LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di traduzione: quando è necessario?

La Cassazione ha stabilito che l’obbligo di traduzione di un’ordinanza cautelare non si applica se, nonostante la nomina di un interprete per precauzione, risulta da prove concrete (intercettazioni, dichiarazioni) che l’imputato straniero comprende e parla la lingua italiana. Il ricorso basato sulla mancata traduzione dell’atto è stato quindi rigettato.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 3 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Traduzione: Non Basta Nominare un Interprete per Annullare gli Atti

L’obbligo di traduzione degli atti processuali per un imputato straniero è un pilastro del giusto processo, garantendo il diritto di difesa. Tuttavia, questo diritto non è assoluto e non può essere invocato pretestuosamente. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sent. N. 8387/2024) ha chiarito che se esistono prove concrete della conoscenza della lingua italiana da parte dell’imputato, la mancata traduzione di un’ordinanza di custodia cautelare non ne determina la nullità, anche se in udienza era stato nominato un interprete.

I Fatti del Caso

Un cittadino di origine marocchina, residente in Spagna, veniva raggiunto da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per reati legati agli stupefacenti. L’ordinanza, emessa nel giugno 2022, non veniva tradotta. L’indagato, tramite il suo difensore, presentava un’istanza per la revoca della misura, sostenendo la nullità del provvedimento proprio a causa della mancata traduzione.

A sostegno della sua tesi, la difesa evidenziava che, sia durante l’interrogatorio di garanzia che nelle successive udienze, il Giudice aveva nominato un interprete, riconoscendo implicitamente le difficoltà di comprensione dell’imputato. Secondo la difesa, la nomina dell’interprete avrebbe dovuto automaticamente comportare l’obbligo di traduzione scritta degli atti fondamentali, come l’ordinanza cautelare. Il Tribunale del Riesame, tuttavia, rigettava l’appello, ritenendo che vi fossero sufficienti elementi per dimostrare che l’imputato, in realtà, comprendesse e parlasse la lingua italiana.

La Decisione della Corte e l’Obbligo di Traduzione

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione del Tribunale del Riesame, rigettando il ricorso dell’imputato. I giudici hanno stabilito un principio fondamentale: l’accertamento della conoscenza della lingua italiana è una valutazione di merito, che spetta al giudice e non è sindacabile in Cassazione se la motivazione è logica e completa.

Nel caso specifico, la motivazione del Tribunale era solida. Nonostante la nomina di un interprete, considerata una scelta meramente precauzionale per garantire il massimo livello di difesa, altre prove smentivano la presunta ignoranza della lingua. Pertanto, non sussisteva alcun obbligo di traduzione dell’ordinanza.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti chiave:

1. Valutazione Fattuale del Giudice: La conoscenza della lingua da parte dell’imputato è una questione di fatto. Il giudice può desumere tale conoscenza da una pluralità di elementi, inclusi gli atti di polizia giudiziaria e altri dati oggettivi. Nel caso di specie, il Tribunale aveva valorizzato diversi indici concludenti.

2. Prove Concrete di Conoscenza della Lingua: Le prove a carico dell’imputato erano significative. In primo luogo, le trascrizioni di numerose conversazioni intercettate durante le indagini dimostravano che egli era in grado di interloquire fluentemente in italiano con i suoi sodali. In secondo luogo, una nota della Polizia di Frontiera Aerea, redatta al momento dell’arresto, attestava che l’uomo parlava e comprendeva l’italiano. Infine, precedenti contatti con le forze dell’ordine in Italia, durante i quali aveva fornito informazioni personali e dichiarato la sua situazione lavorativa, corroboravano tale quadro.

3. Irrilevanza della Nomina dell’Interprete: La Cassazione ha specificato che la nomina di un interprete non è una prova automatica e inconfutabile della mancata conoscenza della lingua. Può essere una misura prudenziale adottata dal giudice per fugare ogni dubbio e assicurare la pienezza del contraddittorio. Tuttavia, questa scelta non può prevalere su prove di segno contrario che dimostrano una reale capacità di comprensione.

4. Applicazione dei Principi delle Sezioni Unite: Il ricorrente aveva invocato una sentenza delle Sezioni Unite (n. 6727/2023) che sancisce la nullità dell’ordinanza non tradotta. La Corte ha però precisato che tale principio si applica solo “ove sia già emerso che questi non conosca la lingua italiana”. Nel caso in esame, la situazione era opposta: era stata accertata e provata la conoscenza della lingua, facendo venir meno il presupposto per l’applicazione di tale principio.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce che il diritto alla traduzione degli atti è un diritto funzionale a garantire una difesa effettiva, ma non uno strumento per creare nullità procedurali artificiose. La valutazione sulla conoscenza della lingua da parte di un imputato straniero è un accertamento di fatto che il giudice di merito deve compiere sulla base di tutte le evidenze disponibili.

Le conversazioni intercettate, le relazioni di servizio delle forze dell’ordine e le precedenti dichiarazioni rese dall’interessato possono validamente dimostrare una padronanza della lingua italiana sufficiente a comprendere gli atti, anche se per scrupolo viene nominato un interprete in udienza. Di conseguenza, l’obbligo di traduzione non scatta automaticamente, ma solo quando la mancata conoscenza della lingua è un fatto accertato e non smentito da prove concrete.

La nomina di un interprete obbliga sempre il giudice a tradurre tutti gli atti del processo?
No. La Corte ha chiarito che la nomina di un interprete può essere una misura precauzionale. Se esistono prove concrete (come intercettazioni o dichiarazioni precedenti) che l’imputato conosce la lingua italiana, l’obbligo di traduzione degli atti scritti non sussiste.

Come può un giudice stabilire se un imputato straniero conosce la lingua italiana?
Il giudice può basare la sua valutazione su vari elementi, non solo sulle dichiarazioni dell’imputato. Nel caso specifico, sono state decisive le trascrizioni di conversazioni intercettate in cui l’imputato parlava italiano, oltre a note della polizia giudiziaria che attestavano la sua capacità di comprensione al momento dell’arresto.

Quando scatta l’obbligo di traduzione di un’ordinanza di custodia cautelare?
L’obbligo di traduzione, la cui violazione causa la nullità dell’atto, sorge quando è già emerso e accertato che l’indagato o l’imputato non conosce la lingua italiana. Se tale conoscenza è invece provata, anche in contrasto con le affermazioni dell’interessato, l’obbligo non si applica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati