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Nullità a regime intermedio: quando eccepirla?

Un imputato, condannato al risarcimento per danneggiamento, ricorre in Cassazione lamentando una notifica tardiva dell’udienza d’appello. La Corte dichiara il ricorso inammissibile, stabilendo che la nullità a regime intermedio doveva essere eccepita con le conclusioni scritte in appello, non per la prima volta in Cassazione. La sentenza chiarisce i termini di decadenza per le eccezioni procedurali nel rito cartolare.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità a regime intermedio: quando è troppo tardi per eccepirla?

Nel complesso mondo della procedura penale, i tempi e le modalità per sollevare eccezioni sono fondamentali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 9618/2024) offre un importante chiarimento su come e quando eccepire una nullità a regime intermedio, specialmente nel contesto del rito “cartolare”, ovvero scritto. La decisione sottolinea un principio cruciale: la tempestività è tutto, e un’eccezione sollevata tardivamente è un’eccezione persa.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un reato di danneggiamento di un’autovettura. In appello, la Corte territoriale, procedendo con rito cartolare, dichiarava il reato estinto per prescrizione ma confermava le statuizioni civili, ovvero l’obbligo dell’imputato di risarcire il danno alla parte lesa. Contro questa decisione, la difesa dell’imputato proponeva ricorso per cassazione, basandolo su diversi motivi.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

Il difensore lamentava principalmente tre vizi procedurali:

1. Violazione dei termini a comparire: Il decreto di citazione per il giudizio d’appello era stato notificato solo 22 giorni prima dell’udienza, in violazione del termine minimo di 40 giorni previsto dalla legge. Secondo la difesa, questa nullità non era stata eccepita prima perché il rito cartolare non prevedeva un’udienza con la partecipazione delle parti, rendendo il ricorso per cassazione la prima sede utile per farlo.
2. Errata qualificazione della sentenza: Si sosteneva che la sentenza di proscioglimento per prescrizione fosse stata pronunciata illegittimamente come una decisione “predibattimentale”.
3. Vizio di motivazione sulle statuizioni civili: La difesa contestava la conferma della condanna al risarcimento, ritenendo che si basasse unicamente sulle dichiarazioni non pienamente attendibili della parte civile, con presunte incongruenze orarie.

L’analisi della Corte sulla nullità a regime intermedio

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, concentrandosi in modo particolare sul primo motivo, il più rilevante dal punto di vista procedurale. I giudici hanno qualificato il mancato rispetto del termine a comparire come una nullità a regime intermedio. Questo tipo di nullità, a differenza di quelle assolute, deve essere eccepita entro termini precisi per non decadere.

Il punto centrale della decisione è l’individuazione del momento corretto per sollevare l’eccezione nel contesto del rito cartolare. La Corte ha stabilito che, anche in un procedimento scritto, la parte che riceve una notifica tardiva ha l’onere di rilevare il vizio alla prima occasione utile. In questo caso, la prima occasione era il deposito delle conclusioni scritte prima della decisione della Corte d’Appello. Non avendolo fatto, la difesa ha perso il diritto di far valere la nullità.

Le Motivazioni

La Corte ha motivato la sua decisione di inammissibilità analizzando punto per punto i motivi del ricorso.

Per quanto riguarda la nullità a regime intermedio, ha chiarito che il vizio riguardava l’instaurazione stessa del giudizio di appello e, avendo la difesa avuto piena contezza della notifica tardiva, avrebbe dovuto eccepire la nullità depositando conclusioni scritte ad hoc. Proporre la questione per la prima volta in Cassazione è stato ritenuto tardivo. La specialità del rito cartolare non elimina l’onere di diligenza processuale.

Sul secondo motivo, i giudici hanno semplicemente osservato che la sentenza non era affatto “predibattimentale”, ma una decisione ordinaria, emessa all’esito di un contraddittorio, sebbene svolto in forma scritta.

Infine, il terzo motivo è stato giudicato inammissibile perché chiedeva alla Cassazione una rivalutazione dei fatti e delle prove (come l’attendibilità di un testimone o la compatibilità degli orari), un’attività di “merito” che esula dalle competenze del giudice di legittimità, il cui compito è solo verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione.

Le Conclusioni

La sentenza 9618/2024 della Corte di Cassazione ribadisce due principi fondamentali della procedura penale.

In primo luogo, le nullità procedurali, specialmente quelle a regime intermedio, devono essere eccepite con la massima tempestività, alla prima occasione utile. Nel rito cartolare, questa occasione coincide con il deposito delle conclusioni scritte. Attendere il giudizio di cassazione per sollevare vizi noti sin dal grado precedente comporta l’inammissibilità del motivo.

In secondo luogo, viene confermata la netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Corte di Cassazione non è un “terzo grado” di giudizio sui fatti, ma un organo di controllo sulla corretta applicazione del diritto. Le richieste di rivalutare le prove sono, e rimangono, al di fuori del suo perimetro di competenza.

Quando va eccepita una nullità a regime intermedio, come il mancato rispetto dei termini a comparire?
Deve essere rilevata o dedotta entro i termini previsti dall’art. 180 cod. proc. pen., ovvero prima della deliberazione della sentenza del grado di giudizio in cui si è verificata. Se riguarda il giudizio d’appello, va eccepita prima della deliberazione della sentenza d’appello.

In un processo “cartolare” (scritto), qual è la prima occasione utile per sollevare un’eccezione di nullità?
Secondo la sentenza, la prima occasione utile per dedurre il vizio è il deposito delle conclusioni scritte, che è l’atto con cui la parte partecipa al contraddittorio nel rito cartolare.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove e i fatti di un caso?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito è limitato alla valutazione della corretta applicazione della legge e della tenuta logica della motivazione, non può effettuare una nuova valutazione della capacità dimostrativa delle prove o degli indizi raccolti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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