. Analizziamo le motivazioni punto per punto.

La Non Applicabilità della “Particolare Tenuità del Fatto”

I giudici hanno confermato la valutazione del Tribunale, secondo cui l’offesa non poteva essere considerata “irrisoria”, ma al contrario “piuttosto consistente”. La Corte ha basato la sua decisione su due elementi chiave:
* L’estensione dell’area: Un’occupazione di 315 mq è stata ritenuta tutt’altro che trascurabile.
* Il numero di attrezzature: La presenza di 36 lettini indicava un’occupazione strutturata e finalizzata a un’attività economica, non un mero sconfinamento occasionale.

La Cassazione ha inoltre smontato la tesi difensiva dell’errore di misurazione (61 mq contro i 315 mq contestati). Ha evidenziato come le misurazioni fossero state effettuate da tecnici del Demanio e verificate tramite sistemi informativi ufficiali, rendendo improbabile un errore così macroscopico. Inoltre, la difesa non aveva mai sollevato tale contestazione durante il processo di primo grado, né aveva fornito alcuna prova (fotografica o di altro tipo) a sostegno della possibilità di collocare 36 lettini in soli 61 mq.

La Legittimità della Confisca Indipendentemente dal Sequestro

Anche il secondo motivo di ricorso è stato respinto. La Corte ha chiarito un principio fondamentale: la confisca è una sanzione penale che può essere disposta con la sentenza di condanna anche se non vi è stato un precedente sequestro preventivo dei beni.

La confisca dei “mezzi utilizzati per commettere il reato” (in questo caso, i lettini) è prevista dalla legge. Il fatto che un sequestro cautelare non sia stato convalidato non impedisce al giudice di ordinare, alla fine del processo, la misura ablativa definitiva. La mancanza di un vincolo cautelare sui beni può, al più, rendere difficile l’esecuzione concreta della confisca se i beni non sono più reperibili, ma non ne inficia la legittimità giuridica.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione invia un messaggio chiaro ai gestori di stabilimenti balneari e a chiunque operi su aree demaniali. Primo, il rispetto dei limiti della concessione è tassativo, e un’occupazione abusiva demanio, anche se percepita come di modesta entità, può integrare un reato penale se l’estensione e le modalità rivelano una certa consistenza. Secondo, i beni strumentali alla commissione del reato sono a rischio di confisca definitiva, un provvedimento che può essere adottato con la sentenza finale a prescindere dalle sorti di un eventuale sequestro preventivo.

L’occupazione di una piccola area di spiaggia è sempre un reato di ‘particolare tenuità’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che l’offesa non è ‘irrisoria’ ma ‘consistente’, e quindi non rientra nella causa di non punibilità, se l’area è significativa (in questo caso 315 mq) e utilizzata per un’attività economica organizzata (posizionamento di 36 lettini).

È possibile confiscare i lettini usati per l’occupazione abusiva se il sequestro non è stato convalidato?
Sì. La Cassazione ha chiarito che la confisca è una sanzione penale che il giudice può ordinare con la sentenza di condanna anche in assenza di un precedente provvedimento di sequestro o della sua convalida, purché la confisca sia prevista dalla legge per quel reato.

Come viene provata in giudizio l’estensione dell’area occupata abusivamente?
Le misurazioni effettuate da personale tecnico qualificato, come i geometri del Demanio, e confermate da riscontri nei sistemi informativi ufficiali, costituiscono una prova solida. La difesa deve contestare tali dati con prove concrete già nel corso del processo di primo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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