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Notifica conclusioni PM: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che lamentava una violazione del diritto di difesa. La questione verteva sulla notifica delle conclusioni del PM avvenuta prima della citazione in giudizio d’appello. La Corte ha stabilito che tale irregolarità procedurale non invalida l’atto se non viene dimostrato un concreto pregiudizio per la difesa, la quale manteneva intatta la facoltà di replicare e chiedere la trattazione orale.

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Pubblicato il 17 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica Conclusioni PM: Quando l’Irregolarità non Viola la Difesa

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 34040 del 2024, affronta una questione procedurale di grande interesse: cosa accade se la notifica conclusioni PM avviene prima della rituale citazione in giudizio dell’imputato? Questa anomalia procedurale è sufficiente a invalidare il processo per violazione del diritto di difesa? La Suprema Corte fornisce una risposta chiara, privilegiando la sostanza sulla forma.

I Fatti del Processo

Il caso nasce dal ricorso di un imputato, condannato in appello per resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. La difesa sollevava un’eccezione di nullità basata su una specifica circostanza: le conclusioni scritte del Procuratore Generale presso la Corte d’Appello erano state depositate e comunicate alla difesa prima che all’imputato e al suo difensore venisse notificato il decreto di citazione per l’udienza. Questo era accaduto a causa di un rinvio della prima udienza, motivato proprio dalla mancata notifica della citazione. Secondo la tesi difensiva, le conclusioni avrebbero dovuto essere riformulate e ricomunicate solo dopo la corretta instaurazione del contraddittorio, pena la violazione delle prerogative difensive.

La Questione Giuridica sulla Notifica Conclusioni PM

Il fulcro del ricorso risiede nell’interpretazione del corretto svolgimento della dinamica processuale. La difesa sosteneva che la notifica conclusioni PM rappresenta un momento cruciale che deve necessariamente seguire la costituzione del rapporto processuale, garantita dalla notifica della citazione a giudizio (la cosiddetta vocatio in ius). Una comunicazione anticipata, secondo questa prospettiva, stravolgerebbe l’ordine logico e giuridico degli atti, impedendo alla difesa di interloquire su una base processuale correttamente formata. Si prospettava, quindi, una nullità insanabile per violazione del diritto di difesa.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto la tesi difensiva, dichiarando il ricorso manifestamente infondato e quindi inammissibile. Il ragionamento dei giudici si basa su un principio di effettività e non lesività.

Anzitutto, la Corte riconosce che, in linea di principio, le conclusioni del Pubblico Ministero dovrebbero arrivare dopo l’instaurazione del contraddittorio. Tuttavia, l’inversione temporale verificatasi nel caso di specie, pur essendo ‘irrituale’, non ha inciso in alcun modo sulle prerogative difensive dell’imputato.

I giudici spiegano che il difensore, avendo ricevuto le conclusioni della pubblica accusa in anticipo, era pienamente a conoscenza della posizione avversaria. Questa conoscenza anticipata non gli ha precluso alcuna facoltà: avrebbe potuto tranquillamente instare per la trattazione orale del giudizio o depositare le proprie memorie e conclusioni in replica, nei nuovi termini fissati per l’udienza rinviata. In sostanza, l’atto della pubblica accusa, sebbene trasmesso prematuramente, ha assunto il valore di una memoria depositata prima del dibattimento, destinata ad essere discussa nel pieno contraddittorio tra le parti.

La Corte sottolinea che non si individua alcuna valida ragione per cui l’atto dovesse essere ‘ribadito’ formalmente dopo la notifica della citazione. La difesa aveva già tutti gli elementi e, soprattutto, tutto il tempo per elaborare la propria strategia, rispettando pienamente le proprie prerogative.

Le Conclusioni

La sentenza stabilisce un principio importante: un’irregolarità procedurale, come una notifica conclusioni PM anticipata, non determina automaticamente la nullità del procedimento se non si traduce in un concreto e dimostrabile pregiudizio per il diritto di difesa. Se la difesa viene comunque messa in condizione di conoscere gli atti e di esercitare pienamente le proprie facoltà (replicare, chiedere l’oralità, concludere), l’anomalia formale viene declassata a mera irregolarità non invalidante. La decisione, quindi, riafferma un approccio pragmatico che guarda alla sostanza dei diritti piuttosto che al mero formalismo degli adempimenti procedurali, concludendo con la dichiarazione di inammissibilità del ricorso e la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della cassa delle ammende.

La comunicazione delle conclusioni del PM prima della notifica della citazione in appello è causa di nullità?
No, secondo questa sentenza, tale circostanza è una mera irregolarità procedurale se non comporta un concreto pregiudizio al diritto di difesa, ovvero se la difesa ha comunque la possibilità di conoscere le conclusioni e di replicare adeguatamente.

Quali facoltà conservava la difesa nonostante la notifica anticipata?
La difesa conservava pienamente la facoltà di instare per la trattazione orale del processo e di depositare le proprie conclusioni in replica, sfruttando i nuovi termini derivanti dalla fissazione della nuova udienza.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, in quanto manifestamente infondato, e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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