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Nullità decreto di latitanza: quando si eccepisce

La Corte di Cassazione annulla una condanna per stupefacenti, stabilendo che l’eccezione di nullità del decreto di latitanza non può essere considerata tardiva se all’imputato è stata concessa la restituzione nel termine per impugnare. Tale concessione, infatti, presuppone la mancata conoscenza effettiva del processo, rendendo incoerente la reiezione dell’eccezione per tardività da parte della Corte di Appello.

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Pubblicato il 6 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità Decreto di Latitanza: La Cassazione Annulla la Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione interviene su un tema cruciale della procedura penale: i termini per contestare la nullità del decreto di latitanza. La pronuncia chiarisce che se a un imputato, giudicato in sua assenza, viene concessa la restituzione nel termine per impugnare, l’eccezione di nullità non può essere considerata tardiva. Questa decisione riafferma il principio della conoscenza effettiva del processo come presupposto per l’esercizio del diritto di difesa.

I Fatti del Processo

Il caso riguarda un uomo condannato in primo grado e in appello per gravi reati legati al traffico di sostanze stupefacenti. L’intero procedimento si era svolto in sua assenza, in quanto risultato irreperibile, e si era concluso con una sentenza di condanna divenuta irrevocabile nel 2010. L’imputato era stato assistito per tutto il tempo da un difensore d’ufficio.

Anni dopo, a seguito del suo arresto, l’uomo nominava un difensore di fiducia e presentava un’istanza di restituzione nel termine per proporre appello, sostenendo di non aver mai avuto effettiva conoscenza del processo a suo carico. La Corte di appello di Bologna accoglieva l’istanza, rimettendolo in libertà e fissando un nuovo giudizio.

L’Eccezione sulla Nullità del Decreto di Latitanza

Nel corso del nuovo giudizio d’appello, la difesa sollevava un’eccezione fondamentale: la nullità del decreto di latitanza originario. La difesa sosteneva che tale decreto non era mai stato rintracciato agli atti, nonostante le ricerche effettuate, e che la sua assenza o nullità avrebbe invalidato tutti gli atti successivi del processo.

Sorprendentemente, la Corte di appello respingeva l’eccezione, non nel merito, ma per una ragione puramente procedurale: la riteneva tardiva. Secondo i giudici di secondo grado, la nullità avrebbe dovuto essere eccepita prima della pronuncia di primo grado. Tale decisione, tuttavia, creava una palese contraddizione: come poteva l’imputato eccepire qualcosa in un processo di cui, come la stessa Corte aveva riconosciuto concedendo la restituzione nel termine, non era a conoscenza?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso della difesa, annullando la sentenza d’appello con rinvio per un nuovo esame. Il ragionamento dei giudici di legittimità è lineare e si basa su un principio di coerenza logica e giuridica.

L’Incoerenza della Risposta in Rito

La Cassazione ha evidenziato come la decisione della Corte territoriale fosse “incoerente rispetto alla decisione di restituzione nel termine”. Se si ammette che l’imputato non ha avuto conoscenza effettiva del processo – presupposto indispensabile per concedere la restituzione nel termine – non si può poi pretendere che egli abbia rispettato scadenze processuali legate a quel medesimo procedimento di cui ignorava l’esistenza. Liquidare l’eccezione come tardiva è una contraddizione in termini.

Conoscenza Effettiva e Termini per l’Eccezione

La giurisprudenza, anche prima della Riforma Cartabia, ha sempre collegato i termini per eccepire la nullità del decreto di latitanza alla conoscenza effettiva del procedimento da parte del ricorrente. Non si può far decorrere un termine a carico di chi, per fatto accertato giudizialmente, non era in condizione di esercitare i propri diritti. La decisione della Corte d’appello, pertanto, viene censurata perché applica una regola procedurale in modo meccanico, senza considerare la situazione di fatto che essa stessa aveva precedentemente certificato.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda sull’impossibilità logica di considerare tardiva un’eccezione sollevata alla prima occasione utile dopo aver avuto conoscenza del processo. L’ordinanza che concede la restituzione nel termine per impugnare costituisce un accertamento giudiziale della mancata conoscenza del procedimento. Di conseguenza, ogni preclusione o decadenza maturata durante il periodo di ‘ignoranza incolpevole’ non può essere opposta all’imputato. La Corte di Appello, respingendo l’eccezione come tardiva, ha violato questo principio fondamentale, creando un cortocircuito logico e giuridico che ha leso il diritto di difesa. La Suprema Corte, quindi, ha annullato la sentenza per consentire alla Corte territoriale di esaminare finalmente nel merito la questione della nullità del decreto di latitanza e di trarne le dovute conseguenze su tutto il processo.

Le Conclusioni

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché ribadisce la centralità del diritto a un processo equo e alla conoscenza effettiva delle accuse. Stabilisce un principio chiaro: le decadenze procedurali non possono prevalere quando è dimostrato che l’imputato non è stato messo in condizione di difendersi. L’annullamento con rinvio impone ora alla Corte di Appello di Bologna di verificare se il decreto di latitanza fosse valido e regolarmente notificato. Se così non fosse, l’intero castello accusatorio costruito in assenza dell’imputato potrebbe crollare, con conseguenze significative sulla sua posizione giuridica.

Quando può essere sollevata un’eccezione di nullità del decreto di latitanza?
L’eccezione non può essere considerata tardiva se viene sollevata dopo che all’imputato è stata concessa la restituzione nel termine per impugnare, poiché tale provvedimento certifica la sua precedente mancata conoscenza del processo.

Qual è la conseguenza dell’annullamento della sentenza da parte della Cassazione in questo caso?
La sentenza impugnata viene annullata e il caso è rinviato a un’altra Sezione della Corte di appello, la quale dovrà esaminare nel merito l’eccezione di nullità del decreto di latitanza e trarne le dovute conseguenze per il prosieguo del giudizio.

Perché la restituzione nel termine per impugnare è incompatibile con la tardività dell’eccezione di nullità?
È incompatibile perché la concessione della restituzione nel termine si basa sul presupposto che l’imputato non abbia avuto effettiva conoscenza del processo. Se non ne aveva conoscenza, non poteva logicamente sollevare alcuna eccezione prima di essere rimesso in gioco, rendendo impossibile considerare tardiva la sua successiva contestazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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