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Nullità a regime intermedio: quando si sana il vizio?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso, stabilendo che la violazione del termine a comparire e i vizi di notifica costituiscono una nullità a regime intermedio. Tale vizio si considera sanato se non eccepito immediatamente in udienza dal difensore presente, non potendo essere sollevato per la prima volta in Cassazione.

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Pubblicato il 23 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità a regime intermedio: La Cassazione chiarisce quando il vizio è sanato

Nel processo penale, la forma è sostanza. Un errore procedurale può invalidare un intero processo, ma non tutti gli errori hanno lo stesso peso. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sulla distinzione tra vizi procedurali e, in particolare, sulla nullità a regime intermedio, chiarendo un principio fondamentale: la tempestività dell’eccezione da parte della difesa è cruciale. Vediamo insieme cosa è successo e quali sono le implicazioni di questa decisione.

I Fatti del Caso

Una persona veniva condannata dal Giudice di Pace di Milano al pagamento di una multa di diecimila euro per non aver rispettato un ordine di allontanamento dal comune emesso dal Questore. L’imputata, tramite il suo difensore, decideva di impugnare la sentenza davanti alla Corte di Cassazione, lamentando una serie di vizi procedurali che, a suo dire, avrebbero dovuto portare all’annullamento della condanna.

I Motivi del Ricorso e la nullità a regime intermedio

La difesa basava il proprio ricorso su due motivi principali, entrambi legati a presunte irregolarità nelle notifiche e nei termini processuali:

1. Vizi di notifica: Si contestava la mancata notifica di un decreto di citazione per un’udienza e l’illeggibilità del verbale di un’udienza successiva.
2. Violazione del termine a comparire: Si sosteneva che per un’udienza cruciale non fosse stato rispettato il termine minimo di trenta giorni concesso all’imputato per comparire. Secondo la difesa, questa violazione avrebbe dovuto comportare un rinvio del processo e la sua omissione avrebbe generato una nullità assoluta e insanabile della sentenza.

La tesi difensiva puntava a qualificare questi vizi come talmente gravi da inficiare l’intero procedimento, rendendo la condanna invalida a prescindere dal merito della questione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. I giudici hanno smontato la tesi difensiva chiarendo la natura dei vizi lamentati. Entrambe le eccezioni, sia quelle relative alle notifiche sia quella sulla violazione del termine a comparire, non rientrano nella categoria delle nullità assolute, bensì in quella della nullità a regime intermedio.

Questa distinzione è fondamentale. A differenza delle nullità assolute, che sono insanabili e possono essere rilevate in ogni stato e grado del procedimento, quelle intermedie devono essere eccepite dalla parte interessata entro precisi limiti temporali per non essere considerate ‘sanate’.

Le Motivazioni

Il cuore della decisione risiede nell’applicazione dell’art. 182, comma 2, del codice di procedura penale. Questa norma stabilisce che le nullità a regime intermedio si considerano sanate se la parte che ha diritto a eccepirle non lo fa immediatamente. Nel caso specifico, durante l’udienza del 26 novembre 2024, il difensore presente non aveva sollevato alcuna contestazione riguardo alla regolarità delle notifiche o al rispetto dei termini. Né aveva segnalato un impedimento a presenziare da parte del difensore di fiducia.

La Corte ha ribadito, citando un proprio precedente (sentenza n. 25777 del 2019), che l’omesso rispetto del termine a comparire non integra un’omessa citazione (che sarebbe una nullità assoluta), ma una nullità a regime intermedio. Di conseguenza, il silenzio della difesa in udienza ha avuto l’effetto di ‘sanare’ il vizio. Sollevare la questione per la prima volta in sede di ricorso per cassazione è, pertanto, tardivo.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha implicazioni pratiche molto importanti. In primo luogo, conferma che la passività della difesa in udienza può avere conseguenze definitive sulla validità degli atti processuali. Un difensore deve essere estremamente vigile e sollevare immediatamente ogni possibile vizio procedurale. In secondo luogo, la decisione riafferma che il ricorso per cassazione non è la sede per sollevare eccezioni che dovevano essere formulate nei gradi di merito. Infine, a causa dell’inammissibilità del ricorso e della colpa ravvisata nel proporlo, la ricorrente è stata condannata non solo al pagamento delle spese processuali, ma anche al versamento di una somma di 3.000 euro alla Cassa delle ammende, a dimostrazione che i ricorsi temerari o palesemente infondati hanno un costo.

La violazione del termine a comparire costituisce una nullità assoluta?
No, secondo la Corte di Cassazione, la violazione del termine a comparire dà luogo a una nullità a regime intermedio e non a una nullità assoluta.

Quando si sana una nullità a regime intermedio?
Si sana, ai sensi dell’art. 182 del codice di procedura penale, se non viene eccepita dal difensore presente alla prima occasione utile, come l’udienza stessa in cui si sarebbe dovuto far valere il vizio.

È possibile sollevare per la prima volta un’eccezione di nullità intermedia con il ricorso per cassazione?
No, se la nullità non è stata eccepita nei tempi e modi previsti durante il processo di merito, essa risulta sanata e non può essere dedotta per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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