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Notifica all’imputato: valida al difensore se irreperibile

La Corte di Cassazione ha stabilito la validità della notifica di una sentenza effettuata presso il difensore di fiducia, dopo un tentativo fallito di consegna presso il domicilio dichiarato dall’imputato. Il ricorso dell’imputato, basato sull’asserita violazione delle nuove norme procedurali (Riforma Cartabia) e sull’erroneità della relazione dell’ufficiale giudiziario, è stato respinto. La Corte ha chiarito che si applicano le norme vigenti al momento dell’atto (principio del ‘tempus regit actum’) e che la relazione di notifica ha un’efficacia probatoria privilegiata per i fatti direttamente accertati dall’ufficiale, superabile solo dimostrando la falsità dell’atto.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica all’imputato: quando è valida se consegnata al difensore?

La corretta notifica all’imputato degli atti giudiziari è un pilastro fondamentale del processo penale, garantendo il diritto di difesa. Ma cosa accade se l’imputato non viene trovato presso il domicilio dichiarato? Una recente sentenza della Corte di Cassazione chiarisce la validità della notifica effettuata al difensore e affronta l’impatto delle nuove normative introdotte dalla Riforma Cartabia sui procedimenti in corso.

I Fatti del Caso

Un imputato si vedeva notificare una sentenza di condanna non direttamente, ma presso il suo avvocato di fiducia. Questa modalità era stata scelta dopo che l’ufficiale giudiziario, recatosi presso il domicilio dichiarato dall’imputato, non era riuscito a rintracciarlo, attestando nella sua relazione (la cosiddetta relata di notifica) che il nominativo non compariva sui citofoni né sulle cassette postali e che risultava sconosciuto ai vicini.

L’imputato, ritenendo la notifica nulla e il titolo esecutivo inefficace, proponeva ricorso. Sosteneva due punti principali:
1. La procedura seguita violava le nuove norme della Riforma Cartabia (d.lgs. 150/2022), che avrebbero imposto nuove ricerche prima di poter notificare all’avvocato.
2. La relazione dell’ufficiale giudiziario era erronea, in quanto egli risiedeva stabilmente a quell’indirizzo, come dimostrato da vari documenti.

Il giudice dell’esecuzione rigettava l’istanza e il caso approdava dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e le Motivazioni

La Suprema Corte ha respinto il ricorso, confermando la validità della notifica effettuata al difensore. Le motivazioni si fondano su due principi cardine della procedura penale.

Applicazione della Legge nel Tempo: il Principio ‘Tempus Regit Actum’ e la Notifica all’imputato

Il primo motivo di ricorso si basava sull’impatto della Riforma Cartabia. La Corte ha però chiarito che le nuove disposizioni in materia di notificazioni non potevano applicarsi al caso di specie. Il principio che governa gli atti processuali è quello del tempus regit actum, secondo cui ogni atto è regolato dalla legge in vigore nel momento in cui viene posto in essere.

Poiché la fase delle indagini preliminari e la dichiarazione di domicilio dell’imputato si erano svolte prima dell’entrata in vigore della riforma (30 dicembre 2022), l’intero procedimento di notifica rimaneva disciplinato dalla normativa precedente. Di conseguenza, riscontrata l’impossibilità di notificare presso il domicilio dichiarato, era corretto procedere con la notifica presso il difensore ai sensi dell’art. 161, comma 4, del codice di procedura penale nel testo allora vigente.

L’Efficacia Probatoria della Relata di Notifica

Il secondo punto cruciale riguardava la contestazione della veridicità di quanto attestato dall’ufficiale giudiziario. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la relata di notifica è un atto pubblico che gode di efficacia probatoria privilegiata (fidefacienza).

Questo significa che tutto ciò che l’ufficiale giudiziario attesta di aver fatto o visto personalmente (come recarsi a un indirizzo, verificare l’assenza di nomi su citofoni e cassette postali) fa piena prova fino a querela di falso. Non è sufficiente produrre documenti come certificati di residenza o bollette per smentire queste attestazioni, in quanto tali documenti non provano la presenza fisica dell’imputato in un dato momento.

La Corte ha specificato che l’impossibilità di notifica che legittima la consegna al difensore non richiede una irreperibilità assoluta, ma può essere integrata anche da una temporanea assenza o da una non agevole individuazione del luogo specifico. L’esito negativo del tentativo, attestato dall’ufficiale giudiziario, era quindi sufficiente a rendere valida la procedura alternativa.

Conclusioni

La sentenza riafferma tre importanti lezioni pratiche:
1. Principio di irretroattività: Le riforme processuali, salvo espressa previsione contraria, non si applicano retroattivamente. Gli atti del procedimento restano disciplinati dalla legge in vigore al momento del loro compimento.
2. Valore della relata di notifica: La relazione dell’ufficiale giudiziario ha un peso probatorio molto forte. Per contestarla efficacemente non basta fornire prove documentali contrarie, ma è necessario intraprendere il complesso procedimento della querela di falso, dimostrando che il pubblico ufficiale ha attestato il falso.
3. Onere dell’imputato: È onere dell’imputato comunicare tempestivamente ogni variazione del domicilio dichiarato per assicurarsi di ricevere correttamente le notifiche. Un fallito tentativo di notifica per cause a lui imputabili (come l’assenza o la difficoltà di reperimento) può legittimare la notifica al difensore, con tutte le conseguenze sulla decorrenza dei termini per le impugnazioni.

Se la notifica all’imputato fallisce al domicilio dichiarato, è valida quella fatta al difensore?
Sì, è valida. Secondo la normativa applicabile al caso e confermata dalla Cassazione, qualora la notificazione presso il domicilio dichiarato dall’imputato risulti impossibile (anche per assenza temporanea o difficoltà di reperimento), la procedura prevede legittimamente la notifica mediante consegna di copia dell’atto al difensore di fiducia.

Le nuove regole di notifica della Riforma Cartabia si applicano ai processi già in corso?
No, di regola non si applicano retroattivamente. La Corte ha applicato il principio ‘tempus regit actum’, secondo cui gli atti processuali sono disciplinati dalla legge in vigore al momento del loro compimento. Pertanto, se la fase procedimentale in cui è stato dichiarato il domicilio si è svolta prima della riforma, continuano ad applicarsi le vecchie regole.

Come si può contestare la relazione di un ufficiale giudiziario che attesta l’impossibilità di notificare un atto?
La relazione di notifica (relata) è un atto pubblico con efficacia probatoria privilegiata (fidefacienza) per i fatti che l’ufficiale attesta di aver compiuto o constatato personalmente. Per contestarla non è sufficiente produrre prove documentali (es. certificato di residenza), ma è necessario avviare un procedimento di querela di falso per dimostrare che l’ufficiale ha commesso un reato attestando circostanze non veritiere.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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