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Motivazione provvedimento cautelare: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro un’ordinanza che confermava una misura cautelare per truffa aggravata. Il ricorso, incentrato sulla presunta illogicità della motivazione provvedimento cautelare riguardo all’identificazione dell’indagato, è stato ritenuto aspecifico. L’appellante, infatti, ha omesso di contestare un elemento probatorio chiave: la presenza della sua auto sul luogo del delitto. La Corte ha ribadito che il suo sindacato è limitato alla verifica della coerenza logica e giuridica della decisione, senza poter riesaminare i fatti.

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Pubblicato il 20 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Provvedimento Cautelare: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 21124/2024) offre un importante chiarimento sui limiti del sindacato di legittimità in materia di misure cautelari personali. La Corte ha dichiarato inammissibile un ricorso che contestava la motivazione provvedimento cautelare, sottolineando un principio fondamentale: il ricorso non può ignorare gli elementi centrali del ragionamento del giudice di merito. Analizziamo la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

I Fatti del Caso: La Misura Cautelare e il Riesame

Il caso ha origine da un’ordinanza del Giudice per le indagini preliminari che applicava la massima misura cautelare a un individuo per i reati di associazione a delinquere e truffa aggravata ai danni di una persona vulnerabile. L’indagato presentava istanza di riesame al Tribunale della Libertà, il quale accoglieva parzialmente le sue richieste. In particolare, il Tribunale annullava il provvedimento per l’ipotesi associativa, ritenendo insussistenti i gravi indizi, ma confermava la misura per il reato di truffa aggravata.

Il Ricorso in Cassazione e la Contestata Motivazione Provvedimento Cautelare

Contro la decisione del Tribunale del Riesame, la difesa proponeva ricorso per cassazione, lamentando una manifesta illogicità della motivazione. Il punto centrale della doglianza riguardava la valutazione degli indizi a carico dell’indagato. Secondo il ricorrente, il giudice si era limitato a un mero giudizio di ‘compatibilità’ tra la sua persona e il soggetto ripreso dalle telecamere di sorveglianza, un elemento considerato insufficiente per fondare un grave quadro indiziario.

L’Elemento Decisivo Ignorato dal Ricorrente

Il ricorso, tuttavia, ometteva di confrontarsi con un tassello fondamentale della ricostruzione operata dal Tribunale. L’ordinanza impugnata, infatti, aveva valorizzato un dato oggettivo e incontestato: la presenza, sul luogo e all’ora del delitto, di un’automobile in uso all’indagato. Era proprio l’identificazione di questo veicolo vicino all’abitazione della vittima ad aver costituito l’anello di congiunzione tra l’indagato e le immagini registrate dalle telecamere, fornendo così un solido fondamento al quadro indiziario.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, bollandolo come ‘manifestamente infondato ed aspecifico’. I giudici hanno ribadito che il sindacato di legittimità sulla motivazione provvedimento cautelare è circoscritto a due verifiche: l’esposizione delle ragioni giuridicamente significative che hanno determinato la decisione e l’assenza di illogicità evidenti. La Corte non ha il potere di revisionare gli elementi materiali e fattuali della vicenda, né di compiere una diversa valutazione del peso degli indizi, compito che spetta esclusivamente al giudice di merito.

Il ricorso è stato ritenuto ‘aspecifico’ proprio perché non si è confrontato con l’argomento centrale della decisione impugnata. Ignorando l’elemento decisivo dell’automobile, la difesa ha costruito un’argomentazione astratta, che non ‘attaccava’ il nucleo del ragionamento del Tribunale. Tale omissione, consapevole o meno, rende il motivo di ricorso generico e, di conseguenza, inammissibile ai sensi del codice di procedura penale.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rafforza un principio cardine del processo penale: un’impugnazione, per essere ammissibile, deve essere specifica e pertinente. Non è sufficiente denunciare un vizio di motivazione in termini generali, ma è necessario un confronto critico e puntuale con tutte le argomentazioni della decisione che si contesta. Omettere di considerare un elemento probatorio chiave, su cui si fonda la decisione del giudice, equivale a presentare un ricorso astratto e non idoneo a superare il vaglio di ammissibilità della Corte di Cassazione. Questa pronuncia serve da monito sulla necessità di redigere atti di impugnazione completi e mirati, che affrontino in modo esaustivo l’intera struttura motivazionale del provvedimento contestato.

In quali casi la Corte di Cassazione può rivedere la motivazione di un provvedimento cautelare?
La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione viola specifiche norme di legge o è affetta da ‘manifesta illogicità’, ovvero è palesemente contraddittoria o incoerente. Non può riesaminare nel merito i fatti o valutare diversamente il peso degli indizi.

Perché il ricorso è stato dichiarato inammissibile in questo caso specifico?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile per ‘aspecificità’. La difesa ha criticato l’identificazione basata sulle immagini di videosorveglianza ma ha completamente ignorato un elemento cruciale evidenziato dal Tribunale: la presenza dell’auto dell’indagato sul luogo del reato, che era il collegamento fondamentale tra l’indagato e le immagini stesse.

Quali sono le conseguenze per chi presenta un ricorso inammissibile?
La dichiarazione di inammissibilità comporta la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria in favore della cassa delle ammende, il cui importo viene fissato dal giudice.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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