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Ne bis in idem: annullata la seconda sentenza identica

Un Giudice dell’esecuzione aveva rideterminato una pena già modificata da un’altra corte, violando il principio del ne bis in idem. La Cassazione ha annullato la seconda decisione, affermando che non si può giudicare due volte la stessa questione, anche se il risultato è identico, per salvaguardare la razionalità del sistema giudiziario.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Il Principio del Ne Bis in Idem: Perché non si può essere giudicati due volte

Il sistema giudiziario si fonda su principi cardine che ne garantiscono l’ordine, la coerenza e la certezza del diritto. Tra questi, uno dei più antichi e fondamentali è il principio del ne bis in idem, ovvero il divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza la sua applicabilità anche nella fase esecutiva della pena, annullando un’ordinanza che aveva ricalcolato una sanzione già oggetto di una precedente decisione.

I Fatti del Caso: Una Pena Ricalcolata Due Volte

La vicenda ha origine da un’istanza presentata da un condannato per ottenere la rideterminazione della sua pena detentiva. La richiesta era basata su una sentenza della Corte Costituzionale (la n. 40 del 2019) che aveva dichiarato l’illegittimità di una norma del Testo Unico sugli stupefacenti, riducendo la pena minima edittale da otto a sei anni.

In un primo momento, la Corte d’Appello di Lecce, con un’ordinanza del 2019, aveva accolto la richiesta e rideterminato la pena. Successivamente, però, il Tribunale di Taranto, agendo come Giudice dell’esecuzione, si pronunciava nuovamente sulla medesima istanza presentata dal condannato, emettendo una nuova ordinanza che, di fatto, ricalcolava la stessa pena già modificata dalla Corte d’Appello.

Contro questa seconda decisione, il Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Taranto ha proposto ricorso per cassazione, denunciando proprio la violazione del principio del ne bis in idem.

La violazione del principio ne bis in idem nella fase esecutiva

L’argomento centrale del ricorso era semplice e diretto: il Giudice dell’esecuzione di Taranto non avrebbe dovuto pronunciarsi, perché sulla stessa identica questione (la rideterminazione della pena per effetto della sentenza della Corte Costituzionale) si era già espressa in via definitiva la Corte d’Appello di Lecce. Si era quindi verificata una duplicazione di procedimenti e di decisioni sulla medesima regiudicanda (oggetto del giudicato).

È interessante notare che il Sostituto Procuratore Generale presso la Cassazione aveva chiesto di dichiarare inammissibile il ricorso, sostenendo una carenza di interesse da parte del PM. Secondo questa tesi, poiché la seconda ordinanza aveva fissato la pena nella stessa misura della prima, l’accusa non avrebbe ottenuto alcun vantaggio pratico dall’annullamento. La Cassazione, tuttavia, ha rigettato questa interpretazione.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto il ricorso del Procuratore pienamente fondato. I giudici hanno chiarito che il principio del ne bis in idem permea l’intero ordinamento giuridico e non è limitato al solo processo di cognizione, ma si estende pacificamente anche al procedimento di esecuzione.

La Corte ha stabilito che l’interesse del Pubblico Ministero non è solo quello di ottenere una pena più severa, ma anche quello di tutelare la legalità e la razionalità del sistema giudiziario. Permettere che si svolgano più procedimenti sulla stessa domanda e che vengano emessi provvedimenti indipendenti l’uno dall’altro creerebbe una duplicità di decisioni inaccettabile. L’interesse pubblico, quindi, è quello di evitare provvedimenti emessi contra legem, in violazione di un principio fondamentale come il divieto di un secondo giudizio.

La Corte ha sottolineato che, anche se la decisione impugnata fosse stata identica a quella precedente, l’esistenza stessa di un secondo provvedimento sulla medesima questione costituisce una violazione che deve essere sanata.

Le conclusioni: l’importanza dell’ordine giudiziario

Con questa sentenza, la Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per la stabilità e la coerenza del sistema legale. La decisione finale è stata l’annullamento senza rinvio dell’ordinanza del Tribunale di Taranto. Questo significa che il secondo provvedimento è stato cancellato dall’ordinamento giuridico, lasciando valido ed efficace solo il primo, emesso dalla Corte d’Appello di Lecce.

La lezione pratica che se ne trae è chiara: una volta che un giudice si è pronunciato in via definitiva su una questione, nessun altro giudice può essere chiamato a decidere nuovamente sullo stesso punto. Questo non solo tutela l’imputato da un’ingiusta duplicazione di procedimenti, ma garantisce anche l’ordine, l’efficienza e la funzionalità dell’intero apparato giudiziario, evitando il caos di decisioni multiple e potenzialmente confliggenti.

Cos’è il principio del ne bis in idem e si applica anche nella fase di esecuzione della pena?
Sì, il principio del ne bis in idem, che vieta di essere giudicati due volte per lo stesso fatto, è un principio fondamentale che permea l’intero ordinamento e, come confermato da questa sentenza, si applica pienamente anche al procedimento di esecuzione penale.

Perché la Procura ha fatto ricorso se la seconda decisione sulla pena era identica alla prima?
La Procura ha fatto ricorso non per ottenere una pena diversa, ma per tutelare la legalità e la razionalità del sistema. L’interesse era quello di evitare la duplicazione di procedimenti e di decisioni sulla stessa identica questione, che costituisce una violazione di un principio fondamentale indipendentemente dal risultato.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione e perché?
La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la seconda ordinanza. Ha stabilito che il Giudice dell’esecuzione aveva violato il principio del ne bis in idem pronunciandosi su una questione già decisa da un’altra corte, e questa violazione doveva essere sanata per garantire la coerenza e l’ordine del sistema giudiziario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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