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Motivi nuovi in Cassazione: l’inammissibilità del ricorso

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile un ricorso perché basato su motivi nuovi. L’imputato aveva sollevato per la prima volta in Cassazione la questione della continuazione con una sentenza non discussa in Appello. La Corte ha ribadito che non è possibile presentare questioni non devolute al giudice del gravame, confermando la condanna e aggiungendo le spese processuali e un’ammenda.

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Pubblicato il 24 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi Nuovi in Cassazione: Quando il Ricorso Diventa Inammissibile

L’ordinanza in esame della Corte di Cassazione offre un’importante lezione sul processo penale, in particolare riguardo ai limiti dell’impugnazione in sede di legittimità. La questione centrale riguarda l’impossibilità di presentare motivi nuovi in Cassazione, ovvero doglianze non sollevate nel precedente grado di giudizio. Analizziamo come questo principio abbia portato alla dichiarazione di inammissibilità del ricorso e alla condanna del ricorrente al pagamento delle spese.

Il Fatto Processuale

La vicenda ha origine da una sentenza della Corte di Appello che confermava una pronuncia di primo grado. L’imputato era stato condannato per violazione della normativa sugli stupefacenti (art. 73, comma 5, D.P.R. 309/90), con una pena calcolata in aumento per la continuazione con un’altra sentenza divenuta irrevocabile nel 2021.

Contro questa decisione, l’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione. Il punto cruciale del ricorso era la richiesta di riconoscimento della continuazione ‘esterna’ con un’ulteriore sentenza, diversa da quella considerata in appello e divenuta irrevocabile nell’ottobre 2022.

La decisione della Corte di Cassazione e i motivi nuovi

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile senza entrare nel merito della richiesta. La ragione è puramente processuale: la questione della continuazione con la sentenza del 2022 non era mai stata sollevata davanti alla Corte di Appello. Di conseguenza, si trattava di motivi nuovi in Cassazione.

Questo rappresenta una violazione del principio devolutivo, secondo cui il giudice d’appello può decidere solo sui punti della sentenza di primo grado che sono stati specificamente contestati dalle parti. Se una questione non viene sottoposta al giudice del gravame, non può essere introdotta per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione.

L’inammissibilità del ricorso e il principio consolidato

I giudici di legittimità hanno osservato che l’istanza di riconoscimento della continuazione con la specifica sentenza indicata nel ricorso costituiva un motivo nuovo, non dedotto con il precedente appello. Perciò, tale questione non era sottoponibile al vaglio del giudizio di legittimità.

La Corte ha richiamato un principio giuridico consolidato e più volte affermato: non sono deducibili con il ricorso per cassazione questioni che non abbiano costituito oggetto di motivi di gravame. Lo scopo di questa regola è evitare che la Cassazione debba annullare un provvedimento per un difetto di motivazione su un punto che, intenzionalmente o meno, è stato sottratto alla cognizione del giudice di appello. In pratica, non si può ‘saltare’ un grado di giudizio.

Le conseguenze per il ricorrente

L’inammissibilità del ricorso ha comportato due conseguenze negative per l’imputato:

1. La condanna al pagamento delle spese processuali.
2. La condanna al versamento di una somma di euro 3.000,00 in favore della Cassa delle ammende, non essendo state ravvisate ragioni di esonero.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte sono state nette e basate su un orientamento giurisprudenziale pacifico. Il Collegio ha spiegato che ammettere motivi nuovi in cassazione creerebbe un paradosso: si rischierebbe di annullare una sentenza per un ‘difetto di motivazione’ su una questione che il giudice precedente non ha mai avuto la possibilità di esaminare, proprio perché non gli è stata presentata. Questo minerebbe la logica e la struttura del sistema delle impugnazioni, che prevede una gradualità nella presentazione delle censure. La decisione, pertanto, non è una valutazione nel merito della richiesta dell’imputato, ma una presa d’atto della sua irritualità processuale.

Le conclusioni

Questa ordinanza ribadisce un principio fondamentale della procedura penale: il ricorso per cassazione non è una terza istanza di merito, ma un giudizio sulla corretta applicazione della legge da parte dei giudici dei gradi precedenti. Le parti hanno l’onere di presentare tutte le loro doglianze in sede di appello. Omettere di farlo preclude la possibilità di sollevare le stesse questioni per la prima volta davanti alla Suprema Corte. La sanzione per questa violazione procedurale è drastica: l’inammissibilità del ricorso, con le relative conseguenze economiche. È un monito per gli operatori del diritto sull’importanza di strutturare in modo completo e tempestivo i motivi di gravame.

Perché il ricorso presentato alla Corte di Cassazione è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché proponeva un motivo nuovo, cioè una questione (la richiesta di continuazione con una specifica sentenza) che non era stata sollevata nel precedente giudizio di appello.

Qual è il principio affermato dalla Corte riguardo ai motivi nuovi in cassazione?
La Corte ha ribadito il principio consolidato secondo cui non è possibile presentare in Cassazione questioni che non siano state oggetto dei motivi di gravame nel giudizio d’appello. Questo per evitare che venga annullata una decisione per un difetto di motivazione su un punto che non è mai stato sottoposto all’esame del giudice precedente.

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di 3.000,00 euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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