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Notifica domicilio eletto: valida se l’imputato è irreperibile

Un imputato ricorre in Cassazione lamentando l’invalidità della notifica dell’atto di citazione in appello, avvenuta presso il difensore anziché al domicilio eletto. La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile perché manifestamente infondato. È stato infatti accertato che la notifica al difensore era stata preceduta da un tentativo di notifica domicilio eletto, fallito per irreperibilità del destinatario, legittimando così la procedura alternativa.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica Domicilio Eletto: Quando è Legittima la Notifica al Difensore?

La corretta procedura di notificazione degli atti giudiziari è un pilastro fondamentale del diritto processuale, garantendo il diritto di difesa dell’imputato. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito i criteri di validità della notifica domicilio eletto, specificando in quali circostanze essa possa essere legittimamente eseguita presso il difensore. Questo principio è cruciale per comprendere la validità degli atti processuali e le conseguenze di una irreperibilità dell’imputato.

I Fatti del Caso Processuale

Il caso trae origine da una condanna emessa dal Tribunale di Isernia per il reato previsto dall’art. 337 del codice penale. La Corte di appello di Campobasso, in un secondo momento, aveva parzialmente riformato la sentenza, riducendo l’entità della pena.

Contro questa decisione, l’imputato ha proposto ricorso per Cassazione tramite il proprio difensore, sollevando un’unica questione di natura puramente procedurale. Secondo la difesa, la notifica del decreto di citazione per il giudizio di appello era da considerarsi inesistente, e quindi nulla, poiché eseguita direttamente presso lo studio del difensore e non all’indirizzo che l’imputato aveva formalmente indicato come domicilio eletto.

La Questione della Notifica a Domicilio Eletto

Il ricorrente sosteneva la violazione dell’articolo 161, comma 4, del codice di procedura penale. A suo dire, la Corte di appello avrebbe dovuto prima accertare l’impossibilità di notificare l’atto presso il domicilio eletto e solo successivamente procedere con la notifica al difensore. La difesa aveva anche presentato note scritte alla Corte territoriale per sollevare la questione, ma senza ricevere una risposta specifica sul punto.

La tesi difensiva si basava sull’assunto che la notifica fosse stata effettuata direttamente al legale senza un preventivo tentativo fallito presso l’indirizzo dichiarato, rendendo così l’atto insanabilmente viziato e compromettendo il diritto di difesa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha giudicato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. Grazie alla natura procedurale del vizio lamentato (il cosiddetto vitium in procedendo), i giudici hanno avuto la facoltà di esaminare direttamente gli atti del fascicolo processuale.

Dall’analisi è emerso un quadro diverso da quello prospettato dal ricorrente. La notifica al difensore non era stata la prima scelta, ma l’esito di una procedura corretta. In precedenza, era stato effettuato un tentativo di notifica a mezzo posta presso il domicilio eletto dall’imputato. Tale tentativo, però, aveva avuto esito negativo a causa della ‘irreperibilità del destinatario’.

È proprio questo fallimento a legittimare, secondo la legge e la consolidata giurisprudenza delle Sezioni Unite, il passaggio successivo: la notifica presso il difensore di fiducia. La Corte ha stabilito che, una volta accertata l’impossibilità di raggiungere l’imputato al domicilio scelto, la notifica nelle mani del suo legale è non solo consentita, ma costituisce la procedura corretta per garantire la prosecuzione del giudizio.

Le Conclusioni

La decisione della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale in materia di notificazioni penali: l’elezione di domicilio comporta per l’imputato un onere di diligenza nel garantire la propria reperibilità. Qualora il tentativo di notifica presso tale indirizzo fallisca per irreperibilità, si attiva un meccanismo sussidiario previsto dalla legge a tutela sia dell’efficienza del processo sia, in ultima analisi, della difesa tecnica.

La sentenza chiarisce che la notifica al difensore ai sensi dell’art. 161, comma 4, c.p.p. è pienamente valida se preceduta da un tentativo infruttuoso presso il domicilio eletto. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria alla Cassa delle ammende, a causa della manifesta infondatezza dei motivi proposti.

Quando è valida la notifica presso il difensore invece che al domicilio eletto dall’imputato?
È valida quando un precedente tentativo di notifica presso il domicilio eletto ha avuto esito negativo a causa dell’irreperibilità del destinatario, come accertato dagli atti processuali.

Cosa ha verificato la Corte di Cassazione per decidere sul ricorso?
La Corte, potendo esaminare direttamente gli atti del procedimento, ha verificato che la notifica al difensore era stata effettivamente preceduta da un tentativo di notifica a mezzo posta presso il domicilio eletto, risultato vano per irreperibilità del destinatario.

Quali sono le conseguenze per un ricorso giudicato manifestamente infondato?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. Il ricorrente è condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro a favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver avviato un’impugnazione priva di fondamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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