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Motivi di impugnazione: la Cassazione e la specificità

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 4120/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro un provvedimento del Tribunale di Sorveglianza. La decisione si fonda sulla palese mancanza di specificità dei motivi di impugnazione, i quali non hanno adeguatamente contestato le valutazioni del giudice di merito riguardo il pericolo di recidiva e di fuga del soggetto.

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Pubblicato il 28 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi di impugnazione: perché la specificità è cruciale per la Cassazione

Quando si presenta un ricorso in Cassazione, non è sufficiente esprimere un generico dissenso verso una decisione. È fondamentale che i motivi di impugnazione siano specifici, dettagliati e pertinenti. Un’ordinanza recente della Corte di Cassazione, la n. 4120 del 2024, ribadisce questo principio con estrema chiarezza, dichiarando inammissibile un ricorso proprio per la sua genericità. Analizziamo insieme questo caso per comprendere le implicazioni pratiche di questo requisito procedurale.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un individuo contro un’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Torino. Questo provvedimento, presumibilmente, imponeva o manteneva una misura restrittiva basandosi sulla valutazione della pericolosità sociale del soggetto, in particolare sul rischio di recidiva e sul pericolo di fuga. Il condannato, attraverso il suo difensore, ha deciso di contestare tale decisione davanti alla Corte di Cassazione, il massimo organo della giurisdizione italiana.

Tuttavia, il ricorso non è entrato nel merito delle argomentazioni del Tribunale di Sorveglianza. Si è limitato, a quanto pare, a una critica generica, senza confrontarsi direttamente con gli elementi specifici posti a fondamento della decisione impugnata.

L’importanza della specificità nei motivi di impugnazione

La Corte Suprema ha sottolineato che il ricorso era affetto da un vizio insanabile: la mancanza di specificità dei motivi di impugnazione. Questo requisito non è un mero formalismo, ma una condizione essenziale per consentire alla Corte di Cassazione di svolgere la sua funzione di giudice di legittimità. Il ricorso deve instaurare un dialogo critico con la motivazione del provvedimento impugnato, evidenziando in modo preciso dove e perché il giudice di merito avrebbe sbagliato nell’applicare la legge.

Nel caso specifico, la difesa non ha adempiuto a questo onere. Come evidenziato dalla Corte, il ricorso non ha preso posizione su due punti cruciali della motivazione del Tribunale di Sorveglianza:
1. Il pericolo di recidiva: L’ordinanza impugnata conteneva un’ampia descrizione dei reati commessi dal condannato, della sua indole violenta e del suo stile di vita basato su illeciti ed espedienti. Il ricorso non ha contestato puntualmente questi elementi.
2. Il pericolo di fuga: Il Tribunale aveva basato la sua valutazione sull’inaffidabilità del soggetto, derivante da un lungo periodo trascorso all’estero per sottrarsi all’esecuzione di un ordine di carcerazione. Anche questo punto non è stato specificamente affrontato dall’impugnazione.

le motivazioni

La Corte di Cassazione, richiamando precedenti giurisprudenziali consolidati (tra cui le sentenze Galtelli e Delle Cave), ha concluso che un ricorso così formulato non può essere esaminato nel merito. La genericità delle doglianze equivale a una mancata impugnazione, poiché non consente alla Corte di comprendere quali siano le specifiche violazioni di legge denunciate. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

Oltre alla declaratoria di inammissibilità, la Corte ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali. Inoltre, come previsto in questi casi, ha disposto il versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, una sanzione pecuniaria che colpisce chi attiva inutilmente il complesso meccanismo della giustizia di ultima istanza.

le conclusioni

Questa ordinanza è un monito importante per tutti gli operatori del diritto. La preparazione di un ricorso per cassazione richiede un’analisi meticolosa e una critica puntuale del provvedimento impugnato. Non basta affermare che la decisione sia sbagliata; è necessario dimostrarlo, punto per punto, confrontandosi con ogni passaggio logico della motivazione del giudice. In assenza di questa specificità, il ricorso è destinato all’inammissibilità, con conseguente spreco di tempo, risorse e l’aggiunta di una sanzione economica per l’assistito. La chiarezza e la precisione nei motivi di impugnazione non sono opzioni, ma il fondamento stesso del diritto a un giudizio di legittimità.

Per quale motivo principale il ricorso è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile a causa della mancanza di specificità dei motivi di impugnazione, in quanto non contestavano in modo puntuale le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato.

Quali erano i punti specifici dell’ordinanza precedente che il ricorso non ha affrontato?
Il ricorso non ha preso posizione sull’ampia descrizione dei reati commessi, sull’indole violenta del condannato (in relazione al pericolo di recidiva) e sul suo lungo periodo all’estero per sottrarsi alla carcerazione (in relazione al pericolo di fuga).

Quali sono state le conseguenze economiche per il ricorrente a seguito della dichiarazione di inammissibilità?
Il ricorrente è stato condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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