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Ne bis in idem processuale: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato che aveva riproposto un’istanza di nullità già rigettata in precedenza. La decisione si fonda sul principio del ne bis in idem processuale, che impedisce di presentare più volte la stessa richiesta senza introdurre nuovi elementi di prova o argomentazioni. Il ricorso è stato considerato una mera reiterazione del precedente, privo di qualsiasi ‘novum’, e di conseguenza l’appellante è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem processuale: perché non si può riproporre la stessa istanza

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 4605 del 2024, offre un importante chiarimento sul ne bis in idem processuale. Questo principio, spesso associato al divieto di essere processati due volte per lo stesso reato, ha una valenza più ampia che si estende anche alle dinamiche interne del processo. La sentenza in esame sottolinea come non sia possibile riproporre all’infinito la stessa istanza, una volta che questa sia già stata rigettata, a meno che non emergano elementi di novità.

Il caso: la reiterazione di un’istanza di nullità

La vicenda nasce dal ricorso di un imputato contro un’ordinanza della Corte di Appello di Torino. L’imputato aveva richiesto la declaratoria di nullità di una sentenza di condanna emessa nei suoi confronti, sostenendo di non aver mai avuto conoscenza del processo a suo carico. Secondo la sua tesi, all’epoca dei fatti era detenuto e aveva interrotto i rapporti con il suo difensore di fiducia, presso cui aveva eletto domicilio, non ricevendo quindi alcuna notifica, inclusa quella del decreto di citazione a giudizio.

Tuttavia, la Corte di Appello aveva dichiarato inammissibile tale istanza, rilevando come fosse una semplice riproposizione di una richiesta identica, già presentata e rigettata circa un anno prima. L’ordinanza impugnata evidenziava che l’istante non aveva aggiunto alcun nuovo elemento rispetto a quanto già dedotto e valutato in precedenza.

L’applicazione del ne bis in idem processuale

Il ricorrente, tramite il suo difensore, ha presentato ricorso per cassazione, lamentando una violazione di legge. Sosteneva di aver prodotto documentazione idonea a dimostrare l’interruzione del rapporto fiduciario con il precedente legale e la sua conseguente mancata conoscenza del processo.

La Corte di Cassazione, tuttavia, ha ritenuto il ricorso inammissibile. Il punto cruciale della decisione risiede nella genericità delle argomentazioni difensive. Il ricorso, infatti, non specificava quale fosse questa nuova documentazione, né in che modo potesse costituire un novum (un elemento di novità) rispetto a quanto già esaminato e respinto dalla Corte di Appello nella precedente ordinanza.

La Suprema Corte ha quindi richiamato la regola del ne bis in idem processuale, affermando che essa presenta un carattere generale all’interno dell’ordinamento. Questo principio si applica non solo al giudizio di merito, ma anche alle procedure di esecuzione, a quelle sulla libertà personale e a ogni forma di impugnazione, riesame o revoca. La sua funzione è quella di garantire la tassatività dei mezzi di impugnazione e la stabilità delle decisioni giudiziarie, evitando che una questione già decisa possa essere riproposta senza limiti.

La decisione della Corte di Cassazione

Le motivazioni

La Corte ha stabilito che il ricorso ometteva ogni serio confronto con la motivazione del provvedimento impugnato. Non venivano fornite ragioni valide per cui la nuova istanza non dovesse essere considerata una mera reiterazione di quella precedente. Di fronte a una richiesta che si limita a ripetere argomenti già valutati e respinti, senza l’introduzione di nuovi fatti o prove rilevanti (il cosiddetto novum), il giudice non può che dichiararla inammissibile.

Le conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha dichiarato l’inammissibilità del ricorso. In applicazione dell’art. 616 del codice di procedura penale, ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle Ammende. Questa sentenza ribadisce con forza un principio cardine della procedura penale: gli strumenti processuali non possono essere utilizzati in modo dilatorio o abusivo per ritentare all’infinito di ottenere un risultato favorevole sulla base delle medesime argomentazioni.

È possibile presentare più volte la stessa istanza a un giudice se viene rigettata?
No, non è possibile a meno che non si introducano elementi nuovi (un novum) che non erano stati precedentemente considerati. Come chiarito dalla Corte, riproporre la stessa identica istanza porta a una dichiarazione di inammissibilità.

Cosa significa il principio del ‘ne bis in idem processuale’?
Significa che una questione procedurale, una volta decisa da un giudice con un provvedimento definitivo, non può essere riproposta. Questo principio garantisce la stabilità delle decisioni e previene l’abuso degli strumenti processuali, assumendo una funzione di garanzia generale nell’ordinamento.

Cosa succede se un ricorso viene dichiarato inammissibile per reiterazione?
Come stabilito dalla Corte in questo caso, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle Ammende, ai sensi dell’art. 616 del codice di procedura penale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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