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Nuovo fermo: legittimo se c’è un nuovo pericolo di fuga

Un individuo, già sottoposto a misure cautelari, viene nuovamente fermato mentre tenta la fuga all’estero. La Corte di Cassazione ha stabilito la legittimità di questo nuovo fermo, chiarendo che il concreto e attuale pericolo di fuga costituisce un elemento nuovo che giustifica un’ulteriore misura precautelare, derogando al principio del ‘ne bis in idem’ nella fase delle indagini.

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Pubblicato il 13 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nuovo Fermo per lo Stesso Fatto: La Cassazione Ammette la Deroga al ‘Bis in Idem’

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 46705/2024, ha affrontato una questione cruciale in materia di procedura penale: la possibilità di eseguire un nuovo fermo nei confronti di un soggetto già sottoposto a misure cautelari per gli stessi fatti. La Corte ha stabilito che, in presenza di un rinnovato e concreto pericolo di fuga, un secondo provvedimento restrittivo è pienamente legittimo, delineando i confini di applicazione del principio del ‘ne bis in idem’ nella fase precautelare.

I fatti del caso

Il caso trae origine dalla decisione di un Giudice per le indagini preliminari (GIP) di Torino di non convalidare un fermo eseguito dalla polizia giudiziaria. L’indagato, precedentemente arrestato per un reato, era già sottoposto a misure cautelari non detentive (obbligo di dimora e di presentazione alla polizia giudiziaria).

Nonostante ciò, l’uomo veniva sorpreso a bordo di un autobus di linea internazionale, diretto verso il confine nazionale, in un evidente tentativo di allontanarsi definitivamente dal territorio dello Stato. La polizia giudiziaria procedeva quindi a un secondo fermo in via d’urgenza, ritenendo sussistente un imminente e concreto pericolo di fuga.

La decisione del GIP e il ricorso del Pubblico Ministero

Il GIP di Torino non convalidava il secondo fermo, sostenendo che la condotta dell’indagato costituisse una mera violazione delle prescrizioni della misura cautelare già in atto. Secondo il giudice, l’unico rimedio esperibile sarebbe stato l’aggravamento della misura esistente, ai sensi dell’art. 276 del codice di procedura penale, e non un nuovo fermo.

Il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Torino impugnava tale decisione, presentando ricorso per cassazione. Il PM sosteneva che il tentativo di fuga rappresentasse un elemento nuovo e una condotta autonoma, tale da integrare la situazione di urgenza prevista dall’art. 384, comma 3, c.p.p., che legittimava pienamente il nuovo fermo.

Le motivazioni della Cassazione sul nuovo fermo

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso del Pubblico Ministero, annullando senza rinvio l’ordinanza del GIP e dichiarando legittimo il fermo eseguito. I giudici supremi hanno chiarito che, sebbene il principio del ‘ne bis in idem’ (non due volte per la stessa cosa) operi anche nella fase cautelare, esso non impedisce l’adozione di un nuovo provvedimento restrittivo quando emergano elementi nuovi e significativi.

Il tentativo di espatriare a bordo di un autobus internazionale non è stato considerato una ‘semplice’ violazione delle misure cautelari, ma una condotta inequivocabile che rendeva ‘concreto ed attuale l’oggettivo pericolo di allontanamento definitivo’. Questa ‘sopravvenienza negativa’ ha giustificato pienamente l’intervento d’urgenza della polizia giudiziaria per impedire la sottrazione dell’indagato alla giurisdizione.

Il principio del ‘bis in idem’ nella fase cautelare

La Corte ha ribadito che il potere del pubblico ministero di richiedere una misura cautelare si esaurisce con la prima richiesta. Tuttavia, questo divieto non è assoluto. Può essere superato se la nuova richiesta si fonda su elementi nuovi, non precedentemente valutati, che aggravano il quadro indiziario o le esigenze cautelari.

Nel caso di specie, il palese tentativo di fuga ha costituito proprio quell’elemento nuovo, indicativo di un ‘rinnovato ed ancor più attuale pericolo di fuga’, che ha imposto una rivalutazione delle esigenze cautelari e legittimato l’adozione del nuovo fermo.

Le motivazioni

La Corte di legittimità ha precisato che la valutazione sulla legittimità di un fermo deve basarsi esclusivamente sui presupposti normativi e di fatto esistenti al momento della sua esecuzione. La circostanza che l’indagato fosse già sottoposto a misure cautelari per lo stesso fatto non costituisce un ostacolo insormontabile. La condotta dell’indagato, palesatasi in un giudizio ‘ex ante’, rendeva ampiamente giustificato l’intervento precautelare, poiché non si trattava di una semplice violazione, ma di una nuova e autonoma manifestazione di volontà di sottrarsi alla giustizia, che imponeva un intervento immediato.

Le conclusioni

Con questa sentenza, la Cassazione ha formulato un importante principio di diritto: il divieto di ‘bis in idem’ nelle fasi cautelare e precautelare non opera se la nuova misura si fonda su elementi sopravvenuti che aggravano il quadro delle esigenze cautelari, come un concreto e attuale pericolo di fuga. Pertanto, un nuovo fermo è legittimo se la condotta dell’indagato, pur legata agli stessi fatti originari, manifesta un pericolo qualitativamente diverso e più intenso rispetto a quello già valutato, superando la soglia della mera violazione delle prescrizioni imposte.

È possibile eseguire un nuovo fermo nei confronti di una persona già sottoposta a misura cautelare per gli stessi fatti?
Sì, è possibile. La Corte di Cassazione ha stabilito che un nuovo fermo è legittimo se emergono elementi nuovi che indicano un rinnovato e più attuale pericolo, come un concreto tentativo di fuga, che non si configuri come una semplice violazione delle misure già in atto.

In che modo il principio del ‘ne bis in idem’ si applica alle misure cautelari?
Il principio del ‘ne bis in idem’ (non due volte per la stessa cosa) si applica anche in fase cautelare, impedendo di norma l’emissione di una nuova misura per gli stessi fatti e sulla base dei medesimi elementi. Tuttavia, questo principio non è assoluto e può essere derogato in presenza di elementi nuovi e sopravvenuti che aggravano le esigenze cautelari.

Cosa distingue una semplice violazione delle misure cautelari da un nuovo e concreto pericolo di fuga?
La sentenza chiarisce che una semplice violazione è il mancato rispetto di una prescrizione (es. non rispettare l’orario di rientro a casa). Un nuovo e concreto pericolo di fuga, invece, è una condotta attiva e inequivocabile che dimostra la volontà di sottrarsi definitivamente alla giustizia, come essere fermati su un autobus internazionale diretto al confine. Questa seconda ipotesi costituisce una ‘sopravvenienza negativa’ che giustifica un nuovo fermo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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