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Nullità ordinanza cautelare: quando va eccepita?

La Corte di Cassazione ha stabilito che la nullità di un’ordinanza cautelare per mancata o ritardata traduzione deve essere eccepita tempestivamente. Un ritardo nella notifica del provvedimento tradotto non causa la nullità dell’atto, ma sposta solo l’inizio del termine per l’impugnazione. La Corte ha rigettato il ricorso di un indagato che non aveva sollevato l’eccezione nei tempi corretti, sottolineando inoltre che la conoscenza pregressa della lingua italiana da parte dell’indagato era un fattore decisivo.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ordinanza Cautelare non Tradotta: Quando Scatta la Nullità?

Il diritto di difesa è uno dei pilastri del nostro ordinamento giuridico, e questo include il diritto di comprendere pienamente le accuse e gli atti processuali, specialmente per chi non parla la lingua italiana. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 30273/2025) chiarisce un punto fondamentale riguardo la nullità dell’ordinanza cautelare non tradotta: non basta subire il torto, è necessario far valere i propri diritti nei tempi e nei modi corretti. Vediamo insieme cosa ha stabilito la Corte.

I Fatti del Caso

Un cittadino straniero, indagato in un procedimento penale, riceveva la notifica di un’ordinanza di custodia cautelare in lingua italiana, lingua che non comprendeva. Successivamente, durante l’interrogatorio di garanzia, veniva assistito da un interprete. Solo circa un mese dopo, gli veniva notificata la versione dell’ordinanza tradotta nella sua lingua.

La difesa, ritenendo che il ritardo nella traduzione avesse leso il diritto di difesa, non impugnava l’ordinanza originale ma, in un momento successivo, durante l’udienza preliminare, chiedeva al giudice di dichiarare l’inefficacia della misura. Sia il Giudice dell’udienza preliminare che il Tribunale del riesame rigettavano la richiesta, spingendo la difesa a ricorrere in Cassazione.

La questione della nullità dell’ordinanza cautelare

Il ricorso si basava su un unico, articolato motivo: la violazione di legge derivante dalla mancata dichiarazione di nullità dell’ordinanza cautelare e della conseguente inefficacia della misura. Secondo la difesa, la tardiva notifica della traduzione equivaleva a una mancata traduzione, impedendo all’indagato di comprendere gli atti e di fare scelte processuali consapevoli.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e fornendo importanti chiarimenti procedurali.

Le Motivazioni

La Corte ha distinto nettamente tra l’atto di ‘traduzione’ e l’atto di ‘notifica’. Il ritardo nella notifica del documento tradotto non comporta, di per sé, la nullità del provvedimento cautelare. L’effetto di tale ritardo è unicamente quello di spostare in avanti il momento da cui decorre il termine per presentare un’impugnazione (in questo caso, il ricorso al Tribunale del riesame).

Il punto cruciale della decisione risiede nella qualificazione del vizio. La mancata traduzione, secondo le Sezioni Unite (sentenza ‘Niecko’), determina una nullità ‘generale di tipo intermedio’. Questo significa che non può essere rilevata in ogni stato e grado del procedimento, ma deve essere eccepita dalla parte interessata entro precisi limiti temporali. Nel caso specifico, l’indagato avrebbe dovuto sollevare l’eccezione nel primo momento utile, ovvero:

1. Durante l’interrogatorio di garanzia, alla presenza dell’interprete.
2. Impugnando l’ordinanza originale (non tradotta) davanti al Tribunale del riesame, eccependo proprio la mancata traduzione.

La difesa non ha seguito nessuna di queste strade. Ha atteso la notifica della traduzione e ha poi impugnato un provvedimento successivo (il rigetto della richiesta di inefficacia), quando ormai i termini per eccepire la nullità originaria erano scaduti. In termini procedurali, il vizio si era ‘sanato’.

Infine, la Corte ha aggiunto un argomento decisivo: dagli atti emergeva che l’indagato si trovava in Italia da molto tempo e conosceva la lingua italiana. In una situazione del genere, l’obbligo di traduzione viene meno, poiché non vi è una reale compromissione del diritto di difesa.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: i diritti procedurali devono essere esercitati con diligenza e tempestività. Sebbene il diritto alla traduzione degli atti sia sacro per garantire un giusto processo a uno straniero, la sua violazione deve essere contestata nelle sedi e nei tempi previsti dalla legge. Attendere o scegliere una strategia processuale errata può portare alla ‘sanatoria’ del vizio, rendendo l’eccezione tardiva e, di conseguenza, inefficace. La decisione sottolinea inoltre come la valutazione del giudice debba tenere conto delle circostanze concrete, come la reale conoscenza della lingua da parte dell’indagato.

Il ritardo nella notifica di un’ordinanza cautelare tradotta causa la nullità dell’ordinanza stessa?
No. Secondo la Corte, il ritardo nella notifica non determina la nullità dell’ordinanza. L’unico effetto è che il termine per proporre l’impugnazione (es. ricorso al Tribunale del riesame) inizia a decorrere solo dal giorno in cui si riceve l’atto tradotto.

Quando deve essere eccepita la nullità per mancata traduzione di un’ordinanza cautelare?
La nullità per mancata traduzione è di tipo ‘intermedio’ e deve essere eccepita dalla parte interessata nel primo momento utile. Ad esempio, durante l’interrogatorio di garanzia o impugnando l’ordinanza originale non tradotta. Se non viene sollevata tempestivamente, il vizio si considera sanato.

La conoscenza effettiva della lingua italiana da parte dello straniero influisce sull’obbligo di traduzione?
Sì. La Corte ha sottolineato che l’obbligo di traduzione esiste per tutelare chi non comprende l’italiano. Se dagli atti risulta che l’indagato, vivendo in Italia da tempo, conosce la lingua, la mancata traduzione non costituisce una violazione del diritto di difesa e l’obbligo può venire meno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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