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Motivazione per relationem: legittima per la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato, sottoposto a custodia cautelare in carcere per una serie di furti di veicoli. La Corte ha stabilito la legittimità della motivazione per relationem utilizzata dal giudice competente per rinnovare la misura, richiamando l’ordinanza del precedente giudice dichiaratosi incompetente. È stato ritenuto che il giudice avesse comunque compiuto una valutazione autonoma, confermando la sussistenza sia dei gravi indizi di colpevolezza sia delle esigenze cautelari, in particolare il concreto pericolo di reiterazione del reato.

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Pubblicato il 16 dicembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione per Relationem: La Cassazione Conferma la sua Validità nelle Misure Cautelari

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33710/2024, è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale della procedura penale: la legittimità della motivazione per relationem nell’adozione di misure cautelari. La decisione chiarisce in quali condizioni un giudice può rinnovare un provvedimento restrittivo facendo riferimento a una precedente ordinanza emessa da un collega dichiaratosi incompetente. Questo principio è fondamentale per bilanciare l’efficienza della giustizia con il diritto di difesa dell’indagato.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un individuo accusato di una serie di furti di veicoli, per i quali il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) di un primo Tribunale aveva emesso un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Successivamente, lo stesso GIP si dichiarava incompetente per territorio, trasmettendo gli atti a un altro Tribunale.

Il GIP del nuovo foro, investito del caso, emetteva una nuova ordinanza cautelare, rinnovando la misura detentiva. Tuttavia, per motivare la sua decisione, si richiamava in gran parte all’ordinanza del primo giudice. Contro questo provvedimento, l’indagato ha proposto ricorso, lamentando la violazione del suo diritto a una valutazione autonoma e indipendente da parte del giudice competente.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’indagato ha basato il ricorso per Cassazione su due argomenti principali:

1. Assenza di autonoma valutazione: Secondo il ricorrente, il GIP competente si sarebbe limitato a ‘copiare’ l’ordinanza del giudice incompetente, senza condurre un’analisi critica e indipendente dei gravi indizi di colpevolezza. Ciò costituirebbe un vizio di nullità, poiché la legge impone al giudice di valutare personalmente gli elementi a carico dell’indagato.
2. Mancata valutazione della posizione individuale: La difesa ha inoltre contestato la valutazione sulle esigenze cautelari. Si sosteneva che la decisione di applicare la misura più grave, la custodia in carcere, non fosse supportata da elementi concreti che dimostrassero l’inadeguatezza degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico.

La legittimità della motivazione per relationem

La Corte di Cassazione ha respinto il primo motivo di ricorso, affermando la piena legittimità della motivazione per relationem nel caso specifico. I giudici hanno chiarito che, quando un provvedimento cautelare viene rinnovato a seguito di una dichiarazione di incompetenza, il giudice competente può fare rinvio alle valutazioni del collega precedente. Ciò è ammissibile a determinate condizioni:

* L’atto richiamato deve essere un altro provvedimento giudiziario, non una mera richiesta del pubblico ministero.
* Il giudice deve dimostrare di aver preso cognizione del contenuto dell’atto richiamato e di averlo ritenuto coerente con la propria decisione.
* Non devono essere cambiate le contestazioni o gli elementi di fatto.

La Corte ha sottolineato che, in questo contesto, la rapidità con cui il provvedimento deve essere emesso (entro 20 giorni) giustifica tale prassi, purché sia garantito il controllo sull’iter logico-giuridico della decisione. Nel caso di specie, il GIP competente aveva dato atto della congruità del nuovo provvedimento rispetto alle esigenze giustificative, consentendo così un controllo effettivo da parte della difesa.

La valutazione delle esigenze cautelari e il pericolo di reato

Anche il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto infondato. La Cassazione ha confermato che la decisione di applicare la custodia in carcere era stata correttamente motivata. I giudici di merito avevano individuato un concreto e attuale pericolo di reiterazione dei reati basandosi su una serie di elementi:

* La professionalità dimostrata nella commissione dei furti.
* La pervicacia nel continuare a delinquere nonostante la consapevolezza di essere sotto indagine (gli indagati avevano trovato un localizzatore GPS sul loro veicolo).
* L’assenza di una stabile attività lavorativa lecita.
* I numerosi e specifici precedenti penali.

Il Tribunale del Riesame aveva ulteriormente rafforzato questa motivazione, evidenziando come i reati fossero inseriti in un programma criminale pianificato, sintomo di una spiccata caratura criminale. Di fronte a un quadro del genere, è stato ritenuto che l’indagato non offrisse garanzie di autocontrollo, rendendo inadeguati gli arresti domiciliari, anche con braccialetto elettronico, poiché quest’ultimo non impedisce la violazione della misura.

Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio consolidato, bilanciando esigenze di celerità processuale e garanzie difensive. La motivazione per relationem è uno strumento valido, ma non una scorciatoia. Il giudice deve sempre dimostrare di aver esercitato il proprio potere di valutazione in modo autonomo e consapevole, anche quando si richiama a un atto precedente. La decisione sottolinea inoltre come la valutazione del pericolo di reiterazione del reato debba fondarsi su elementi concreti e specifici, quali la personalità dell’indagato, le modalità del fatto e i suoi precedenti, per giustificare la misura cautelare più afflittiva.

È valida l’ordinanza cautelare di un giudice che si limita a richiamare quella emessa da un giudice dichiaratosi incompetente?
Sì, è valida a condizione che il giudice competente dimostri di aver preso cognizione delle ragioni del provvedimento richiamato, di averle meditate e ritenute coerenti con la propria decisione. La motivazione per relationem è consentita quando il riferimento è a un altro atto giudiziario e non sono mutate le contestazioni.

Quali elementi giustificano la custodia in carcere anziché misure meno severe come gli arresti domiciliari?
La custodia in carcere è giustificata quando esiste un concreto e attuale pericolo di reiterazione dei reati, desunto da elementi specifici come la professionalità nel commettere i delitti, la pervicacia, l’assenza di un lavoro stabile e un significativo curriculum criminale. Se questi fattori indicano una totale assenza di capacità di autodeterminazione del soggetto, anche il braccialetto elettronico può essere ritenuto insufficiente a contenere tale pericolo.

Cosa deve fare il giudice per motivare correttamente per relationem?
Il giudice deve fare riferimento a un atto legittimo del procedimento, dimostrare di averne compreso e condiviso il contenuto sostanziale e assicurarsi che l’atto di riferimento sia noto o conoscibile all’interessato. In caso di rinnovazione di misura cautelare per incompetenza, deve dare atto della congruità del nuovo provvedimento rispetto alle esigenze giustificative attuali.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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