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Motivazione apparente: sentenza annullata e rinvio

Un imputato, condannato in primo grado per il reato di cui all’art. 391-ter c.p., ha impugnato la sentenza direttamente in Cassazione lamentando una motivazione apparente. La Suprema Corte ha accolto il ricorso, stabilendo che la motivazione del giudice di primo grado era meramente assertiva e priva di analisi. La sentenza è stata annullata, ma il caso è stato rinviato alla Corte d’Appello e non al Tribunale, poiché il giudice di secondo grado ha il potere di integrare la motivazione mancante.

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Pubblicato il 29 ottobre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Motivazione Apparente: Quando il Giudice non Spiega Davvero il Perché della Condanna

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio fondamentale del nostro ordinamento: ogni condanna deve essere supportata da un ragionamento chiaro e comprensibile. Non basta affermare la colpevolezza; il giudice deve spiegare il percorso logico che lo ha portato a quella conclusione. Il caso in esame riguarda una condanna per il reato di cui all’art. 391-ter c.p., annullata proprio per una motivazione apparente, un vizio che rende la sentenza nulla.

I Fatti del Processo

Un individuo veniva condannato dal Tribunale di Napoli. Ritenendo la sentenza ingiusta, non tanto nel merito quanto nel modo in cui era stata scritta, decideva di impugnarla direttamente davanti alla Corte di Cassazione con un ricorso definito ‘per saltum’, saltando cioè il giudizio d’appello.

Il motivo della doglianza era uno e molto specifico: la totale mancanza di motivazione. Secondo la difesa, il giudice di primo grado si era limitato a riassumere lo svolgimento del processo per poi concludere, in modo sbrigativo, che la colpevolezza emergeva ‘dallo stato degli atti’ e ‘dal fascicolo del Pubblico Ministero’, senza però indicare quali fossero questi elementi decisivi e senza analizzarli minimamente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, definendo la motivazione della sentenza di primo grado come ‘del tutto apparente’. I giudici hanno sottolineato come una semplice affermazione di colpevolezza, basata su un generico rinvio agli atti del fascicolo, non costituisca una motivazione valida. Questo tipo di argomentazione si risolve in una mera clausola di stile che non permette di comprendere l’iter logico seguito dal giudice.

La conseguenza è stata l’annullamento della sentenza impugnata. Tuttavia, la Corte ha specificato un punto procedurale di grande importanza: il caso non doveva tornare al giudice di primo grado. La causa è stata invece rinviata alla Corte di Appello competente per un nuovo giudizio.

Le Motivazioni della Sentenza

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra i diversi tipi di nullità di una sentenza. La Corte di Cassazione ha chiarito che la mancanza assoluta di motivazione, o la sua natura meramente apparente, non rientra tra i casi per cui il Codice di Procedura Penale (art. 604) prevede la ‘regressione’ del processo al primo grado.

Al contrario, la Corte d’Appello possiede pieni poteri di cognizione e valutazione del fatto. Questo significa che il giudice di secondo grado può, e deve, redigere integralmente la motivazione mancante, analizzando nel dettaglio le prove e le argomentazioni. Questa soluzione, secondo la giurisprudenza consolidata, non lede il diritto dell’imputato a un doppio grado di giudizio, perché il giudizio d’appello svolge pienamente la sua funzione di riesame completo della vicenda.

In pratica, la Cassazione ha ritenuto che inviare il caso alla Corte d’Appello fosse il rimedio corretto per sanare il vizio della motivazione apparente senza appesantire inutilmente l’iter giudiziario con un ritorno al primo grado.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa sentenza ribadisce l’obbligo per ogni giudice di rendere conto delle proprie decisioni attraverso una motivazione effettiva, logica e comprensibile. Non sono ammesse scorciatoie o formule generiche. Per gli avvocati e gli imputati, ciò rappresenta una garanzia fondamentale del giusto processo.

Inoltre, la decisione chiarisce che il rimedio a una sentenza con motivazione apparente non è la regressione al primo grado, ma un nuovo e completo esame da parte della Corte d’Appello. Questo principio mira a garantire l’efficienza del sistema giudiziario, assicurando al contempo che nessuna condanna possa reggersi su fondamenta logiche inesistenti o inespresse.

Cosa si intende per ‘motivazione apparente’ di una sentenza?
Si intende una motivazione che, pur essendo formalmente presente, è così generica, vaga o tautologica da non spiegare il percorso logico-giuridico che ha condotto il giudice alla sua decisione. Di fatto, equivale a una motivazione mancante.

Se la motivazione di una sentenza di primo grado è completamente assente, il processo deve tornare al primo giudice?
No. Secondo questa sentenza, la mancanza assoluta di motivazione non è uno dei casi che impongono la ‘regressione’ del processo al giudice di primo grado. Il caso passa alla Corte d’Appello, che ha il potere di scrivere e integrare la motivazione mancante.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato la sentenza di condanna del Tribunale e ha rinviato il caso alla Corte di Appello di Napoli per la celebrazione del giudizio di secondo grado, durante il quale dovrà essere formulata una motivazione completa ed esaustiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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