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Misure alternative: non basta l’assenza di negatività

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un condannato contro il rigetto della sua istanza di misure alternative (affidamento in prova e semilibertà). La Corte ha ribadito che per la concessione di tali benefici non è sufficiente l’assenza di indicatori negativi, ma è necessaria la presenza di elementi positivi che supportino un giudizio prognostico favorevole, volto a prevenire il pericolo di recidiva. La mancanza di un domicilio idoneo e la sola presenza di un’attività lavorativa non sono stati ritenuti sufficienti a fondare tale giudizio.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure Alternative: Perché l’Assenza di Negatività non Basta

Le misure alternative alla detenzione rappresentano un pilastro fondamentale del sistema penale, mirando al reinserimento sociale del condannato. Tuttavia, la loro concessione non è automatica e segue criteri rigorosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio cruciale: per accedere a benefici come l’affidamento in prova o la semilibertà, non è sufficiente dimostrare l’assenza di elementi negativi, ma è indispensabile la presenza di elementi positivi concreti che fondino un giudizio prognostico favorevole.

I Fatti del Caso

Il caso analizzato riguarda il ricorso presentato da un condannato avverso l’ordinanza del Tribunale di Sorveglianza di Napoli. Quest’ultimo aveva respinto la sua richiesta di essere ammesso alle misure alternative dell’affidamento in prova al servizio sociale e della semilibertà. Il ricorrente ha contestato tale decisione, portando la questione dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo la validità delle proprie argomentazioni per ottenere un modo alternativo di espiare la pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile. Secondo i giudici di legittimità, le motivazioni addotte dal ricorrente erano prive di fondamento giuridico e non evidenziavano alcuna manifesta illogicità o contraddittorietà nella decisione del Tribunale di Sorveglianza. Di conseguenza, la Corte ha confermato il rigetto della richiesta e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Motivazioni: Il Giudizio Prognostico per le Misure Alternative

Il cuore della decisione risiede nella corretta interpretazione dei requisiti per la concessione delle misure alternative. La Corte di Cassazione, richiamando un suo precedente orientamento (Cass. Pen. n. 31420/2015), ha chiarito in modo inequivocabile che:

1. Non basta l’assenza di negatività: Per ammettere un condannato a espiare la pena in una forma alternativa, non è sufficiente la semplice mancanza di indicazioni negative (es. assenza di violazioni precedenti, buona condotta generica).
2. È necessaria la presenza di positività: Occorre, invece, la presenza di elementi positivi concreti. Questi elementi devono consentire al giudice di formulare un giudizio prognostico favorevole, ovvero una previsione ragionevole che il percorso alternativo avrà un buon esito e che il pericolo di recidiva sarà contenuto.

Nel caso specifico, la disponibilità di un’attività lavorativa o risocializzante è stata considerata un “coelemento” di valutazione, importante ma non decisivo di per sé. La Corte ha ritenuto non illogico che il Tribunale di Sorveglianza avesse inserito nel suo ragionamento anche la mancata indicazione di un domicilio idoneo da parte del condannato. La combinazione di questi fattori ha portato a un giudizio prognostico negativo, giustificando così il rigetto dell’istanza.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per chiunque intenda richiedere l’accesso a misure alternative. La decisione sottolinea che la richiesta deve essere supportata da un progetto di reinserimento solido e credibile, non basato sull’assenza di colpe recenti, ma sulla presenza di elementi proattivi. Un lavoro stabile, un domicilio certo, una rete di supporto sociale e un piano di vita chiaro sono tutti fattori che contribuiscono a costruire quel quadro positivo indispensabile per convincere il giudice della bontà del percorso alternativo. In sintesi, la legge non premia la passività, ma la volontà attiva di cambiamento, dimostrata con fatti concreti.

Perché è stata respinta la richiesta di misure alternative?
La richiesta è stata respinta perché, secondo il Tribunale di Sorveglianza e la Corte di Cassazione, mancavano elementi positivi sufficienti a formulare un giudizio prognostico favorevole circa il buon esito della misura e la prevenzione del pericolo di recidiva.

L’assenza di comportamenti negativi è sufficiente per ottenere l’affidamento in prova?
No, l’ordinanza chiarisce che la sola assenza di indicazioni negative non è sufficiente. È indispensabile dimostrare la presenza di elementi positivi che supportino una previsione di successo del percorso di reinserimento.

Avere un lavoro garantisce la concessione delle misure alternative?
No, avere un’attività lavorativa è considerato un importante coelemento di valutazione, ma non è di per sé sufficiente a garantire la concessione della misura. Deve essere inserito in un contesto più ampio di elementi positivi, come ad esempio la disponibilità di un domicilio idoneo, che nel caso di specie mancava.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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