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Nullità 415 bis: la Cassazione e la mancata traduzione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso del PM contro un’ordinanza che aveva rilevato la nullità dell’avviso ex art. 415 bis c.p.p. per mancata traduzione a un imputato straniero. La Suprema Corte ha stabilito che tale provvedimento, pur causando una regressione del procedimento, non costituisce un atto abnorme e non genera una stasi processuale, rientrando nei poteri del giudice. La mancata traduzione dell’avviso di conclusione indagini configura una nullità procedurale.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Nullità 415 bis: Quando la Mancata Traduzione Ferma il Processo

L’avviso di conclusione delle indagini preliminari, disciplinato dall’articolo 415-bis del codice di procedura penale, è un atto fondamentale che garantisce il diritto di difesa. Ma cosa succede se questo atto non viene tradotto per un imputato straniero? La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, offre un chiarimento cruciale sulla nullità 415 bis e sulla natura del provvedimento del giudice che la dichiara, stabilendo che non si tratta di un atto abnorme. Analizziamo insieme questa importante decisione.

Il Fatto: Un Avviso Non Tradotto e il Ricorso del PM

Il caso trae origine da una decisione del Tribunale di Perugia. Durante un’udienza, il giudice aveva dichiarato la nullità del decreto di citazione a giudizio, nullità derivata da un vizio originario: la mancata traduzione dell’avviso di conclusione delle indagini ex art. 415 bis c.p.p. a un’imputata alloglotta (ovvero, che non parla la lingua italiana). Di conseguenza, il Tribunale aveva disposto la trasmissione degli atti al Pubblico Ministero per sanare il vizio.

Il Pubblico Ministero, ritenendo tale provvedimento del giudice ‘abnorme’, ovvero anomalo e al di fuori del sistema processuale, ha proposto ricorso per Cassazione, sostenendo che il giudice avesse ecceduto i propri poteri.

La Decisione della Cassazione sulla nullità 415 bis

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Pubblico Ministero, dichiarandolo inammissibile. La Suprema Corte ha chiarito che l’ordinanza con cui un giudice, rilevata la mancata traduzione dell’avviso ex art. 415 bis, ne dichiara la nullità e restituisce gli atti al PM, non costituisce un provvedimento abnorme.

Questo orientamento si basa sulla giurisprudenza più recente e consolidata, secondo cui un atto è abnorme solo quando provoca una stasi processuale insuperabile. Nel caso di specie, invece, la decisione del giudice causa una semplice regressione del procedimento, che può essere facilmente superata dal Pubblico Ministero attraverso la rinnovazione dell’atto nullo, ovvero notificando all’imputato l’avviso correttamente tradotto.

Le Motivazioni

La Corte ha spiegato che la decisione del Tribunale, pur potendo essere basata su un giudizio che il PM riteneva errato, rientra pienamente nell’ambito dei poteri riconosciuti al giudice dell’udienza. Il diritto dell’imputato straniero a comprendere gli atti che lo riguardano è una garanzia fondamentale del giusto processo. La mancata traduzione di un atto cruciale come l’avviso di conclusione delle indagini lede questo diritto, generando una nullità 415 bis che il giudice ha il dovere di rilevare.

Il provvedimento impugnato, quindi, non ha creato un’impasse procedurale. Al contrario, ha indicato la via per correggere un errore e garantire che il processo prosegua nel rispetto dei diritti della difesa. La restituzione degli atti al PM è la conseguenza logica e procedurale della dichiarazione di nullità, finalizzata a consentire la corretta ripartenza del procedimento dalla fase viziata.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione riafferma un principio di garanzia fondamentale: la tutela del diritto di difesa dell’imputato straniero prevale sulle mere esigenze di celerità processuale. Un’ordinanza che annulla un atto per mancata traduzione e dispone la regressione del procedimento non è un atto abnorme, ma un corretto esercizio della funzione giurisdizionale volto a ripristinare la legalità procedurale. Questa decisione consolida l’orientamento secondo cui la regressione, a differenza della stasi, non legittima il ricorso per abnormità, poiché il procedimento può e deve proseguire una volta sanato il vizio riscontrato.

La mancata traduzione dell’avviso di conclusione indagini (art. 415 bis c.p.p.) a un imputato straniero costituisce una nullità?
Sì, secondo quanto emerge dalla decisione, la mancata traduzione dell’avviso nella lingua nota all’imputato alloglotta costituisce una nullità originaria dell’atto stesso e, di conseguenza, una nullità derivata degli atti successivi come il decreto di citazione.

L’ordinanza del giudice che dichiara tale nullità e restituisce gli atti al PM è un provvedimento ‘abnorme’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che tale ordinanza non è abnorme perché, pur provocando una regressione del procedimento, non genera una stasi processuale insuperabile e rientra nei poteri riconosciuti al giudice per garantire il corretto svolgimento del processo.

Cosa succede al processo quando viene dichiarata la nullità dell’avviso 415 bis per mancata traduzione?
Il procedimento regredisce alla fase precedente la notifica dell’atto nullo. Gli atti vengono restituiti al Pubblico Ministero, il quale dovrà provvedere a notificare nuovamente l’avviso all’indagato, questa volta correttamente tradotto nella lingua a lui nota, per poi poter proseguire con l’azione penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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