LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Nullità processo in assenza: domicilio non basta

La Corte di Cassazione ha annullato una condanna per tentato furto, stabilendo la nullità del processo in assenza. La Corte ha ritenuto che la sola elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio, avvenuta all’inizio delle indagini, non è sufficiente a provare la reale conoscenza del processo da parte dell’imputato. Senza una verifica dell’effettiva instaurazione di un rapporto professionale tra imputato e legale, la dichiarazione di assenza è illegittima e determina una nullità assoluta e insanabile, che travolge l’intero procedimento.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità processo in assenza: la mera elezione di domicilio non garantisce la conoscenza del procedimento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 30589/2024, riafferma un principio fondamentale a tutela del diritto di difesa: la nullità del processo in assenza si verifica quando non vi è la prova certa che l’imputato sia venuto a conoscenza del procedimento. La semplice elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio, senza ulteriori elementi che attestino un contatto effettivo, non è sufficiente a legittimare un processo in sua assenza.

I Fatti del Caso

La vicenda processuale riguarda un cittadino accusato di tentato furto. Fin dalle prime fasi delle indagini, nel 2016, l’indagato aveva eletto domicilio presso un avvocato nominatogli d’ufficio, firmando un modulo prestampato dalla polizia giudiziaria. Successivamente, tutte le notifiche cruciali – dall’avviso di conclusione delle indagini al decreto di citazione per il giudizio di primo grado e per quello di appello – venivano effettuate presso lo studio di tale legale. L’imputato, tuttavia, non è mai comparso in nessuna udienza, né ha mai nominato un difensore di fiducia. I processi di primo e secondo grado si sono quindi svolti in sua assenza, concludendosi con una condanna. La difesa ha proposto ricorso in Cassazione lamentando proprio la nullità di entrambe le sentenze per violazione del diritto di difesa.

Il Principio di Diritto e la Nullità del Processo in Assenza

Il cuore della questione giuridica risiede nell’interpretazione dell’articolo 420-bis del codice di procedura penale. Questa norma consente la celebrazione del processo in assenza solo quando si ha la certezza che l’imputato abbia ricevuto la notifica dell’atto introduttivo o che, pur essendone a conoscenza, si sia volontariamente sottratto al giudizio. La Cassazione, richiamando l’autorevole precedente delle Sezioni Unite ‘Ismail’ (sent. n. 23948/2020), ha ribadito che l’elezione di domicilio presso un difensore d’ufficio non costituisce, di per sé, un presupposto idoneo a fondare una dichiarazione di assenza. Questo atto formale, spesso compiuto in una fase embrionale del procedimento e senza piena consapevolezza, non prova l’instaurazione di un effettivo rapporto professionale. Senza un legame concreto tra l’imputato e il suo legale, non si può presumere che le informazioni relative al processo siano state effettivamente trasmesse e ricevute. Il giudice ha quindi il dovere di verificare, anche attraverso altri elementi, che vi sia stata una reale conoscenza della vocatio in iudicium.

Le Motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso fondato, annullando senza rinvio entrambe le sentenze di merito. Le motivazioni si articolano su più punti.

1. L’inidoneità della notifica

La Corte ha stabilito che, in assenza di un effettivo rapporto professionale tra l’imputato e il difensore domiciliatario, la notifica del decreto di citazione a giudizio avrebbe dovuto essere eseguita a mani proprie dell’imputato. La notifica effettuata presso il difensore d’ufficio, pur formalmente corretta, è stata ritenuta inidonea a garantire l’effettiva conoscenza dell’atto. Questo vizio, che attiene alla corretta instaurazione del contraddittorio, determina una nullità di ordine assoluto, insanabile e rilevabile d’ufficio in ogni stato e grado del processo, come stabilito dall’art. 179 c.p.p.

2. L’inapplicabilità delle nuove norme sulla deducibilità

La Corte d’Appello aveva erroneamente respinto l’eccezione di nullità ritenendola tardiva, sulla base del nuovo art. 604, comma 5-bis c.p.p. (introdotto dalla Riforma Cartabia), che impone di sollevare tale vizio con l’atto di appello. La Cassazione ha chiarito che tale norma non è applicabile al caso di specie. In base alla disciplina transitoria (art. 89, d.lgs. 150/2022), per i processi in cui la dichiarazione di assenza è stata pronunciata prima del 30 dicembre 2022, continuano ad applicarsi le vecchie regole. Di conseguenza, la nullità poteva essere eccepita anche successivamente all’atto di appello.

3. La reiezione dell’eccezione di inammissibilità

Infine, la Corte ha respinto l’eccezione del Procuratore Generale, che riteneva il ricorso inammissibile perché privo di mandato specifico dell’imputato, come richiesto dal nuovo art. 581, comma 1-quater, c.p.p. I giudici hanno osservato che sarebbe paradossale esigere il rispetto di una norma che presuppone un contatto e un’interazione tra imputato e difensore, proprio in un caso che si fonda sull’assenza totale di tali contatti e sull’ignoranza del processo da parte dell’interessato.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione, accogliendo il ricorso, ha dichiarato la nullità sia della sentenza di primo grado che di quella d’appello. Ha quindi disposto l’annullamento senza rinvio e la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero presso il Tribunale, di fatto azzerando il processo. La decisione riafferma con forza che le garanzie procedurali non sono meri formalismi. Il diritto dell’imputato a partecipare consapevolmente al processo è un pilastro del giusto processo e il giudice ha l’obbligo di accertare scrupolosamente che tale conoscenza sia effettiva e non solo presunta, specialmente quando l’unica base è un atto formale compiuto in circostanze che non garantiscono un’adeguata informazione.

L’elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio è sufficiente per procedere in assenza dell’imputato?
No. Secondo la Corte di Cassazione, la sola elezione di domicilio presso il difensore d’ufficio non è un presupposto idoneo per dichiarare l’assenza. Il giudice deve verificare che si sia instaurato un effettivo rapporto professionale tra l’imputato e il legale, tale da garantire la reale conoscenza del procedimento.

Che tipo di nullità deriva da un’errata dichiarazione di assenza dell’imputato?
Un’errata dichiarazione di assenza, basata su una notifica inidonea a garantire l’effettiva conoscenza del processo, determina una nullità di carattere assoluto. Questa nullità è insanabile e può essere rilevata d’ufficio in ogni stato e grado del procedimento, comportando l’annullamento della sentenza.

Le nuove norme che limitano i tempi per eccepire la nullità del processo in assenza si applicano ai procedimenti più vecchi?
No. La sentenza chiarisce che, in base alla disciplina transitoria della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), le nuove regole sulla deducibilità della nullità (che deve essere eccepita con l’atto d’appello) non si applicano ai processi in cui l’ordinanza che disponeva di procedere in assenza è stata pronunciata prima del 30 dicembre 2022. Per questi casi, valgono le norme precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati