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Misure Cautelari: La Valutazione del Giudice

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso contro gli arresti domiciliari per furto aggravato. La sentenza conferma che per le misure cautelari, il giudice può valutare nuovi elementi, come la personalità dell’indagato e il rischio di recidiva, se è garantito il contraddittorio, ritenendo giustificata la misura applicata.

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Pubblicato il 15 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Cautelari: Quando il Rischio di Recidiva Giustifica gli Arresti Domiciliari

L’applicazione delle misure cautelari rappresenta uno dei momenti più delicati del procedimento penale, poiché incide sulla libertà personale di un individuo non ancora condannato in via definitiva. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 19212/2024) offre importanti chiarimenti sui criteri che guidano il giudice nella valutazione del pericolo di reiterazione del reato e sulla legittimità dell’utilizzo di nuovi elementi probatori nel giudizio di appello cautelare.

I Fatti del Caso: Dall’Appello del PM agli Arresti Domiciliari

Il caso ha origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame di Salerno, che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, ha disposto gli arresti domiciliari per una donna indagata per furto aggravato. Inizialmente, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva rigettato la richiesta di custodia, ma il Tribunale ha ribaltato la decisione, ritenendo sussistenti le esigenze cautelari.

La difesa dell’indagata ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando una violazione di legge e un difetto di motivazione. Secondo la ricorrente, il Tribunale avrebbe fondato la sua decisione su elementi nuovi, prodotti dal PM solo in fase di appello, senza garantire un pieno diritto di difesa. Inoltre, contestava che il pericolo di recidiva fosse stato desunto in modo insufficiente da un singolo precedente remoto, dalla vicinanza a un complice con numerosi precedenti e dall’assenza di un’attività lavorativa.

Le Censure della Difesa e le Misure Cautelari

La difesa ha sostenuto che la valutazione sulla personalità dell’indagata fosse viziata, poiché basata su un’annotazione di servizio della polizia giudiziaria successiva alla prima ordinanza del GIP. Si argomentava che tale documento, introdotto tardivamente, avesse leso il contraddittorio.

Inoltre, la difesa riteneva che una misura meno afflittiva, come l’obbligo di dimora, sarebbe stata sufficiente a contenere il presunto pericolo di recidiva. Infine, si contestava al Tribunale di non aver considerato la possibilità che, all’esito del processo, l’indagata potesse beneficiare della sospensione condizionale della pena, un fattore che avrebbe dovuto sconsigliare l’applicazione di una misura così grave come gli arresti domiciliari.

La Valutazione della Cassazione sulle Misure Cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la correttezza dell’operato del Tribunale del Riesame. La sentenza ribadisce principi fondamentali in materia di misure cautelari.

Il Principio del Contraddittorio e i Nuovi Elementi di Prova

Contrariamente a quanto sostenuto dalla difesa, la Corte ha chiarito che nel giudizio di appello cautelare è ammissibile l’acquisizione di nuovi elementi probatori, anche successivi al provvedimento impugnato. La condizione essenziale è che sia sempre assicurato il contraddittorio, dando alla difesa la possibilità di conoscere gli atti e di presentare le proprie controdeduzioni. Nel caso di specie, la difesa aveva ricevuto la nuova documentazione e aveva depositato una memoria difensiva, esercitando così pienamente il proprio diritto.

La Personalità dell’Indagato e il Pericolo Concreto di Recidiva

La Cassazione ha sottolineato che la decisione del Tribunale non si basava unicamente sulla nuova annotazione di servizio. Il convincimento del giudice si fondava su una serie di elementi convergenti che, valutati nel loro complesso, delineavano un quadro di concreto pericolo di reiterazione del reato. Tra questi elementi figuravano:

* Un precedente penale per reati in materia di stupefacenti.
* L’assenza documentata di un’attività lavorativa lecita.
* La frequentazione di contesti criminali, condivisi con il coindagato, descritto come un soggetto con numerosi precedenti e dedito a condotte illecite per sostentamento.
* Un ruolo attivo e non marginale nella pianificazione ed esecuzione del furto, essenziale per la riuscita del piano criminoso.

Il Tribunale, con motivazione logica e coerente, ha concluso che l’indagata fosse inserita in un contesto criminale e avesse dimostrato una spiccata propensione a delinquere.

le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sul principio consolidato per cui il giudizio di legittimità non può trasformarsi in una nuova valutazione del merito. Il compito della Cassazione è verificare la logicità e la coerenza della motivazione del provvedimento impugnato, non sostituire la propria valutazione a quella del giudice del riesame. In questo caso, il percorso argomentativo del Tribunale è stato ritenuto immune da vizi, poiché ha collegato in modo compiuto i fatti concreti, la personalità dell’indagata e la prognosi di pericolosità futura.

La Corte ha inoltre specificato che la scelta degli arresti domiciliari è stata giustificata dall’inadeguatezza di misure meno restrittive a fronteggiare il concreto rischio di recidiva. Infine, è stato ribadito che la prognosi sulla futura concessione della sospensione condizionale della pena non preclude l’applicazione di una misura cautelare, qualora questa sia ritenuta l’unica idonea a salvaguardare le esigenze cautelari.

le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui la valutazione del pericolo di recidiva ai fini dell’applicazione delle misure cautelari deve essere un’analisi globale e approfondita. Non si tratta di prevedere specifiche occasioni di ricaduta nel delitto, ma di formulare un giudizio prognostico basato sulla personalità del soggetto, sulle modalità della condotta e sul contesto socio-ambientale. Il giudice ha il potere di considerare anche elementi emersi successivamente, a patto di rispettare scrupolosamente il diritto di difesa. Questa decisione riafferma la centralità di una valutazione concreta e individualizzata per bilanciare correttamente le esigenze di sicurezza collettiva con il diritto alla libertà personale dell’indagato.

È possibile utilizzare nuove prove, emerse dopo la prima decisione, per applicare o confermare una misura cautelare?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il giudice dell’appello cautelare può valutare elementi probatori raccolti successivamente alla prima decisione. La condizione fondamentale è che venga sempre garantito il principio del contraddittorio, permettendo alla difesa di conoscere i nuovi atti e di presentare le proprie argomentazioni.

Quali elementi può considerare il giudice per valutare il pericolo di reiterazione del reato?
Il giudice deve compiere una valutazione prognostica complessiva che può fondarsi non solo su precedenti penali, ma anche su comportamenti e atti concreti. La valutazione deve considerare le modalità realizzative della condotta, la personalità del soggetto e il suo contesto socio-ambientale, come l’assenza di lavoro lecito e la frequentazione di persone con numerosi precedenti.

La possibilità di ottenere una sospensione condizionale della pena impedisce l’applicazione degli arresti domiciliari?
No, la prognosi sulla possibile applicazione della sospensione condizionale della pena all’esito del processo non impedisce di per sé l’adozione di una misura cautelare come gli arresti domiciliari. Se le altre misure meno afflittive sono ritenute inadeguate a fronteggiare il concreto pericolo di recidiva, il giudice può comunque disporre la misura più grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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