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Notifica ordine di esecuzione: appello inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso contro un provvedimento di sorveglianza. La ricorrente sosteneva un difetto nella notifica dell’ordine di esecuzione, ma la Corte ha accertato che la notifica era avvenuta regolarmente a mani, rendendo infondate le doglianze e confermando la decisione impugnata.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica Ordine di Esecuzione: Quando l’Appello Diventa Inammissibile

La fase di esecuzione della pena è un momento cruciale nel procedimento penale, dove la formalità degli atti assume un’importanza decisiva. Una corretta notifica ordine di esecuzione è il presupposto fondamentale per garantire il diritto di difesa del condannato, consentendogli di attivare gli strumenti previsti dalla legge, come le istanze per le misure alternative alla detenzione. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione (n. 4148/2024) ci offre uno spunto di riflessione su quanto possa essere perentoria la prova di una notifica avvenuta regolarmente.

I Fatti del Caso

Una persona condannata in via definitiva si vedeva notificare un ordine di esecuzione con contestuale sospensione. Successivamente, presentava un’istanza per ottenere una misura alternativa alla detenzione. Il Tribunale di Sorveglianza, tuttavia, dichiarava l’istanza inammissibile a causa della mancanza, al suo interno, della dichiarazione o elezione di domicilio.

Contro questa decisione, la condannata proponeva ricorso per cassazione, basando le proprie doglianze su due motivi principali:
1. Un presunto vizio processuale, sostenendo che al momento della decisione del Tribunale di Sorveglianza non fosse ancora scaduto il termine per presentare l’istanza di affidamento.
2. L’illegittimità della dichiarazione di inammissibilità dell’istanza per un vizio formale (la mancata elezione di domicilio) senza un previo accertamento della sua effettiva conoscenza dell’ordine di esecuzione.

La Questione della validità della notifica ordine di esecuzione

Il cuore della controversia ruotava attorno alla prova della conoscenza, da parte della condannata, dell’ordine di esecuzione. La difesa sosteneva che il termine per agire non fosse decorso e che un vizio formale non potesse prevalere sul diritto sostanziale di richiedere una misura alternativa, specialmente in assenza di una prova certa della conoscenza dell’atto presupposto.

La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a verificare se, alla luce degli atti processuali, la notifica ordine di esecuzione fosse stata perfezionata e, di conseguenza, se le lamentele della ricorrente avessero fondamento.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, definendolo manifestamente infondato. L’analisi dei giudici è stata lineare e si è basata su un elemento fattuale inconfutabile emerso dagli atti.

Il primo motivo di ricorso è stato smontato grazie all’accesso, consentito alla Corte data la natura del vizio dedotto, agli atti del procedimento. Da questi è emerso chiaramente che l’ordine di esecuzione era stato notificato “a mani” della diretta interessata da parte della Stazione dei Carabinieri in data 16 dicembre 2020. Questa prova documentale ha reso del tutto infondato l’argomento secondo cui, alla data del provvedimento impugnato (20 settembre 2023), il termine per la proposizione dell’istanza non fosse ancora esaurito. La notifica diretta provava senza ombra di dubbio la piena conoscenza dell’atto da parte della condannata da quasi tre anni.

Di conseguenza, anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato inammissibile. La Corte ha spiegato che la manifesta infondatezza del primo motivo travolgeva logicamente anche il secondo. La censura relativa alla necessità di accertare l’effettiva conoscenza dell’ordine prima di dichiarare inammissibile l’istanza per un vizio formale perdeva ogni valore di fronte alla prova certa della “notifica a mani”. L’effettiva conoscenza, infatti, era già stata ampiamente dimostrata.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame ribadisce un principio fondamentale nella procedura penale: la certezza degli atti e delle notifiche. Una volta che la notifica ordine di esecuzione è provata in modo inequivocabile, come nel caso di una consegna “a mani” verbalizzata dai Carabinieri, diventa estremamente difficile per la difesa sostenere la mancata conoscenza dell’atto.

Questa decisione sottolinea l’importanza per i condannati e i loro difensori di agire tempestivamente e con la massima diligenza formale una volta ricevuto un ordine di esecuzione. Eventuali vizi formali nelle istanze successive, come la mancata elezione di domicilio, possono essere sanzionati con l’inammissibilità, soprattutto quando il presupposto della conoscenza dell’atto da cui scaturiscono i termini è solidamente provato. In sintesi, la forma diventa sostanza quando la conoscenza del procedimento è garantita e documentata.

Come viene considerata una notifica a mani dell’ordine di esecuzione?
La Corte di Cassazione la considera una prova inconfutabile dell’effettiva conoscenza dell’atto da parte del destinatario. Questo rende infondato qualsiasi argomento successivo basato sulla presunta ignoranza dell’ordine stesso.

La mancanza dell’elezione di domicilio può causare l’inammissibilità di un’istanza?
Sì, può essere causa di inammissibilità. Nel caso specifico, la Corte ha confermato la decisione poiché l’argomento principale della difesa, ovvero la mancata conoscenza dell’atto presupposto, era stato smentito dalla prova della notifica a mani.

Un ricorso basato su un presunto difetto di notifica ha successo se esiste la prova della consegna a mani?
No. Come chiarito dalla Corte, se dagli atti emerge la prova di una notifica regolarmente effettuata a mani del diretto interessato, il ricorso che lamenta un vizio procedurale legato alla mancata conoscenza è destinato ad essere dichiarato manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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