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Notifica irreperibile: limiti alle ricerche all’estero

Una cittadina straniera contesta un ordine di esecuzione, sostenendo la nullità della notifica per omesse ricerche all’estero. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, stabilendo che l’obbligo di ricerca per una notifica irreperibile è vincolato al criterio della ‘praticabilità oggettiva’. In assenza di un indirizzo estero specifico e noto alle autorità, ma solo del paese di nascita, non sussiste l’obbligo di effettuare ricerche in territorio straniero, rendendo valide le procedure di notifica eseguite.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica irreperibile all’estero: quando le ricerche non sono un obbligo?

La corretta notificazione degli atti giudiziari è un pilastro fondamentale del diritto di difesa. Ma cosa succede quando il destinatario è irreperibile, specialmente se si presume risieda all’estero? Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il tema della notifica irreperibile, definendo i confini dell’obbligo di ricerca a carico delle autorità. Il caso analizzato chiarisce che tale obbligo non è assoluto, ma è condizionato dal principio di ‘praticabilità oggettiva’, soprattutto quando mancano indirizzi specifici al di fuori del territorio nazionale.

I Fatti del Caso: Una Notifica Contestata

Una cittadina di origine rumena, destinataria di un ordine di esecuzione per pene concorrenti, proponeva ricorso sostenendo la nullità dell’atto. La sua tesi si fondava sulla violazione delle norme procedurali relative alla notifica. Secondo la difesa, le autorità non avevano espletato tutte le ricerche necessarie per rintracciarla, in particolare omettendo di effettuare accertamenti nel suo paese d’origine.

La ricorrente sosteneva che, al momento della sua prima identificazione anni prima, aveva esibito un documento d’identità rumeno che, a suo dire, conteneva l’indirizzo di residenza. Tale informazione, però, non era stata trascritta nel verbale di identificazione. Il Tribunale dell’esecuzione aveva inizialmente respinto l’istanza, affermando che era noto solo il luogo di nascita all’estero, ma non un indirizzo specifico, rendendo di fatto impraticabili ulteriori ricerche fuori dall’Italia.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla notifica irreperibile

La Suprema Corte, con la sentenza n. 4904/2024, ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione del giudice dell’esecuzione. Gli Ermellini hanno ribadito un orientamento consolidato: l’obbligo di effettuare nuove ricerche ai sensi dell’art. 159 del codice di procedura penale, prima di emettere un decreto di irreperibilità, non è illimitato.

Le Motivazioni della Sentenza

Il fulcro della decisione risiede nel concetto di oggettiva praticabilità. La Corte ha spiegato che non esiste un obbligo di disporre generiche ricerche all’estero per un soggetto di cui si ignora l’esatto recapito nella nazione di origine o residenza. Nel caso specifico, dagli atti processuali emergeva solo che la donna era nata in Romania e che, al momento dell’identificazione, si era dichiarata priva di fissa dimora in Italia. Non vi era alcuna traccia di un indirizzo di residenza rumeno.

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevante l’argomentazione difensiva basata su una deduzione (la presenza dell’indirizzo sul vecchio documento) e sulla produzione di una nuova carta d’identità, in quanto successiva ai fatti. L’affermazione secondo cui la polizia giudiziaria avrebbe potuto individuare l’indirizzo in Romania con ‘non meglio specificate attività ulteriori’ è stata giudicata generica e apodittica.

Ciò che conta, per la Corte, è che siano state effettuate tutte le ricerche necessarie presso i luoghi al momento conosciuti in base agli atti disponibili. Poiché mancava qualsiasi elemento concreto per localizzare la condannata all’estero, le ricerche svolte sono state ritenute sufficienti e la procedura di notifica irreperibile corretta.

Conclusioni: Il Principio di Praticabilità Oggettiva

Questa sentenza rafforza il principio secondo cui le garanzie processuali devono essere bilanciate con un criterio di ragionevolezza e praticabilità. L’obbligo di ricerca del destinatario di una notifica non può tradursi in un’attività investigativa sproporzionata e senza concrete possibilità di successo. Per attivare l’obbligo di ricerche all’estero, non basta la mera conoscenza della nazionalità o del luogo di nascita del soggetto; è necessario che dagli atti emergano elementi concreti, come un indirizzo specifico o un recapito, che rendano le ricerche effettivamente esperibili.

È sempre obbligatorio per l’autorità giudiziaria effettuare ricerche all’estero per notificare un atto a una persona irreperibile?
No. Secondo la sentenza, l’obbligo di effettuare ricerche all’estero non sussiste se si ignora l’esatto recapito della persona nella nazione di nascita o di residenza e non vi sono elementi concreti per rintracciarla. L’obbligo è condizionato dal requisito della ‘oggettiva praticabilità’.

La semplice conoscenza del luogo di nascita di una persona obbliga a effettuare ricerche in quel paese estero?
No. La Corte chiarisce che la sola conoscenza del paese di nascita, senza un indirizzo specifico o altri elementi utili al rintraccio, non è sufficiente a far scattare l’obbligo di disporre ricerche in quel territorio.

Un documento d’identità esibito in passato può essere usato per dedurre la residenza estera di una persona ai fini della notifica?
No, non se l’informazione non è stata formalmente trascritta negli atti. La Corte ha ritenuto l’argomento difensivo, basato sulla deduzione che il vecchio documento contenesse l’indirizzo, come insufficiente, in quanto non supportato da prove concrete presenti nel fascicolo processuale al momento delle ricerche.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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