Motivi Nuovi in Cassazione: Quando il Ricorso è Inammissibile
L’impugnazione di una sentenza penale è un percorso scandito da regole precise, la cui violazione può portare a conseguenze definitive, come l’inammissibilità del ricorso. Un principio fondamentale è l’impossibilità di presentare motivi nuovi in Cassazione, ovvero doglianze non sollevate nel precedente grado di giudizio. Un’ordinanza della Corte di Cassazione chiarisce perfettamente questo concetto, offrendo uno spunto di riflessione sulle strategie difensive e sui limiti del giudizio di legittimità.
Il Caso in Esame
Un imputato, condannato dalla Corte d’Appello di Palermo, decideva di presentare ricorso per Cassazione. Tuttavia, l’unica censura mossa riguardava la determinazione del trattamento punitivo, ossia la misura della pena che gli era stata inflitta. Il problema, come rilevato dalla Suprema Corte, era che questo specifico punto non era mai stato oggetto dei motivi di appello. In sostanza, la difesa aveva introdotto un argomento di discussione per la prima volta nel giudizio di legittimità.
La Questione Giuridica: L’inammissibilità dei motivi nuovi in Cassazione
Il cuore della questione risiede nella funzione stessa dei diversi gradi di giudizio. I processi di merito (primo grado e appello) servono ad accertare i fatti e a valutare le prove. La Corte di Cassazione, invece, svolge un giudizio di legittimità: non riesamina i fatti, ma verifica la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata.
Per questo motivo, l’oggetto del giudizio in Cassazione è ‘delimitato’ dai motivi presentati in appello. Se un punto non è stato contestato davanti alla Corte d’Appello, si presume che la parte lo abbia accettato. Introdurre motivi nuovi in Cassazione significherebbe chiedere alla Suprema Corte di pronunciarsi su questioni che il giudice del merito non ha mai avuto modo di esaminare, alterando la logica del sistema processuale.
Le Motivazioni della Decisione
La Corte di Cassazione, con motivazione sintetica ma ineccepibile, ha dichiarato il ricorso inammissibile. I giudici hanno sottolineato che l’unica censura proposta, relativa alla misura della pena, non risultava tra quelle ‘devolute’ alla Corte d’Appello. Questo significa che l’atto di appello non conteneva motivi specifici su quel punto. Di conseguenza, la questione non poteva essere proposta per la prima volta in sede di legittimità.
La Suprema Corte ha quindi applicato l’articolo 616 del Codice di Procedura Penale, che disciplina le conseguenze dell’inammissibilità del ricorso. Oltre alla condanna al pagamento delle spese processuali, il ricorrente è stato condannato a versare una somma di tremila euro alla Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria prevista per scoraggiare ricorsi palesemente infondati o, come in questo caso, irrituali.
Conclusioni
Questa ordinanza ribadisce un principio cardine della procedura penale: la strategia difensiva deve essere completa e articolata sin dal primo grado di impugnazione. Non è possibile ‘riservarsi’ degli argomenti per il giudizio di Cassazione. Ogni doglianza contro la sentenza di primo grado deve essere chiaramente esposta nell’atto di appello, altrimenti si perde il diritto di farla valere successivamente. La decisione sottolinea il rigore formale richiesto nel processo penale e serve da monito sull’importanza di redigere atti di impugnazione completi e tecnicamente corretti, per evitare una pronuncia di inammissibilità che preclude ogni ulteriore esame nel merito.
Posso presentare un motivo di ricorso per la prima volta davanti alla Corte di Cassazione?
No, l’ordinanza stabilisce chiaramente che un motivo di ricorso non può essere proposto per la prima volta in Cassazione se non è stato precedentemente sollevato davanti alla Corte d’Appello.
Cosa significa che un motivo non è stato ‘devoluto’ alla Corte d’Appello?
Significa che la questione specifica (in questo caso, la misura della pena) non è stata inclusa tra le ragioni di contestazione presentate nell’atto di appello. Di conseguenza, la Corte d’Appello non ha giudicato su quel punto, che non può quindi essere trasferito all’esame della Cassazione.
Quali sono le conseguenze di un ricorso dichiarato inammissibile?
Secondo quanto deciso e in base all’art. 616 c.p.p., la parte che ha presentato il ricorso inammissibile viene condannata al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro in favore della Cassa delle ammende, che in questo caso è stata fissata in tremila euro.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 47398 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 47398 Anno 2024
Presidente: COGNOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 31/10/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME nato a PALERMO il 02/08/2001
avverso la sentenza del 20/02/2024 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere COGNOME
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe; esaminati gli atti e il provvedimento impugnato;
ritenuto che il ricorso è inammissibile perché l’unica censura prospettata, afferente al determinazione del trattamento punitivo non risulta tra quelle devolutt alla Corte del meri atteso che l’appello non conteneva motivi inerenti alla misura della pena irrogata, sì che non pu essere proposta per la prima volta in questa sede;
rilevato che all’inamnnissibilità del ricorso conseguono le pronunce di cui a’ll’art. 616 proc. pen.
P.Q.M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di Euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso in data 31 ottobre 2024.