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Morte del ricorrente: inammissibile il ricorso cautelare

Un individuo, sottoposto a misura cautelare personale per false informazioni al pubblico ministero, ha presentato ricorso in Cassazione. Durante l’udienza è stato provato il suo decesso. La Corte Suprema ha stabilito che la morte del ricorrente rende il ricorso improcedibile, poiché viene a mancare il soggetto del rapporto processuale. La Corte non può decidere nel merito dell’impugnazione; spetta al giudice del procedimento principale dichiarare l’estinzione del reato.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Morte del ricorrente: cosa accade al ricorso in Cassazione?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 7022 del 2024, affronta una questione procedurale cruciale: quale sorte spetta a un ricorso contro una misura cautelare personale quando, nelle more del giudizio, si verifica la morte del ricorrente? La risposta fornita è netta e si fonda su principi consolidati del nostro ordinamento: il ricorso deve essere dichiarato improcedibile. Analizziamo insieme il caso e le motivazioni di questa importante decisione.

I Fatti del Processo

Il caso trae origine da un’ordinanza con cui il Tribunale di Caltanissetta aveva confermato la misura degli arresti domiciliari nei confronti di un individuo. Le accuse a suo carico erano di false informazioni al pubblico ministero, aggravate, nell’ambito di complesse indagini relative alla cosiddetta “pista eversiva” legata a una grave strage.

Nello specifico, all’indagato, difensore di un altro soggetto coinvolto, si contestava di aver concordato una versione falsa con un testimone per negare la sua presenza e quella del suo assistito in Sicilia in un periodo cruciale. Inoltre, era accusato di aver suggerito alla moglie del suo assistito di omettere informazioni rilevanti agli inquirenti.

Contro l’ordinanza che disponeva la misura cautelare, la difesa aveva proposto ricorso per cassazione, lamentando vizi di motivazione sulla gravità degli indizi e sulla sussistenza delle esigenze cautelari, come il pericolo di inquinamento probatorio e di reiterazione del reato.

L’Evento Decisivo e l’Impatto sul Procedimento

Durante l’udienza pubblica davanti alla Corte di Cassazione, la difesa ha depositato il certificato di morte dell’indagato, evento che ha cambiato radicalmente il corso del giudizio. A fronte di questa circostanza, il Pubblico Ministero ha chiesto che il ricorso fosse dichiarato inammissibile, mentre la difesa ha insistito per l’annullamento dell’ordinanza impugnata.

La Corte si è quindi trovata a dover stabilire l’esito corretto del procedimento incidentale di riesame della misura cautelare a seguito della morte del ricorrente.

Le Motivazioni della Corte sulla morte del ricorrente

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso improcedibile, accogliendo una prospettiva rigorosamente procedurale. Le motivazioni della decisione si basano su un principio fondamentale: la morte del ricorrente (o indagato/imputato) determina l’estinzione del reato e, di conseguenza, fa venir meno uno dei soggetti del rapporto processuale.

Il procedimento cautelare è, per sua natura, accessorio e strumentale rispetto al procedimento principale. Se il procedimento principale è destinato a estinguersi per il decesso del reo, anche il procedimento incidentale perde la sua ragion d’essere. La Corte ha chiarito che qualsiasi pronuncia nel merito dei motivi di ricorso presupporrebbe l’esistenza del soggetto che ha proposto l’impugnazione. Venendo meno tale soggetto, diventa impossibile per la Corte pronunciarsi.

Citando un’importante sentenza delle Sezioni Unite (n. 30 del 2000), i giudici hanno ribadito che la Corte di Cassazione, in questa sede, non ha il potere di dichiarare l’inefficacia della misura cautelare. L’articolo 300 del codice di procedura penale stabilisce che le misure perdono efficacia quando viene disposta l’archiviazione o pronunciata una sentenza di non luogo a procedere o di proscioglimento. La morte del reo è una causa che porta a tali esiti, ma l’accertamento di tale causa estintiva e la relativa declaratoria spettano esclusivamente al giudice del procedimento principale, non alla Corte di Cassazione che giudica in via incidentale sulla misura.

Conclusioni: Le Implicazioni Pratiche della Decisione

La sentenza in esame riafferma un principio chiaro e di grande rilevanza pratica. Quando un indagato o imputato muore mentre è pendente un ricorso per cassazione avverso una misura cautelare personale, la Corte deve dichiarare il ricorso improcedibile. Non può né accoglierlo né rigettarlo nel merito.

Questa decisione delinea nettamente i confini delle competenze giurisdizionali: spetta al giudice che procede nel merito (Giudice per le indagini preliminari o Tribunale, a seconda della fase) prendere atto del decesso, dichiarare l’estinzione del reato e, di conseguenza, determinare la cessazione di efficacia di ogni misura cautelare. La funzione della Cassazione in questo contesto si arresta alla presa d’atto dell’evento che rende impossibile la prosecuzione del giudizio di impugnazione.

Cosa succede a un ricorso in Cassazione contro una misura cautelare se l’indagato muore?
Il ricorso viene dichiarato improcedibile. La Corte Suprema non può esaminare i motivi dell’impugnazione perché la morte dell’indagato fa venir meno il soggetto stesso del rapporto processuale.

La Corte di Cassazione può annullare la misura cautelare dopo la morte del ricorrente?
No. Secondo la sentenza, la Corte non può dichiarare l’inefficacia della misura. Questo compito spetta al giudice del procedimento principale (GIP o Tribunale), che, accertata la morte, emette un provvedimento di archiviazione o proscioglimento, atto che fa perdere automaticamente efficacia alla misura cautelare.

Perché il ricorso viene dichiarato improcedibile e non semplicemente annullato o rigettato?
Viene dichiarato improcedibile perché l’evento della morte impedisce la prosecuzione stessa del giudizio. Una decisione di annullamento o rigetto implicherebbe una valutazione nel merito, che è preclusa dal momento che non esiste più il soggetto che ha presentato il ricorso e su cui la misura incideva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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