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Notifica irreperibile: quando è valida la procedura?

Un uomo condannato contesta un ordine di carcerazione a causa di una presunta notifica difettosa. La Corte di Cassazione respinge il ricorso, stabilendo che la procedura di notifica all’irreperibile è stata eseguita correttamente. Secondo i giudici, di fronte all’impossibilità oggettiva di rintracciare il condannato (già sfrattato e senza residenza o lavoro noti), le nuove ricerche effettuate sono state sufficienti per dichiararne l’irreperibilità e procedere con l’esecuzione della pena, bilanciando così le garanzie difensive con la necessità di non paralizzare la giustizia.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica irreperibile: la Cassazione chiarisce i limiti delle ricerche

La corretta procedura di notifica irreperibile a un condannato è un tema cruciale che bilancia il diritto di difesa con l’esigenza di dare esecuzione a una sentenza definitiva. Una recente pronuncia della Corte di Cassazione ha affrontato il caso di un ordine di carcerazione emesso nei confronti di una persona di fatto introvabile, stabilendo importanti principi sulla praticabilità delle ricerche necessarie a dichiarare l’irreperibilità.

I Fatti del Caso: Un Ordine di Carcerazione Contestato

La vicenda riguarda un uomo condannato a una pena detentiva con sentenza divenuta definitiva nel 2019. Nel giugno 2023, la Procura emetteva un ordine di esecuzione con contestuale decreto di sospensione. Tuttavia, i tentativi di notifica da parte della polizia giudiziaria fallivano: ad agosto 2023, un verbale di vane ricerche attestava l’impossibilità di individuare un luogo di dimora, di lavoro o di frequenza del soggetto, che risultava privo di permesso di soggiorno. Di conseguenza, la Procura emetteva un decreto di irreperibilità e, a novembre 2023, un nuovo ordine di carcerazione non sospeso.

La difesa del condannato impugnava tale provvedimento, sostenendo l’inefficacia dell’ordine di carcerazione a causa di vizi nella procedura di notifica.

I Motivi del Ricorso: Notifica Irreperibile e Vizi Procedurali

Il ricorso si basava su due argomentazioni principali:

1. Errata applicazione delle norme sulla notificazione: Secondo la difesa, la dichiarazione di irreperibilità emessa durante il processo di cognizione aveva perso efficacia con la sentenza. Pertanto, nella fase esecutiva si sarebbe dovuta avviare una nuova e completa procedura di notifica, tentando la consegna personale o presso la residenza, e solo in caso di fallimento, procedere con il deposito dell’atto presso la casa comunale, come previsto dall’art. 157 cod. proc. pen. L’omissione di questi passaggi avrebbe reso nulla la notifica.
2. Violazione delle norme sulle ricerche dell’irreperibile: Il ricorrente lamentava che non fossero state svolte nuove e cumulative ricerche nei luoghi previsti dall’art. 159 cod. proc. pen. (luogo di nascita, ultima residenza, ultima dimora). L’assenza di un verbale attestante tali nuove indagini avrebbe reso nullo il decreto di irreperibilità e, di conseguenza, l’ordine di carcerazione.

La Decisione della Corte sulla Notifica Irreperibile

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato e confermando la legittimità dell’operato del Giudice dell’esecuzione. I giudici hanno chiarito come le garanzie procedurali debbano essere contemperate con il principio di praticabilità.

Il Principio della Praticabilità Oggettiva delle Ricerche

Il punto centrale della decisione è il concetto di “oggettiva praticabilità” delle ricerche. La Corte ha ribadito che, sebbene le ricerche per la dichiarazione di irreperibilità debbano essere eseguite cumulativamente in tutti i luoghi indicati dalla legge, tale obbligo trova un limite logico nella loro concreta fattibilità. Nel caso specifico, trattandosi di un cittadino straniero, privo di permesso di soggiorno e non dedito ad attività lavorative note, l’espletamento di ulteriori e generalizzate ricerche sarebbe stato infruttuoso. In tali circostanze, è legittimo che il giudice basi il decreto di irreperibilità sulle informazioni fornite dalla polizia, che attestano l’assenza di notizie circa l’attuale luogo di residenza.

La Validità delle Ricerche Svolte

La Corte ha inoltre precisato che non si è fatto ricorso a una vecchia dichiarazione di irreperibilità. Al contrario, sono state compiute nuove ricerche finalizzate alla notifica dell’ordine di esecuzione, come dimostra il verbale del 28 agosto 2023. Questo atto, unito alla storia pregressa del condannato (già risultato irreperibile e sfrattato dalla sua ultima residenza nota), era sufficiente a dimostrare l’impossibilità di reperirlo, rendendo superfluo il tentativo di notifica mediante deposito in Comune, dato che non esisteva un’abitazione nota dove effettuare tale adempimento.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha motivato la sua decisione sottolineando che l’attivazione della procedura di irreperibilità ai sensi dell’art. 159 cod. proc. pen. è la corretta conseguenza quando i metodi di notifica ordinaria (art. 157) non sono esperibili. Se una persona è di fatto senza fissa dimora, essendo stata sfrattata e non avendo altri recapiti noti, diventa impossibile sia la consegna personale sia il deposito dell’atto presso una “casa comunale” di riferimento. In questo contesto, insistere su formalismi procedurali inattuabili significherebbe paralizzare l’esecuzione della pena. Le garanzie difensive sono pienamente rispettate se, prima di dichiarare l’irreperibilità, vengono effettuate ricerche serie e adeguate alla situazione concreta, come avvenuto nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza consolida un importante principio di diritto processuale: le garanzie per l’imputato e il condannato devono essere sempre assicurate, ma non possono tradursi in un ostacolo insormontabile per l’amministrazione della giustizia. La validità di una notifica irreperibile dipende dalla serietà e dalla praticabilità delle ricerche effettuate. Quando la situazione di fatto – come l’assenza di una residenza, di un lavoro e di un permesso di soggiorno – rende oggettivamente vane ulteriori indagini, la giustizia può e deve procedere sulla base degli elementi concretamente acquisiti, garantendo l’effettività della sanzione penale.

Quando è legittimo emettere un decreto di irreperibilità nella fase di esecuzione di una pena?
È legittimo quando, nonostante l’espletamento di nuove ricerche adeguate al caso concreto, risulta impossibile individuare un luogo di residenza, dimora o lavoro del condannato. L’obbligo di effettuare ricerche è condizionato dalla loro “oggettiva praticabilità”, specialmente se il soggetto non ha legami noti con il territorio.

Le ricerche per dichiarare un condannato irreperibile devono sempre essere svolte in tutti i luoghi previsti dalla legge?
In linea di principio sì, le ricerche dovrebbero essere cumulative. Tuttavia, la Corte specifica che questo obbligo è limitato dalla loro fattibilità concreta. Se le informazioni disponibili (es. assenza di permesso di soggiorno, nessuna attività lavorativa) rendono palesemente inutili alcune ricerche, il decreto di irreperibilità può basarsi su quelle ragionevolmente esigibili ed effettuate.

Una precedente dichiarazione di irreperibilità del processo di cognizione vale anche per la fase esecutiva?
No, la sentenza chiarisce che una dichiarazione di irreperibilità cessa i suoi effetti con la pronuncia della sentenza. Per la fase esecutiva, è necessario compiere nuove ricerche, come è avvenuto nel caso di specie con il verbale di vane ricerche redatto ad agosto 2023.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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