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Misure alternative e custodia cautelare: la decisione

Un condannato, in stato di custodia cautelare per un’altra causa, ha richiesto delle misure alternative alla detenzione. Il Tribunale di Sorveglianza ha dichiarato l’istanza inammissibile. La Corte di Cassazione ha annullato tale decisione, stabilendo che la presenza di una custodia cautelare non impedisce automaticamente la concessione di misure alternative e che il giudice deve sempre esaminare il merito della richiesta in un’udienza.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Misure alternative e custodia cautelare: la Cassazione stabilisce l’obbligo di valutazione nel merito

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 13528 del 2024, affronta una questione procedurale di grande rilevanza: la compatibilità tra lo stato di custodia cautelare per una determinata causa e la richiesta di accesso a misure alternative alla detenzione per un’altra e distinta condanna definitiva. La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la detenzione cautelare non può costituire un ostacolo automatico e insuperabile all’esame di merito della richiesta, annullando la decisione di un Tribunale di sorveglianza che aveva dichiarato l’istanza inammissibile senza un’adeguata valutazione.

I Fatti del Caso: Il diniego del Tribunale di Sorveglianza

Il caso ha origine dal ricorso di un condannato al quale era stato sospeso un ordine di esecuzione per una pena detentiva. L’uomo aveva presentato istanza per ottenere la concessione di una misura alternativa al carcere. Tuttavia, il Presidente del Tribunale di sorveglianza competente dichiarava l’istanza inammissibile de plano, ovvero senza fissare un’udienza per la discussione. La motivazione alla base del rigetto era una sola: il richiedente si trovava già in regime di custodia cautelare in carcere per un altro procedimento penale.
Secondo il giudice della sorveglianza, questa condizione era di per sé preclusiva alla concessione di qualsiasi beneficio alternativo alla detenzione.

Il ricorso in Cassazione: La contestazione del provvedimento

Il difensore del condannato ha impugnato il decreto di inammissibilità davanti alla Corte di Cassazione, denunciando una chiara violazione di legge. La tesi difensiva, basata su consolidati orientamenti della stessa Suprema Corte, sosteneva che la custodia cautelare non potesse essere considerata come una causa astrattamente preclusiva. Al contrario, si argomentava che l’organo giudicante avesse il dovere di effettuare un esame di merito della richiesta, valutando la situazione concreta in un’udienza con la partecipazione delle parti.

Le motivazioni sulle misure alternative della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto pienamente il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno richiamato la loro giurisprudenza consolidata, secondo cui è illegittimo dichiarare l’inammissibilità de plano di una richiesta di misure alternative solo perché il detenuto è sottoposto a custodia cautelare per un’altra causa. La concorrenza del titolo cautelare, infatti, non è di per sé un elemento che impedisce la concessione della misura.
La Corte ha specificato che il Tribunale di sorveglianza ha il dovere di valutare, nel contraddittorio tra le parti, l’incidenza dei fatti oggetto del procedimento ancora pendente sui presupposti per l’applicazione della misura richiesta. In altre parole, il giudice deve verificare se i nuovi fatti per cui è stata disposta la custodia cautelare siano sintomatici di una personalità o di un pericolo di recidiva tali da rendere il condannato inidoneo al beneficio, ma non può esimersi da questa valutazione di merito.

Conclusioni: L’obbligo di valutazione nel merito

La sentenza riafferma un principio di garanzia fondamentale: ogni istanza deve essere valutata nel merito, a meno che non vi siano cause di inammissibilità esplicitamente previste dalla legge. La coesistenza di una misura cautelare non rientra tra queste. La decisione della Cassazione, annullando senza rinvio il decreto e trasmettendo gli atti al Tribunale di sorveglianza di Catania, impone a quest’ultimo di procedere con l’esame della richiesta, assicurando al condannato il diritto a un’udienza e a una valutazione completa della sua posizione. Questo pronunciamento rafforza l’idea che l’accesso alle misure alternative debba basarsi su un’analisi concreta e individualizzata, e non su preclusioni automatiche.

Lo stato di custodia cautelare per un’altra causa impedisce di chiedere misure alternative alla detenzione per una condanna definitiva?
No, secondo la Corte di Cassazione, lo stato di custodia cautelare non è di per sé un ostacolo automatico alla concessione di misure alternative. La richiesta deve essere comunque esaminata.

Come deve comportarsi il Tribunale di Sorveglianza in questi casi?
Il Tribunale di Sorveglianza non può dichiarare l’istanza inammissibile ‘de plano’ (cioè senza udienza), ma deve fissare un’udienza nel contraddittorio tra le parti per valutare nel merito la richiesta e la sua compatibilità con la situazione del condannato.

Cosa significa che il Tribunale deve valutare ‘l’incidenza’ dei fatti del procedimento pendente?
Significa che il giudice, pur non potendo negare a priori la misura, deve considerare i fatti per cui è stata disposta la custodia cautelare per verificare se essi siano compatibili con i presupposti per la concessione della misura alternativa richiesta (es. affidabilità del soggetto, pericolo di recidiva).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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