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Nullità decreto di citazione: quando è abnorme?

La Corte di Cassazione ha stabilito che l’ordinanza di un Tribunale che restituisce al Pubblico Ministero un decreto di citazione a giudizio per la mancata indicazione della persona offesa costituisce un provvedimento abnorme. Questa omissione, infatti, non rientra tra le cause tassative di nullità del decreto di citazione previste dall’art. 552 c.p.p., poiché non lede il diritto di difesa. Tale decisione crea un’indebita stasi del procedimento, sanabile solo con l’annullamento dell’ordinanza stessa.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Decreto di Citazione Senza Vittima? La Cassazione Chiarisce l’Abnormità

Nel complesso iter del processo penale, ogni atto deve rispettare forme e contenuti precisi per garantire il corretto esercizio del diritto di difesa. Ma cosa succede se un atto, come il decreto di citazione a giudizio, presenta un’omissione? La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 10433/2025, affronta un caso emblematico relativo alla nullità del decreto di citazione, chiarendo quando la decisione di un giudice di restituire gli atti al Pubblico Ministero diventa un provvedimento abnorme.

I Fatti del Caso: La Decisione del Tribunale

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale di Napoli. In fase predibattimentale, il giudice disponeva la restituzione del decreto di citazione a giudizio al Pubblico Ministero. La motivazione? La mancata individuazione della persona offesa dal reato contestato all’imputato. Secondo il Tribunale, era necessario identificare la vittima e notificarle l’atto, un’operazione che riteneva preliminare e indispensabile per la prosecuzione del giudizio.

Il Ricorso del Pubblico Ministero: L’Ipotesi di Provvedimento Abnorme

Il Procuratore della Repubblica ha impugnato questa decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’ordinanza del Tribunale fosse un “provvedimento abnorme”. L’argomentazione principale si basava su una precisa analisi dell’articolo 552 del codice di procedura penale. Sebbene il comma 1 di tale articolo preveda che il decreto di citazione debba contenere l’indicazione della persona offesa (qualora identificata), il comma 2, che elenca tassativamente le cause di nullità, non menziona tale omissione. Di conseguenza, secondo il ricorrente, il giudice non avrebbe potuto dichiarare la nullità dell’atto e restituirlo, provocando così un’indebita regressione e un blocco (stasi) del procedimento.

La Decisione della Cassazione sulla nullità del decreto di citazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, confermando la tesi del Pubblico Ministero. I giudici supremi hanno qualificato l’ordinanza del Tribunale come un caso di “abnormità funzionale”. Questo tipo di abnormità si verifica quando un atto processuale, pur non essendo del tutto estraneo al sistema normativo, determina una stasi ingiustificata del processo e l’impossibilità di proseguirlo. Il Tribunale, restituendo gli atti senza fissare una nuova udienza, ha di fatto paralizzato il procedimento, una situazione sanabile solo attraverso l’intervento della Cassazione.

Le Motivazioni

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’omessa indicazione delle generalità della persona offesa nel decreto di citazione a giudizio non è una causa di nullità. Le ipotesi di nullità previste dall’art. 552, comma 2, c.p.p. sono tassative e mirano a proteggere il concreto esercizio del diritto di difesa dell’imputato. L’indicazione della vittima, sebbene doverosa se nota, non rientra in questo nucleo di garanzie essenziali la cui violazione comporta la nullità.

Il legislatore, infatti, ha operato una scelta precisa: ha distinto gli elementi che devono essere contenuti nel decreto (comma 1) da quelli la cui mancanza determina la sua invalidità (comma 2). L’assenza della menzione della persona offesa non è stata inclusa tra questi ultimi. Pertanto, il giudice non può creare nuove cause di nullità non previste dalla legge. Restituire gli atti per un vizio non sanzionato con la nullità significa compiere un atto che esula dai poteri del giudice e che genera una paralisi processuale illegittima.

Conclusioni

La sentenza rafforza il principio di tassatività delle nullità nel processo penale. Un giudice non può invalidare un decreto di citazione a giudizio per motivi non espressamente previsti dalla legge come causa di nullità. La restituzione degli atti al Pubblico Ministero per l’omessa indicazione della persona offesa non solo è illegittima, ma costituisce un provvedimento abnorme che determina un’ingiustificata stasi del procedimento. Questa pronuncia è un importante monito a garantire la corretta progressione del processo, evitando regressioni e blocchi non previsti dal sistema processuale e fondati su vizi meramente formali che non ledono il diritto di difesa.

La mancata indicazione della persona offesa rende nullo il decreto di citazione a giudizio?
No. Secondo la Corte di Cassazione, questa omissione non rientra tra le cause di nullità tassativamente previste dall’art. 552, comma 2, del codice di procedura penale, che sono poste a tutela del diritto di difesa dell’imputato.

Cosa si intende per “provvedimento abnorme” in questo contesto?
È un provvedimento del giudice che, pur non essendo formalmente estraneo al sistema, causa un’indebita regressione e una stasi del procedimento, rendendone impossibile la prosecuzione. In questo caso, restituire gli atti al Pubblico Ministero senza un valido motivo di nullità è stato considerato un atto abnorme.

Perché la restituzione degli atti al Pubblico Ministero ha creato una “stasi del procedimento”?
Perché il Tribunale ha restituito il decreto di citazione senza fissare una nuova udienza per la prosecuzione del processo. Questa azione ha bloccato il procedimento, che poteva essere riavviato solo con una dichiarazione di abnormità da parte della Corte di Cassazione, costringendo di fatto il processo a un arresto ingiustificato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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