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Notifica al difensore: valida se l’imputato è all’estero?

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla notifica di un decreto di cumulo pene a un soggetto resosi irreperibile. La Corte ha stabilito che la notifica al difensore è valida se l’imputato aveva precedentemente eletto domicilio in Italia, anche se si sospetta sia tornato nel suo paese d’origine. Non è necessario attivare ricerche all’estero in queste circostanze. Tuttavia, ha annullato la decisione del giudice dell’esecuzione per non aver acquisito d’ufficio il provvedimento di revoca di una sospensione condizionale della pena, atto fondamentale per determinare la pena esatta da scontare.

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Pubblicato il 22 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Notifica al Difensore: la Cassazione fa chiarezza sulla sua validità per l’imputato all’estero

La corretta comunicazione degli atti giudiziari è un pilastro del giusto processo. Ma cosa succede se l’imputato si rende irreperibile in Italia e si presume sia tornato nel suo paese d’origine? La notifica al difensore è sufficiente o bisogna attivare complesse procedure di ricerca internazionale? Con la sentenza n. 21915/2024, la Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti su questo tema, bilanciando le garanzie difensive con l’esigenza di efficienza del sistema giudiziario.

I Fatti del Caso: Notifica e Pena Sospesa

Il caso riguarda un cittadino straniero condannato con più sentenze. Al momento di eseguire la pena cumulata, il Pubblico Ministero lo dichiarava irreperibile, non avendolo trovato in Italia, e procedeva alla notifica del provvedimento al suo difensore d’ufficio. La difesa ha contestato questa procedura davanti al Tribunale in funzione di giudice dell’esecuzione, sostenendo due punti principali:
1. La dichiarazione di irreperibilità era nulla perché, essendo noto il suo luogo di nascita all’estero (Odessa, Ucraina), le autorità avrebbero dovuto estendere le ricerche anche lì prima di procedere con la notifica al difensore.
2. Parte della pena in esecuzione derivava da una sentenza che aveva concesso la sospensione condizionale. Negli atti mancava, però, il provvedimento che revocava tale beneficio, rendendo illegittima l’esecuzione di quella frazione di pena.

Il Tribunale di Milano rigettava entrambe le istanze, ritenendo legittima la procedura di notifica e osservando che l’ordinanza di revoca non era presente nel fascicolo.

La Decisione della Cassazione: Analisi dei Motivi di Ricorso

La Suprema Corte ha analizzato separatamente i due motivi di ricorso, giungendo a una decisione ‘bifronte’: ha respinto il primo motivo ma accolto il secondo.

L’Irreperibilità e la validità della Notifica al difensore

Sul primo punto, la Cassazione ha dichiarato infondato il ricorso. Secondo gli Ermellini, le norme sulla notifica all’estero (art. 169 c.p.p.) non si applicano automaticamente. Se l’imputato ha avuto notizia del procedimento e, soprattutto, ha eletto domicilio in Italia (in questo caso, presso il suo difensore), crea un canale di comunicazione privilegiato. Qualora questo domicilio diventi inidoneo e l’imputato si renda irreperibile sul territorio nazionale, la legge (art. 161, comma 4, c.p.p.) prevede che la notifica venga effettuata mediante consegna di copia al difensore. Non emerge da alcuna norma l’obbligo per il Pubblico Ministero di attivare ricerche all’estero in un momento successivo al giudicato, specialmente in presenza di una precedente e consapevole elezione di domicilio in Italia.

Il Dovere del Giudice sull’Ordine di Revoca della Pena Sospesa

Sul secondo motivo, invece, la Corte ha dato ragione alla difesa. Il giudice dell’esecuzione ha il preciso dovere di verificare la piena legittimità del titolo esecutivo, ovvero dell’ordine che dispone la carcerazione. Questa verifica non riguarda solo l’esistenza della sentenza (‘an’), ma anche la sua esatta quantificazione (‘quantum’). La revoca della sospensione condizionale è un atto fondamentale che incide direttamente sul ‘quantum’ della pena da scontare. La sua semplice assenza dal fascicolo non può essere una scusa per non decidere. Al contrario, il giudice ha il potere-dovere, ai sensi dell’art. 666, comma 5, c.p.p., di acquisire d’ufficio tutti i documenti necessari per una decisione completa, inclusa l’ordinanza di revoca.

Le Motivazioni della Corte

La Corte ha tracciato una netta distinzione tra i due aspetti procedurali. Per quanto riguarda la notifica, ha prevalso il principio di auto-responsabilità dell’imputato che, eleggendo domicilio, si assume l’onere di mantenere attivi i canali di comunicazione con la giustizia italiana. La sua successiva irreperibilità non può paralizzare il procedimento esecutivo né imporre allo Stato ricerche complesse e non previste dalla legge in questa fase.

Per quanto riguarda la pena sospesa, il principio guida è quello della legalità della pena. Nessuno può scontare un solo giorno di carcere in più di quanto strettamente previsto dalla legge e formalizzato in un provvedimento giudiziario. Il giudice dell’esecuzione è il garante di questo principio e deve svolgere un’istruttoria completa, anche acquisendo d’ufficio i documenti mancanti, per assicurare che la pena eseguita sia legittima in ogni sua parte. La decisione impugnata è stata quindi annullata su questo punto perché il giudice si era limitato a constatare la mancanza del documento, senza attivarsi per reperirlo.

Conclusioni

La sentenza chiarisce due importanti principi della fase esecutiva. In primo luogo, la notifica al difensore per l’imputato irreperibile che aveva eletto domicilio in Italia è pienamente valida e non richiede preventive ricerche all’estero. In secondo luogo, il giudice dell’esecuzione ha un ruolo attivo e non meramente notarile: deve accertare con completezza tutti gli elementi che determinano la pena da scontare, acquisendo d’ufficio gli atti necessari. La decisione è stata quindi annullata con rinvio al Tribunale di Milano, che dovrà ora reperire l’ordinanza di revoca e ricalcolare la pena di conseguenza.

La notifica al difensore è valida se l’imputato, dopo aver eletto domicilio in Italia, si rende irreperibile e si presume sia all’estero?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che se l’imputato ha avuto conoscenza del procedimento e ha eletto domicilio in Italia, in caso di successiva irreperibilità sul territorio nazionale la notifica è legittimamente effettuata mediante consegna al difensore, senza che sia necessario avviare ricerche all’estero.

Il Pubblico Ministero è obbligato a cercare un condannato nel suo paese d’origine se questo è noto?
No. Secondo la sentenza, in fase esecutiva e a fronte di una precedente elezione di domicilio in Italia da parte dell’imputato, non esiste un obbligo di legge che imponga al Pubblico Ministero di attivare le ricerche in territorio estero.

Cosa deve fare il giudice dell’esecuzione se un documento cruciale per calcolare la pena, come la revoca di una sospensione condizionale, manca nel fascicolo?
Il giudice non può semplicemente constatare la sua assenza. Ha il dovere di realizzare una ricognizione completa e, ai sensi dell’art. 666 comma 5 c.p.p., deve attivarsi per acquisire d’ufficio il provvedimento mancante, poiché da esso dipende la corretta determinazione della pena eseguibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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