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Obbligo di comparizione: nullo se convalidato in anticipo

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di convalida relativa all’obbligo di comparizione accessorio a un DASPO. La decisione si fonda sulla violazione del diritto di difesa, in quanto il Giudice per le Indagini Preliminari ha emesso la convalida prima che fosse decorso il termine di 48 ore concesso all’interessato per presentare le proprie memorie difensive. Questo vizio procedurale ha reso inefficace la misura restrittiva.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Obbligo di comparizione: Nullo se il Giudice non attende le 48 ore per la Difesa

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20587 del 2024, ha riaffermato un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: la convalida dell’obbligo di comparizione, misura accessoria al DASPO, è nulla se interviene prima che siano trascorse 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. Questa finestra temporale è cruciale per permettere al destinatario di preparare e presentare le proprie argomentazioni difensive. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le ragioni della decisione.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un provvedimento del Questore che imponeva a un soggetto un DASPO per sei anni, con l’ulteriore e più gravosa prescrizione dell’obbligo di comparizione presso la Questura per cinque anni, in occasione di tutte le partite di una specifica squadra di calcio. La misura era scaturita dalla presunta partecipazione dell’uomo a disordini avvenuti durante i festeggiamenti per la vittoria di uno scudetto.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) del Tribunale competente convalidava il provvedimento. La difesa del destinatario, tuttavia, proponeva ricorso per Cassazione, lamentando una grave violazione procedurale: la convalida era avvenuta in un tempo troppo breve, comprimendo eccessivamente il diritto di difesa.

La Violazione del Diritto di Difesa

Il punto centrale del ricorso era la tempistica della procedura. Il provvedimento del Questore era stato notificato all’interessato il 6 settembre alle ore 16:07. L’ordinanza di convalida del G.I.P. era stata emessa l’8 settembre alle ore 12:20, ovvero prima che fossero trascorse le 48 ore canoniche dalla notifica.

Secondo la difesa, questa celerità aveva di fatto impedito all’interessato di esercitare pienamente il proprio diritto di presentare memorie e deduzioni al giudice, come previsto dalla legge.

L’Obbligo di Comparizione e il Termine per la Difesa

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, richiamando il suo consolidato orientamento in materia. La legge stabilisce che il Pubblico Ministero debba richiedere la convalida al G.I.P. entro 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato. La giurisprudenza ha chiarito che, per analogia, anche il destinatario della misura dispone dello stesso termine di 48 ore per esaminare gli atti e presentare le proprie difese.

Questo termine non è una mera formalità, ma una garanzia essenziale del diritto di difesa. Di conseguenza, il G.I.P. non può procedere alla convalida prima che questo lasso di tempo sia interamente decorso.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ribadito che l’inosservanza del termine di 48 ore a disposizione della difesa costituisce una causa di nullità generale, ai sensi dell’art. 178, lett. c), del codice di procedura penale. Questo perché non consente l’effettivo esercizio del diritto di difesa, che verrebbe altrimenti svuotato di ogni contenuto.

Nel caso specifico, essendo pacifico che tra la notifica al soggetto (6 settembre, ore 16:07) e la convalida del G.I.P. (8 settembre, ore 12:20) non fossero trascorse 48 ore, l’ordinanza impugnata è stata ritenuta illegittima. Per questo motivo, la Corte ha annullato senza rinvio l’ordinanza, dichiarando l’inefficacia del provvedimento del Questore, limitatamente alla parte relativa all’obbligo di comparizione.

Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un importante baluardo procedurale a tutela dei cittadini. Il rispetto dei termini previsti dalla legge non è un mero adempimento burocratico, ma la sostanza stessa del diritto a un giusto procedimento. La fretta del giudice nel convalidare una misura restrittiva come l’obbligo di comparizione non può mai prevalere sul diritto inviolabile della persona di essere sentita e di potersi difendere adeguatamente. La decisione della Cassazione sancisce che qualsiasi atto compiuto in violazione di questa garanzia è nullo e privo di effetti.

Per quale motivo è stato annullato l’obbligo di comparizione?
L’obbligo è stato annullato perché il Giudice per le Indagini Preliminari (G.I.P.) ha emesso l’ordinanza di convalida prima che fosse scaduto il termine di 48 ore dalla notifica del provvedimento all’interessato, violando così il suo diritto di presentare una difesa.

Qual è il termine che il giudice deve rispettare prima di convalidare un obbligo di comparizione?
Il giudice deve attendere che siano decorse almeno 48 ore dalla notifica del provvedimento del Questore al destinatario. Questo periodo di tempo serve a garantire all’interessato la possibilità di esaminare gli atti e preparare le proprie memorie difensive.

Cosa comporta la violazione di questo termine di 48 ore?
La violazione del termine concesso alla difesa per presentare le proprie deduzioni comporta una nullità generale dell’ordinanza di convalida. Di conseguenza, il provvedimento impositivo dell’obbligo di comparizione diventa inefficace, come stabilito dalla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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