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Notifica imputato: quando è valida al difensore?

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava l’omessa notifica personale del decreto di citazione in appello. La sentenza stabilisce che, qualora l’imputato risulti sconosciuto al domicilio eletto, la notifica imputato è correttamente e validamente eseguita presso il difensore, ai sensi dell’art. 161, comma 4, c.p.p. Viene sottolineata la responsabilità dell’imputato nel garantire la propria reperibilità.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica Imputato: Cosa Succede se Sei Irreperibile al Domicilio Eletto?

La corretta esecuzione della notifica all’imputato è un pilastro fondamentale del processo penale, poiché garantisce il diritto di difesa e la conoscenza del procedimento a proprio carico. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 9437/2024, offre chiarimenti cruciali su cosa accade quando l’imputato non viene trovato al domicilio che lui stesso ha indicato. La decisione sottolinea la diligenza richiesta all’accusato nel mantenere aggiornati i propri recapiti, pena la validità delle comunicazioni effettuate al suo difensore.

I Fatti del Caso

Un uomo, condannato in primo grado dal Tribunale di Cassino per il reato di resistenza a un pubblico ufficiale (art. 337 c.p.), proponeva appello. Il decreto di citazione per il giudizio di secondo grado veniva spedito presso il domicilio che l’imputato aveva eletto in precedenza: l’abitazione di sua madre. Tuttavia, la notifica non andava a buon fine, poiché l’uomo risultava ‘sconosciuto’ a quell’indirizzo.

Di fronte a questa impossibilità, la Corte di appello di Roma disponeva la rinnovazione della citazione, questa volta notificando l’atto direttamente al difensore, come previsto dalla procedura. L’imputato, tramite il suo legale, ha successivamente presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che la notifica fosse nulla. A suo dire, egli era facilmente rintracciabile, essendo stato detenuto per un periodo e successivamente reperibile presso un nuovo domicilio dichiarato al momento della scarcerazione.

La Questione Giuridica sulla Notifica all’Imputato

Il nucleo del ricorso si basava sulla presunta violazione delle norme sulla notifica all’imputato. La difesa sosteneva che, essendo lo stato di detenzione o il nuovo domicilio facilmente verificabili, la Corte d’appello avrebbe dovuto effettuare ulteriori ricerche prima di procedere con la notifica al difensore. Si contestava, in sostanza, l’applicazione dell’articolo 161, comma 4, del codice di procedura penale, ritenendola ingiusta in questo specifico contesto.

Questo articolo stabilisce che, se la notificazione nel domicilio eletto diventa impossibile, essa si esegue mediante consegna di copia dell’atto al difensore. La controversia verteva quindi sull’interpretazione del concetto di ‘impossibilità’ e sulla ripartizione degli oneri di reperibilità tra l’autorità giudiziaria e l’imputato stesso.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, dichiarandolo manifestamente infondato e quindi inammissibile. I giudici hanno confermato la piena correttezza dell’operato della Corte di appello, validando la procedura di notifica seguita. La decisione si fonda su un’attenta analisi degli atti processuali e sulla corretta applicazione delle norme procedurali.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono chiare e lineari. In primo luogo, i giudici hanno accertato che, al momento dell’emissione del decreto di citazione, l’imputato non era detenuto e l’unico indirizzo formalmente agli atti era il domicilio eletto presso l’abitazione della madre. Il tentativo di notifica a quell’indirizzo è fallito con la dicitura ‘sconosciuto’, rendendo di fatto impossibile la consegna personale.

A questo punto, scatta correttamente il meccanismo previsto dall’art. 161, comma 4, c.p.p. La legge non impone al giudice di svolgere indagini anagrafiche o di altra natura per rintracciare l’imputato che si è reso irreperibile al domicilio da lui stesso indicato. È onere dell’imputato comunicare ogni variazione del domicilio eletto. La Corte ha sottolineato che nel ricorso non veniva neanche specificato quale fosse il nuovo domicilio che si assumeva dichiarato al momento della scarcerazione.

Di conseguenza, la rinnovazione della citazione con notifica al difensore è stata ritenuta non solo legittima, ma l’unica via proceduralmente corretta da seguire. La Corte ha inoltre giudicato irrilevante la tardiva comunicazione di adesione all’astensione degli avvocati, in quanto presentata fuori termine e in un contesto di rito cartolare dove il difensore aveva già esercitato i suoi diritti depositando le conclusioni scritte.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: l’elezione di domicilio è un atto di responsabilità da parte dell’imputato, che comporta l’onere di garantire la propria reperibilità a quell’indirizzo. Se l’imputato si rende irreperibile, volontariamente o per negligenza, non può successivamente lamentare una violazione del suo diritto di difesa. La notifica al difensore funge da meccanismo di chiusura del sistema, assicurando che il processo possa proseguire senza paralizzarsi a causa dell’irreperibilità dell’accusato. Per gli imputati, la lezione è chiara: comunicare tempestivamente e formalmente ogni cambio di domicilio è essenziale per poter partecipare attivamente al processo e far valere le proprie ragioni.

Cosa succede se un imputato non viene trovato all’indirizzo di domicilio eletto?
Se la notifica presso il domicilio eletto risulta impossibile perché l’imputato è sconosciuto o irreperibile, la legge prevede che la notifica sia validamente eseguita mediante consegna di una copia dell’atto al suo difensore (art. 161, comma 4, c.p.p.).

È compito del giudice cercare l’imputato se non è reperibile al domicilio eletto?
No. Una volta eletto un domicilio, è onere dell’imputato garantire la propria reperibilità a quell’indirizzo e comunicare formalmente ogni eventuale variazione. Il giudice non è tenuto a svolgere ulteriori ricerche.

In un processo con rito cartolare (scritto), l’adesione di un avvocato a uno sciopero ha effetto?
Secondo la Corte, in un giudizio di cassazione celebrato con rito cartolare, l’istanza di rinvio per adesione a un’astensione collettiva è priva di effetti, specialmente se il difensore ha già esercitato i suoi diritti depositando le conclusioni scritte.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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