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Motivi di appello: genericità e motivi nuovi

La Corte di Cassazione chiarisce che l’inammissibilità di un’impugnazione dovuta alla genericità dei motivi di appello non può essere sanata dalla successiva presentazione di motivi nuovi. Il vizio originario rende l’atto nullo fin dall’inizio, e i motivi aggiuntivi possono solo integrare un’impugnazione già valida, non crearne una. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile con condanna alle spese.

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Pubblicato il 23 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivi di appello: la specificità è un requisito non sanabile

Nell’ambito del diritto processuale penale, la fase dell’impugnazione rappresenta un momento cruciale per la difesa. Tuttavia, la sua efficacia è subordinata al rispetto di requisiti formali stringenti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale: la genericità dei motivi di appello determina un’inammissibilità insanabile, che non può essere ‘curata’ dalla successiva presentazione di motivi nuovi. Approfondiamo questa importante decisione.

I fatti del caso

Un imputato, condannato in primo grado per il reato previsto dall’art. 291-bis, comma 2, del D.P.R. 43/1973, presentava appello. La Corte d’Appello di Palermo, tuttavia, dichiarava l’impugnazione inammissibile a causa della genericità e aspecificità dei motivi presentati. L’imputato, non rassegnandosi alla decisione, proponeva ricorso per Cassazione, sostenendo che la Corte territoriale avesse errato nel non considerare i ‘motivi aggiunti’ successivamente depositati, i quali, a suo dire, illustravano in modo approfondito le argomentazioni solo accennate nel primo atto.

La questione giuridica: validità dei motivi di appello

Il nodo centrale della questione riguarda l’interpretazione degli articoli 581, lettera c), e 585, comma 4, del codice di procedura penale. Il primo articolo impone che l’atto di impugnazione contenga, a pena di inammissibilità, l’enunciazione specifica dei motivi, con l’indicazione delle ragioni di diritto e degli elementi di fatto che sorreggono ogni richiesta. Nel caso di specie, l’atto d’appello si era limitato a richiedere la concessione delle circostanze attenuanti generiche senza fornire alcuna argomentazione a supporto del petitum.

L’appellante sperava che la memoria successiva, contenente i cosiddetti ‘motivi nuovi’, potesse sanare questa originaria carenza. La Corte di Cassazione è stata quindi chiamata a decidere se un’impugnazione, nata invalida per genericità, potesse essere ‘salvata’ ex post.

La decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibile anche il ricorso presentato dall’imputato, confermando la decisione della Corte d’Appello e condannando il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le motivazioni

I giudici di legittimità hanno ribadito un orientamento consolidato, richiamando una precedente sentenza (Sez. 6 n. 47414 del 30/10/2008). Il principio è chiaro: l’indicazione di motivi di appello generici, in violazione dell’art. 581 c.p.p., costituisce di per sé un motivo di inammissibilità del gravame. Questo vizio è originario e insanabile.

La facoltà di presentare motivi nuovi, prevista dall’art. 585, comma 4, c.p.p., non serve a rimediare a un’impugnazione geneticamente invalida. I motivi nuovi possono soltanto integrare e specificare dei motivi già validamente proposti nell’atto principale, ma non possono sostituirsi ad essi o sanare un’inammissibilità già conclamata. In altre parole, se l’atto di appello è ‘vuoto’ o non rispetta i requisiti minimi di specificità, non c’è nulla da integrare o specificare; l’atto è nullo fin dall’inizio e tale rimane.

Le conclusioni

Questa ordinanza è un monito fondamentale per la pratica legale. La redazione dell’atto di impugnazione non ammette superficialità. I motivi di appello devono essere formulati con la massima precisione e specificità fin dal primo momento, indicando chiaramente le ragioni di fatto e di diritto che si pongono a fondamento della richiesta di riforma della sentenza. Confidare nella possibilità di ‘correggere il tiro’ con una memoria successiva è un errore strategico che può costare caro, portando a una declaratoria di inammissibilità che preclude l’esame nel merito e comporta ulteriori conseguenze economiche per l’assistito.

È possibile presentare un atto di appello limitandosi a chiedere l’applicazione di circostanze attenuanti generiche senza specificare altro?
No, la semplice richiesta non è sufficiente. Secondo la Corte, è necessario formulare specifiche indicazioni sulle ragioni di diritto e sugli elementi di fatto che supportano tale richiesta, altrimenti i motivi di appello sono considerati generici e l’atto è inammissibile.

Se i miei motivi di appello iniziali sono troppo generici, posso ‘correggerli’ presentando dei motivi nuovi più dettagliati?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che la genericità dei motivi è un vizio originario che causa l’inammissibilità dell’appello. Questo vizio non può essere sanato dalla successiva presentazione di motivi nuovi, i quali possono solo integrare motivi già validamente esposti.

Cosa comporta la dichiarazione di inammissibilità di un ricorso in Cassazione?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di denaro, stabilita dal giudice, a favore della Cassa delle ammende.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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