LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Ne bis in idem: DASPO convalidato due volte, annullato

La Corte di Cassazione ha annullato una seconda ordinanza di convalida di un D.A.SPO emessa dallo stesso G.i.p. a poche ore di distanza dalla prima. La decisione si fonda sulla violazione del principio del ne bis in idem, secondo cui un giudice, una volta esercitato il proprio potere decisionale su una questione, non può pronunciarsi nuovamente sulla medesima.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Annullamento per ne bis in idem: il caso del DASPO convalidato due volte

Il principio del ne bis in idem rappresenta un pilastro della giustizia, garantendo che nessuno possa essere giudicato due volte per lo stesso fatto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo principio in un caso singolare, annullando un’ordinanza di convalida di un D.A.SPO perché era la ‘copia’ di un’altra emessa solo un’ora prima dallo stesso giudice. Questa decisione evidenzia l’importanza della certezza del diritto e dei limiti del potere giurisdizionale.

I Fatti del Caso: Una Duplicazione Procedurale

La vicenda ha origine da un provvedimento del Questore di Milano, che applicava a un soggetto un D.A.SPO (divieto di accesso a manifestazioni sportive) per la durata di otto anni, con l’obbligo aggiuntivo di presentarsi presso gli uffici di Polizia per quattro anni.

La questione è divenuta complessa quando il Giudice per le indagini preliminari (G.i.p.) del Tribunale di Milano, chiamato a convalidare la misura, ha emesso due distinti provvedimenti nella stessa giornata, a distanza di circa un’ora l’uno dall’altro:

1. Una prima ordinanza di convalida alle ore 13:30.
2. Una seconda ordinanza di convalida, per il medesimo D.A.SPO, alle ore 14:05.

L’interessato, tramite il suo difensore, ha impugnato la seconda ordinanza, sostenendo che essa fosse illegittima proprio perché ‘doppia’.

La Violazione del Principio del ne bis in idem

Il motivo centrale del ricorso si fondava sulla violazione del principio del ne bis in idem. La difesa ha sostenuto che, una volta emessa la prima ordinanza alle 13:30, il G.i.p. aveva ‘consumato’ il proprio potere decisionale su quella specifica questione. Di conseguenza, non avrebbe potuto pronunciarsi nuovamente sullo stesso provvedimento del Questore.

Emettere una seconda ordinanza, anche se identica nella sostanza, costituiva un’azione illegittima, poiché il giudice aveva già adempiuto al suo compito. Il Procuratore Generale presso la Corte di Cassazione ha condiviso pienamente questa tesi, chiedendo l’annullamento della seconda ordinanza.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. I giudici supremi hanno definito la violazione del principio del ne bis in idem come un rilievo ‘assorbente’, ovvero così decisivo da rendere superflua l’analisi degli altri motivi di ricorso.

La Corte ha stabilito che:

1. Consumazione del potere giurisdizionale: Con la prima ordinanza delle 13:30, il G.i.p. aveva esaurito il proprio potere di convalidare l’obbligo di presentazione alla polizia. Qualsiasi atto successivo sulla medesima questione era, pertanto, illegittimo.
2. Irrilevanza della tempistica: Il fatto che la seconda ordinanza fosse stata emessa ‘subito dopo la scadenza del termine a disposizione della difesa per esercitare il proprio diritto’ non cambiava la sostanza. Il potere del giudice era già stato esercitato e non poteva essere ‘resuscitato’.
3. Effetti della decisione: La Corte ha annullato ‘senza rinvio’ la seconda ordinanza (quella delle 14:05), dichiarando cessata l’efficacia dell’obbligo di presentazione alla polizia ad essa collegato. È stato precisato, tuttavia, che tale annullamento non aveva alcun effetto sulla prima ordinanza delle 13:30, che era oggetto di un’autonoma e separata impugnazione.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio cardine del nostro ordinamento: un atto giurisdizionale, una volta emesso, esaurisce la funzione del giudice su quella specifica domanda. Non è possibile tornare indietro o ‘raddoppiare’ le decisioni. Questa pronuncia è un importante monito sulla correttezza procedurale e sulla certezza del diritto. Garantisce che i cittadini non siano soggetti a una pluralità di provvedimenti sullo stesso fatto, assicurando che l’azione della giustizia sia unica, chiara e definitiva, almeno per quel grado di giudizio.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la seconda ordinanza?
La Corte ha annullato la seconda ordinanza perché violava il principio del ne bis in idem. Il giudice, avendo già emesso una prima ordinanza di convalida alle 13:30, aveva esaurito il suo potere decisionale sulla questione e non poteva legittimamente pronunciarsi una seconda volta sullo stesso provvedimento.

Cosa significa ‘consumazione del potere’ del giudice?
Significa che una volta che un giudice emette una decisione su una specifica questione, il suo potere giurisdizionale su quel punto si esaurisce. Non può quindi modificare, ritrattare o emettere un nuovo provvedimento sulla medesima istanza, poiché la sua funzione è stata già compiuta.

L’annullamento della seconda ordinanza ha annullato anche il D.A.SPO?
No. La sentenza chiarisce che l’annullamento riguarda esclusivamente la seconda ordinanza (emessa alle 14:05). La prima ordinanza di convalida (emessa alle 13:30) non è stata toccata da questa decisione, anche se era oggetto di un’impugnazione separata. Tuttavia, la Corte ha dichiarato cessata l’efficacia dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria che era stato confermato dall’ordinanza annullata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati