LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ne bis in idem: no a nuove istanze senza nuovi fatti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza del Tribunale che aveva concesso la continuazione tra reati. La decisione viola il principio del ne bis in idem perché la stessa istanza era già stata rigettata in via definitiva, senza che fossero stati presentati nuovi elementi a supporto della nuova richiesta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Ne bis in idem: la Cassazione annulla la decisione che riesamina un’istanza già rigettata

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31159/2024, ha riaffermato con forza un principio cardine del nostro ordinamento: il ne bis in idem. Questo principio, che vieta di essere giudicati due volte per lo stesso fatto, non si applica solo al processo di cognizione, ma estende la sua efficacia anche alla fase esecutiva. La pronuncia in esame offre un chiaro esempio di come una decisione del giudice dell’esecuzione, una volta divenuta definitiva, crei una barriera invalicabile, a meno che non emergano elementi completamente nuovi. Analizziamo insieme la vicenda e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Foggia, in funzione di giudice dell’esecuzione. Il Tribunale aveva accolto la richiesta di un condannato, riconoscendo l’istituto della continuazione tra i reati oggetto di tre distinte sentenze di condanna, tutte per ricettazione. Di conseguenza, aveva rideterminato la pena complessiva in due anni e undici mesi di reclusione, oltre a una multa.

Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso per cassazione. Il motivo del ricorso era tanto semplice quanto fondamentale: la richiesta di continuazione accolta dal Tribunale era una mera riproposizione di un’istanza identica, già esaminata e rigettata dallo stesso giudice dell’esecuzione con un provvedimento precedente, divenuto definitivo quasi due anni prima. Secondo il Procuratore, il Tribunale avrebbe dovuto dichiarare la nuova istanza inammissibile per la preclusione derivante dal giudicato.

La Preclusione Processuale e il ne bis in idem

Il cuore della decisione della Cassazione risiede nell’applicazione del principio del ne bis in idem alla fase esecutiva. La Corte chiarisce che una volta che un provvedimento del giudice dell’esecuzione diventa irrevocabile, esso preclude una nuova pronuncia sulla medesima richiesta (petitum). Questo non significa che la questione non possa mai più essere sollevata, ma che può esserlo solo a determinate, rigide condizioni.

L’Assenza di Novum come Elemento Decisivo

La possibilità di ripresentare un’istanza già rigettata è subordinata alla presentazione di un novum, ovvero di nuovi elementi di fatto o nuove questioni giuridiche. Questi elementi devono essere o sopravvenuti alla decisione precedente o preesistenti ma non considerati in quella sede. Nel caso di specie, l’istanza accolta dal Tribunale era identica alla precedente, sia nei contenuti che negli elementi di fatto a suo fondamento. Non era stato allegato alcun novum che potesse giustificare un riesame della questione.

La Decisione della Cassazione e le sue Motivazioni

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso del Procuratore pienamente fondato. Ha ribadito che il principio della preclusione processuale, derivante dal divieto di ne bis in idem, è un principio generale dell’ordinamento che opera con forza anche in sede esecutiva. Esso impone al giudice di dichiarare inammissibile una richiesta che costituisca una mera riproposizione di un’altra già rigettata e basata sui medesimi elementi.

Le Motivazioni

Le motivazioni della Corte sono cristalline. Il giudice dell’esecuzione, di fronte alla seconda istanza, avrebbe dovuto rilevarne l’inammissibilità. Accogliendola, ha di fatto violato il giudicato formatosi sulla precedente ordinanza di rigetto. La situazione fattuale era esattamente quella descritta dal Pubblico Ministero ricorrente: le sentenze oggetto della nuova istanza erano le stesse della precedente, e nessun nuovo elemento era stato introdotto. Pertanto, il Tribunale non avrebbe potuto rimettere in discussione l’inesistenza del medesimo disegno criminoso, già accertata in via definitiva.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio l’ordinanza impugnata. Questa sentenza rafforza il principio della certezza del diritto e della stabilità delle decisioni giudiziarie. Impedisce che le questioni già definite possano essere riproposte indefinitamente, magari nella speranza di trovare un giudice più favorevole. La decisione sottolinea l’onere per la parte di presentare, sin dalla prima istanza, tutti gli elementi a supporto delle proprie richieste, poiché una volta formatosi un giudicato, la possibilità di riaprire la questione diventa eccezionale e strettamente legata alla sussistenza di reali novità fattuali o giuridiche.

È possibile presentare una seconda volta un’istanza già rigettata dal giudice dell’esecuzione?
No, non è possibile se l’istanza è una mera riproposizione della precedente. Può essere presentata nuovamente solo se si prospettano nuove questioni giuridiche o nuovi elementi di fatto, sopravvenuti o preesistenti ma non considerati nella decisione anteriore.

Cosa significa il principio del ne bis in idem nella fase di esecuzione della pena?
Significa che un provvedimento del giudice dell’esecuzione, una volta divenuto irrevocabile, preclude una nuova pronuncia sulla stessa identica richiesta. Questo crea una preclusione processuale per garantire la stabilità e la certezza delle decisioni giudiziarie.

Qual è stato l’errore commesso dal Tribunale nel caso esaminato dalla sentenza?
L’errore del Tribunale è stato quello di accogliere un’istanza di applicazione della continuazione tra reati senza rilevare che una richiesta identica, basata sugli stessi fatti, era già stata esaminata e respinta con un’ordinanza precedente divenuta definitiva, violando così il principio del ne bis in idem.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati