Motivi d’Appello: L’Errore Procedurale che Costa Caro
Nel processo penale, la precisione è tutto. Ogni fase, ogni atto, deve essere redatto con la massima attenzione, poiché un errore può precludere definitivamente la possibilità di far valere le proprie ragioni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ce lo ricorda, sottolineando un principio fondamentale: i motivi d’appello presentati in secondo grado definiscono i confini invalicabili della discussione processuale anche per i gradi successivi. L’introduzione di nuove censure davanti alla Suprema Corte, non sollevate in precedenza, porta a una sola conseguenza: l’inammissibilità del ricorso.
Il Caso in Analisi
Il caso trae origine dal ricorso presentato da un imputato avverso una sentenza della Corte d’Appello di Palermo. Nel suo ricorso per Cassazione, il difensore lamentava, in modo peraltro generico, che i giudici d’appello avessero omesso di valutare la sussistenza di una causa di non punibilità, come previsto dall’articolo 129 del codice di procedura penale.
Tuttavia, un’analisi più attenta degli atti processuali ha rivelato un dettaglio cruciale: nell’atto di appello originario, l’imputato si era limitato a contestare esclusivamente il trattamento sanzionatorio, ovvero la quantificazione della pena. Non vi era alcuna menzione della presunta causa di non punibilità.
I Motivi d’Appello e il Principio Devolutivo
Il cuore della questione risiede nel cosiddetto ‘effetto devolutivo’ dell’appello. Questo principio stabilisce che il giudice di grado superiore può esaminare e decidere solo sulle questioni specifiche che sono state sollevate nei motivi d’appello. In altre parole, l’ambito della sua cognizione è limitato ai punti della sentenza di primo grado che sono stati esplicitamente contestati dalla parte appellante.
Se l’imputato, nel suo atto d’appello, contesta unicamente la severità della pena, la Corte d’Appello non può e non deve pronunciarsi su altri aspetti della vicenda, come la colpevolezza o l’esistenza di cause di non punibilità. Di conseguenza, è precluso alla stessa parte introdurre tali argomenti, per la prima volta, in sede di ricorso per Cassazione.
Le Motivazioni della Suprema Corte
La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, ha ribadito con fermezza questo principio procedurale. I giudici hanno rilevato che il tentativo del ricorrente di introdurre una nuova doglianza era inammissibile. Essendo stati i motivi d’appello originari circoscritti al solo trattamento sanzionatorio, qualsiasi altra questione era ormai preclusa. Il ricorso è stato quindi definito generico e non meritevole di un esame nel merito.
La conseguenza di tale declaratoria non è stata solo la conferma della condanna, ma anche la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma di tremila euro in favore della Cassa delle ammende, come sanzione per aver adito la Corte con un ricorso palesemente infondato.
Le Conclusioni: Implicazioni per la Difesa
Questa decisione serve da monito per tutti gli operatori del diritto. La stesura dei motivi d’appello è un momento strategico di fondamentale importanza. È necessario analizzare la sentenza di primo grado in ogni suo aspetto e articolare fin da subito tutte le possibili censure, sia di merito che di diritto. Omettere un motivo significa, nella maggior parte dei casi, rinunciarvi per sempre. La superficialità o la strategia di ‘riservarsi’ argomenti per la Cassazione si scontra con le rigide regole procedurali, portando a una declaratoria di inammissibilità e a ulteriori conseguenze economiche per l’assistito.
È possibile presentare alla Corte di Cassazione motivi di ricorso non sollevati nell’atto di appello?
No, la sentenza stabilisce che è precluso sollevare in Cassazione censure che non erano state dedotte nei motivi dell’atto di appello, il quale delimita l’ambito del giudizio di secondo grado.
Cosa accade se l’appello originale riguarda solo la pena e in Cassazione si introduce una questione di non punibilità?
Il ricorso viene dichiarato inammissibile. La Corte di Cassazione ha chiarito che se l’atto di appello si concentrava unicamente sul trattamento sanzionatorio, non è possibile successivamente ampliare il tema del contendere a questioni diverse, come una causa di non punibilità.
Quali sono le conseguenze economiche di un ricorso dichiarato inammissibile dalla Cassazione?
In caso di inammissibilità, il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in denaro (in questo caso, tremila euro) in favore della Cassa delle ammende.
Testo del provvedimento
Ordinanza di Cassazione Penale Sez. 7 Num. 23991 Anno 2024
Penale Ord. Sez. 7 Num. 23991 Anno 2024
Presidente: COGNOME NOME
Relatore: COGNOME NOME COGNOME
Data Udienza: 12/04/2024
ORDINANZA
sul ricorso proposto da:
COGNOME NOME NOME a MESSINA il DATA_NASCITA
avverso la sentenza del 20/06/2023 della CORTE APPELLO di PALERMO
dato avviso alle parti;
udita la relazione svolta dal Consigliere NOME COGNOME;
OSSERVA
letto il ricorso proposto nell’interesse di NOME COGNOME avverso la sentenza in epigrafe;
esaminati gli atti e il provvedimento impugNOME;
considerato che il ricorrente ha censurato – peraltro del tutto genericamente – l’omessa valutazione da parte della Corte di appello della sussistenza di una causa di non punibilità ai sensi dell’art. 129 cod. proc. pen. ma ciò gli è precluso, atteso che con l’atto di appello aveva dedotto solo motivi relativi al trattamento sanzioNOMErio;
rilevato, pertanto, che il ricorso deve essere dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
P. Q. M.
Dichiara inammissibile il ricorso e condanna il ricorrente al pagamento delle spese processuali e della somma di euro tremila in favore della Cassa delle ammende.
Così deciso il 12/4/2024