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Nullità processuale: limiti alla regressione del processo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che chiedeva una regressione del procedimento alla fase delle indagini preliminari. La Corte d’Appello aveva già annullato la sentenza di primo grado per un vizio di notifica della citazione, disponendo il rinvio al primo giudice. La Cassazione ha stabilito che la nullità processuale lamentata, relativa ad atti precedenti al giudizio, non era di natura assoluta e andava eccepita prima. Inoltre, ha ritenuto il ricorrente privo di interesse ad impugnare, poiché la regressione disposta gli consentiva comunque di sollevare le medesime eccezioni davanti al giudice di primo grado.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità processuale: fino a che punto può regredire il processo?

La nullità processuale rappresenta uno dei concetti cardine della procedura penale, garantendo che il percorso giudiziario segua regole precise a tutela dei diritti di tutte le parti. Ma cosa succede quando viene accertata una nullità? Fino a che punto può tornare indietro il procedimento? La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 12639 del 2024, offre chiarimenti cruciali sui limiti della regressione del processo e sul principio dell’interesse ad impugnare.

I Fatti del Caso

Il caso origina da una decisione della Corte d’Appello di Milano, la quale aveva dichiarato la nullità di una sentenza di primo grado. Il motivo era semplice ma fondamentale: non vi era prova che l’imputato avesse avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. Di conseguenza, la Corte d’Appello aveva ordinato la restituzione degli atti al giudice di primo grado per un nuovo giudizio.

La difesa dell’imputato, tuttavia, non si è accontentata. Ha proposto ricorso in Cassazione sostenendo che la nullità processuale non riguardasse solo la citazione a giudizio, ma avesse radici più profonde, risalendo alla notifica dell’avviso di conclusione delle indagini e dell’udienza preliminare. Secondo la difesa, il procedimento avrebbe dovuto regredire non semplicemente al primo grado di giudizio, ma fino alla fase delle indagini, con la trasmissione degli atti alla Procura della Repubblica per rinnovare le notifiche iniziali.

La Decisione della Corte di Cassazione e la corretta applicazione della nullità processuale

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato. La decisione si basa su due pilastri argomentativi: la corretta tempistica per eccepire le nullità e la mancanza di un concreto interesse ad impugnare da parte del ricorrente.

La Distinzione tra Nullità Assolute e Relative

Il primo punto affrontato dalla Corte riguarda la natura della nullità. Le questioni di nullità relative a fasi anteriori al giudizio (come le indagini preliminari) devono essere sollevate in momenti specifici, altrimenti si considerano sanate. L’unica eccezione riguarda le cosiddette “nullità assolute”, talmente gravi da poter essere rilevate in ogni stato e grado del procedimento.

Nel caso di specie, il vizio lamentato non era un’omessa citazione dell’imputato (che costituirebbe una nullità assoluta), ma una citazione affetta da vizi nella notificazione. Secondo la giurisprudenza consolidata, tale vizio non rientra nel novero delle nullità assolute e, pertanto, avrebbe dovuto essere eccepito in momenti processuali precedenti.

Il Principio dell’Interesse ad Impugnare

Il secondo e decisivo argomento della Corte riguarda la carenza di interesse del ricorrente. L’interesse ad impugnare sussiste solo quando la parte può ottenere un risultato pratico più vantaggioso dalla propria impugnazione.

La Corte osserva che la decisione della Corte d’Appello di far regredire il processo all’inizio del primo grado non causava alcun pregiudizio all’imputato. Anzi, proprio in quella sede, l’imputato avrebbe avuto la piena facoltà di sollevare tempestivamente le eccezioni di nullità relative alla fase delle indagini, che lamentava nel suo ricorso. Poiché non si era verificata alcuna preclusione alla possibilità di far valere i propri diritti, mancava un interesse concreto e attuale a ottenere una regressione ancora più ampia del procedimento.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte di Cassazione sono chiare: la decisione della Corte territoriale è stata corretta. Le nullità non assolute devono essere dedotte entro precisi limiti temporali. In ogni caso, la regressione del procedimento alla fase iniziale del giudizio di primo grado non pregiudica il diritto della difesa di eccepire eventuali nullità verificatesi nella fase antecedente, quella delle indagini. Di conseguenza, difetta l’interesse della parte ad impugnare una sentenza che, di fatto, non le preclude alcuna possibilità difensiva, rendendo il ricorso manifestamente infondato.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce due principi fondamentali della procedura penale. In primo luogo, esiste una precisa scansione temporale per far valere i vizi processuali, e solo quelli più gravi (le nullità assolute) possono essere rilevati senza limiti di tempo. In secondo luogo, non è sufficiente lamentare un’irregolarità per poter impugnare una decisione: è necessario dimostrare di avere un interesse concreto a un esito diverso e più favorevole, che la decisione impugnata ha precluso. In assenza di un reale pregiudizio, l’impugnazione si rivela un’attività processuale superflua e, come in questo caso, inammissibile.

Quando una nullità processuale causa la regressione del procedimento a una fase precedente?
La regressione viene disposta quando si accerta una nullità che ha viziato una determinata fase del processo. Il procedimento, secondo l’art. 185 c.p.p., regredisce allo stato e al grado in cui si è verificato l’atto nullo. Tuttavia, come chiarisce la sentenza, la portata di tale regressione dipende dalla natura e dal momento in cui la nullità viene rilevata.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile per difetto di interesse?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché la decisione della Corte d’Appello, pur non accogliendo la richiesta di una regressione totale fino alle indagini, non aveva causato alcun pregiudizio concreto all’imputato. Quest’ultimo, infatti, una volta tornato davanti al giudice di primo grado, avrebbe potuto sollevare nuovamente e tempestivamente le stesse eccezioni di nullità relative alla fase delle indagini, senza alcuna preclusione.

Qual è la differenza tra una nullità assoluta e una nullità non assoluta in questo contesto?
La sentenza evidenzia che una nullità assoluta (come l’omessa citazione dell’imputato) è insanabile e può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento. Una nullità non assoluta (come un vizio nella notificazione della citazione), invece, deve essere eccepita entro termini specifici, altrimenti si considera sanata. Nel caso di specie, la nullità lamentata è stata ritenuta non assoluta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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