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Obblighi di assistenza: se paga il nonno, il padre?

La Corte di Cassazione analizza un caso di violazione degli obblighi di assistenza familiare. Un padre, condannato per non aver versato l’assegno di mantenimento, aveva stipulato un accordo in cui il nonno paterno si assumeva l’onere. La Corte ha stabilito che l’assunzione formale dell’obbligo da parte di un terzo equivale all’adempimento da parte dell’obbligato, annullando la condanna per il periodo coperto dall’accordo. Per il periodo precedente, la condanna è stata confermata poiché i versamenti occasionali non sono sufficienti a escludere il reato.

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Pubblicato il 24 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Assegno di mantenimento: cosa succede se paga il nonno?

La questione degli obblighi di assistenza familiare rappresenta un tema delicato e di grande attualità, specialmente quando le difficoltà economiche di un genitore mettono a rischio il sostentamento dei figli e dell’ex coniuge. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento cruciale su una situazione particolare: cosa accade se un parente, come il nonno, interviene e si fa carico del pagamento dell’assegno di mantenimento? Questo intervento esclude la responsabilità penale del genitore obbligato? Analizziamo la decisione per comprendere i confini tra l’aiuto familiare e l’adempimento di un dovere legale.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un uomo condannato in primo e secondo grado per il reato previsto dall’art. 570, comma 2, n. 2 del codice penale, per aver omesso di versare l’assegno di mantenimento a favore dell’ex moglie e del figlio minore. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo di non aver fatto mancare i mezzi di sussistenza e, soprattutto, evidenziando un fatto decisivo: a partire dal 2015, suo padre (il nonno del bambino) si era formalmente impegnato, tramite una scrittura privata ratificata dal Tribunale, a subentrare nel pagamento dell’assegno a causa delle difficoltà economiche del figlio. Nonostante questo accordo, le corti di merito lo avevano comunque condannato per l’intero periodo contestato, dal 2014 al 2018.

L’Adempimento degli obblighi di assistenza familiare tramite terzi

Il cuore della questione giuridica risiede nel distinguere tra un aiuto economico volontario e sporadico da parte di parenti e l’assunzione formale di un’obbligazione. La Corte di Cassazione, nel suo ragionamento, traccia una linea netta.

Per il periodo antecedente all’accordo (2014-2015), i giudici hanno confermato la correttezza della condanna. La difesa dell’imputato, che faceva leva su contributi occasionali come regali o pagamento di spese scolastiche, non è stata ritenuta sufficiente. La Corte ha ribadito un principio consolidato: i versamenti saltuari o i ‘regali’ non sostituiscono l’obbligo di versare la somma stabilita dal giudice, destinata a coprire le esigenze primarie e quotidiane. Inoltre, spetta all’obbligato dimostrare un’assoluta impossibilità economica ad adempiere, non bastando la mera documentazione di uno stato di disoccupazione.

La Svolta con l’Accordo Formale

La valutazione cambia radicalmente per il periodo successivo al 2015, ovvero dopo la stipula della scrittura privata con cui il nonno si assumeva l’obbligo di mantenimento. Secondo la Cassazione, la Corte d’Appello ha commesso un errore non considerando adeguatamente questo fatto. L’intervento del nonno non era una semplice elargizione volontaria, ma una vera e propria assunzione formale dell’obbligazione civile del figlio, peraltro ratificata da un’autorità giudiziaria. In una situazione del genere, si deve ritenere che l’obbligato abbia adempiuto, seppur per mezzo di un terzo. L’assunzione formale del debito da parte di un congiunto fa sì che, agli effetti giuridici, il soggetto passivo (l’ex moglie e il figlio) riceva quanto dovuto, eliminando così lo ‘stato di bisogno’ che è presupposto del reato.

Le Motivazioni della Cassazione

La motivazione della Corte si basa sulla distinzione tra diverse forme di intervento da parte di terzi. Un conto sono le elargizioni a carico della pubblica assistenza o le donazioni volontarie dei nonni per aiutare i nipoti, che non eliminano lo stato di bisogno dei beneficiari né l’obbligo giuridico del genitore. In questi casi, l’aiuto è un plus che non sostituisce il dovere legale. Un altro conto, invece, è quando un terzo, come nel caso di specie, si assume formalmente e legalmente l’obbligazione. Questo atto giuridico è equiparabile a un pagamento diretto da parte del debitore originale. Pertanto, dal momento dell’accordo ratificato, non sussistevano più gli elementi costitutivi del reato di violazione degli obblighi di assistenza familiare, poiché il mantenimento veniva regolarmente garantito in adempimento di un impegno formale.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato la sentenza impugnata, rinviando il caso alla Corte d’Appello per un nuovo giudizio. Il principio di diritto stabilito è chiaro: se un parente (o un terzo) si assume formalmente, con un accordo valido e riconosciuto, l’obbligo di versare l’assegno di mantenimento al posto del genitore, quest’ultimo non può essere ritenuto penalmente responsabile per il periodo coperto da tale accordo. La sentenza sottolinea l’importanza della formalizzazione degli accordi familiari, che possono avere conseguenze determinanti non solo in ambito civile, ma anche penale.

Se un nonno paga il mantenimento al posto del padre, quest’ultimo commette reato?
La risposta dipende dalla natura del pagamento. Se il nonno interviene con aiuti volontari e occasionali, il padre resta inadempiente e penalmente responsabile. Se, invece, il nonno si assume formalmente l’obbligo con un accordo scritto e ratificato da un tribunale, il padre è considerato adempiente per il tramite del terzo e non commette reato per il periodo coperto dall’accordo.

Basta fare regali o pagare qualche spesa per adempiere all’obbligo di mantenimento?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che versamenti occasionali o ‘regalie’ di beni non essenziali non sono sufficienti per adempiere agli obblighi di assistenza familiare. L’obbligo consiste nel versare la somma di denaro stabilita dal giudice per garantire il soddisfacimento delle esigenze primarie e quotidiane.

Chi deve dimostrare di non poter pagare l’assegno di mantenimento?
L’onere della prova grava sul soggetto obbligato a versare l’assegno. Non è sufficiente dimostrare uno stato di disoccupazione formale; è necessario allegare e provare elementi concreti che attestino un’assoluta impossibilità di adempiere all’obbligazione economica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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