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Nesso causale incidente stradale: la colpa del trattore

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna per omicidio colposo a carico del conducente di un trattore che, svoltando a sinistra, aveva causato un incidente mortale con un motociclo. Secondo la Corte, l’eccessiva velocità del motociclista, sebbene imprudente, non è stata considerata un evento anomalo e imprevedibile tale da interrompere il nesso causale incidente stradale con la manovra negligente del conducente del trattore, il quale aveva omesso di usare la massima prudenza e di dare la precedenza.

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Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale

Nesso causale incidente stradale: quando la colpa di uno non esclude quella dell’altro

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 1718 del 2024, affronta un tema cruciale nella gestione degli incidenti stradali: la ripartizione della responsabilità e il nesso causale incidente stradale. La pronuncia chiarisce che la condotta gravemente imprudente di una vittima, come l’eccessiva velocità, non è sufficiente a escludere la colpa di un altro conducente che ha compiuto una manovra pericolosa.

I fatti del processo

Il caso riguarda un tragico incidente avvenuto su una strada statale. Il conducente di un trattore con rimorchio ha intrapreso una svolta a sinistra a bassa velocità per immettersi in una strada sterrata, senza avere il diritto di precedenza. Nel fare ciò, ha occupato la corsia opposta, da cui proveniva un motociclo.

L’impatto è stato inevitabile: la moto ha urtato lo spigolo posteriore del rimorchio. A seguito di ulteriori collisioni con altre auto, il motociclista è deceduto. Le perizie tecniche hanno stabilito che al momento del primo impatto la moto viaggiava a circa 128 km/h, mentre il trattore procedeva a 15 km/h. Il conducente del trattore è stato condannato per omicidio colposo nei primi due gradi di giudizio.

I motivi del ricorso e il nesso causale incidente stradale

La difesa del conducente del trattore ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo due argomenti principali. In primo luogo, ha affermato che la ricostruzione della dinamica era viziata, poiché la moto era così lontana al momento dell’inizio della manovra da non costituire un pericolo. In secondo luogo, ha sostenuto che l’altissima velocità del motociclista rappresentava una causa unica, anomala ed imprevedibile dell’incidente, tale da interrompere il nesso causale incidente stradale con la propria condotta.

Secondo la difesa, il comportamento della vittima era talmente eccezionale da essere l’unica vera causa della sua morte, rendendo irrilevante la violazione del codice della strada commessa dal proprio assistito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la condanna. I giudici hanno chiarito che, sebbene vi fossero diverse valutazioni tecniche sulle distanze e sulla visibilità, un punto era incontrovertibile: il conducente del trattore aveva intrapreso una manovra di svolta a sinistra in condizioni di non completa sicurezza, integrando un chiaro profilo di colpa.

La Corte ha specificato che la condotta colposa della vittima (l’elevatissima velocità) non interrompe il nesso causale incidente stradale quando non è qualificabile come atipica ed eccezionale. In altre parole, l’alta velocità, per quanto illecita e pericolosa, è un comportamento purtroppo prevedibile nella circolazione stradale. Di conseguenza, chi effettua una manovra pericolosa, come una svolta a sinistra, ha il dovere di prevedere anche l’imprudenza altrui e di usare la massima cautela.

I giudici hanno anche respinto l’applicazione della cosiddetta ‘precedenza di fatto’, che sussiste solo quando un veicolo può attraversare un incrocio con tale anticipo da non costringere gli altri a manovre di emergenza. In questo caso, la manovra del trattore non era avvenuta in condizioni di assoluta sicurezza. Viene così temperato il ‘principio dell’affidamento’, secondo cui l’utente della strada è responsabile anche del comportamento imprudente altrui, se questo rientra nei limiti della prevedibilità.

Le conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale della sicurezza stradale: la responsabilità di chi compie una manovra potenzialmente pericolosa è molto elevata. Non ci si può difendere invocando semplicemente la violazione commessa da un altro utente della strada, a meno che tale violazione non sia talmente eccezionale e imprevedibile da costituire l’unica causa dell’evento. L’alta velocità di un veicolo, sebbene fattore concorrente, non rientra di per sé in questa categoria. La decisione sottolinea che la prudenza non è mai troppa, specialmente quando si eseguono manovre che intersecano la traiettoria di altri veicoli.

La velocità eccessiva della vittima esclude sempre la colpa del conducente che ha causato l’incidente?
No. Secondo la sentenza, la condotta colposa della vittima, come l’alta velocità, non interrompe il nesso causale e non esclude la colpa dell’altro conducente, a meno che tale comportamento non sia qualificabile come atipico, eccezionale e imprevedibile. L’alta velocità, pur essendo illecita, è considerata un rischio prevedibile nella circolazione stradale.

Cos’è la ‘precedenza di fatto’ e quando si applica in un incidente stradale?
La ‘precedenza di fatto’ si verifica quando un veicolo, pur non avendo il diritto di precedenza, si presenta a un incrocio con un anticipo tale da poterlo attraversare in assoluta sicurezza, senza costringere chi ha la precedenza a effettuare manovre di emergenza, rallentare bruscamente o fermarsi. Nel caso esaminato, la Corte ha ritenuto che non sussistessero tali condizioni di sicurezza.

Il conducente di un veicolo può sempre fare affidamento sul comportamento corretto degli altri utenti della strada?
No, il principio dell’affidamento non è assoluto. La sentenza chiarisce che questo principio trova un limite nel principio opposto, secondo cui l’utente della strada è responsabile anche del comportamento imprudente altrui, purché questo rientri nel limite della prevedibilità in base alle circostanze concrete.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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