LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Obbligo di presentazione: la Cassazione ne fissa i limiti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza che convalidava un DASPO con annesso obbligo di presentazione per un tifoso. Il motivo è la totale assenza di motivazione sui requisiti di necessità e urgenza della misura restrittiva. La Corte ha sottolineato che, avendo il destinatario già iniziato a rispettare l’obbligo prima della convalida del giudice, la verifica di tali requisiti diventa ancora più stringente. La decisione ribadisce l’importanza del controllo giurisdizionale sulle misure amministrative che limitano la libertà personale.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 30 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di Presentazione nel DASPO: La Cassazione Chiede Motivazioni Concrete

L’applicazione dell’obbligo di presentazione come misura accessoria al DASPO non può essere automatica. Deve fondarsi su una solida motivazione che ne dimostri la necessità e l’urgenza. Con la sentenza n. 31851/2025, la Corte di Cassazione ribadisce questo principio fondamentale, annullando un provvedimento privo di adeguata giustificazione e rafforzando le garanzie a tutela della libertà personale.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un provvedimento del Questore che imponeva a un tifoso un DASPO della durata di otto anni. La misura vietava l’accesso a tutte le competizioni di basket, ufficiali e amichevoli, sul territorio nazionale ed europeo. Oltre al divieto di accesso, il Questore aveva imposto anche l’obbligo di presentazione presso il Commissariato di Polizia quindici minuti dopo l’inizio e un’ora dopo l’inizio di ogni incontro della sua squadra del cuore.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) del Tribunale di Livorno convalidava l’ordinanza. Contro tale decisione, il destinatario del provvedimento proponeva ricorso in Cassazione, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge.

I Motivi del Ricorso: L’Obbligo di Presentazione nel mirino

Il ricorrente basava la sua difesa su due motivi principali, entrambi focalizzati sulla misura accessoria dell’obbligo di presentazione.

In primo luogo, denunciava la totale assenza di motivazione riguardo alle ragioni di necessità e urgenza che avrebbero giustificato l’imposizione di tale obbligo. La legge, in ossequio all’art. 13 della Costituzione, richiede che ogni misura restrittiva della libertà personale, adottata in via d’urgenza da un’autorità amministrativa, sia supportata da una giustificazione specifica, che il giudice della convalida ha il dovere di verificare. Nel caso di specie, sia il provvedimento del Questore che l’ordinanza del GIP erano completamente silenti sul punto.

In secondo luogo, il ricorso contestava la durata della misura, ritenuta sproporzionata e non graduata in base alla gravità dei fatti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo. Ha quindi annullato l’ordinanza impugnata, limitatamente all’obbligo di presentazione, con rinvio al GIP del Tribunale di Livorno per un nuovo esame. La Corte ha inoltre disposto la sospensione immediata dell’efficacia dell’obbligo stesso.

Le Motivazioni della Sentenza

La Cassazione ha basato la sua decisione su un consolidato orientamento giurisprudenziale. La motivazione sul requisito della necessità e dell’urgenza è un elemento imprescindibile per la legittimità dell’obbligo di presentazione. Questo requisito deve essere legato all’attualità o alla prossimità temporale di competizioni sportive che potrebbero rappresentare un’occasione di pericolo.

Il punto cruciale della sentenza risiede in un’ulteriore precisazione: il vizio di motivazione può essere contestato dal destinatario della misura, a patto che dimostri che l’obbligo abbia avuto concreta esecuzione prima dell’intervento del magistrato. E così è stato nel caso di specie. Il ricorrente aveva documentato di essersi presentato in Commissariato già il giorno successivo alla notifica del DASPO e per altre tre volte, sempre prima che il GIP procedesse alla convalida.

Questo fatto, secondo la Corte, rende ancora più evidente l’illegittimità di un provvedimento privo di motivazione sull’urgenza. Se la misura è già operativa e sta limitando la libertà del cittadino, il controllo del giudice deve essere particolarmente rigoroso. Poiché né il Questore né il GIP avevano speso una parola per giustificare perché fosse così urgente imporre l’obbligo di firma senza attendere la convalida, l’ordinanza è stata ritenuta illegittima e annullata.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio di garanzia di fondamentale importanza: le misure di prevenzione che incidono sulla libertà personale, come l’obbligo di presentazione, non possono essere applicate come automatismi sanzionatori. L’autorità amministrativa ha l’onere di motivare in modo puntuale la necessità e l’urgenza di anticipare gli effetti della misura rispetto al controllo giurisdizionale. Il giudice della convalida, a sua volta, non può limitarsi a una ratifica formale, ma deve effettuare una verifica sostanziale di tali presupposti. La decisione protegge il cittadino da restrizioni ingiustificate, assicurando che ogni limitazione della libertà personale sia sempre soggetta a un vaglio rigoroso e motivato.

È legittimo un obbligo di presentazione senza una motivazione sull’urgenza?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione sui requisiti di necessità ed urgenza è un elemento essenziale per la legittimità del provvedimento. La sua assenza lo rende nullo.

Cosa comporta il fatto di aver già iniziato a rispettare l’obbligo di presentazione prima della convalida del giudice?
Questo fatto rafforza la posizione del ricorrente. Dimostra che la misura ha già inciso sulla sua libertà personale prima del controllo del giudice, rendendo ancora più stringente il dovere di quest’ultimo di verificare la sussistenza e la motivazione dei presupposti di urgenza.

La Cassazione può annullare solo una parte del provvedimento, come l’obbligo di presentazione?
Sì. In questo caso, la Corte ha annullato l’ordinanza del GIP e sospeso l’efficacia del provvedimento del Questore limitatamente al solo obbligo di presentazione, lasciando inalterato il divieto di accesso agli stadi e rinviando al GIP per una nuova valutazione su quel punto specifico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati